Terzine di endecasillabi a minore a rima incatenata.


[207.01]
Benigna patria, dai nostri bisnonni
voluta, amata, cresciuta e difesa
tra sacrifici e lotte senza sonni

[207.02]
volendo offrire ai figli mano tesa
verso un futuro pieno di speranze
dove il lavoro più non fosse offesa

[207.03]
di dignità tra le disuguaglianze,
la fame nera, malanni e miseria
costretti in poche grigie e spoglie stanze

[207.04]
alla mercé d’altera cattiveria
d’aristocratici che taccia solo
di nobiltà vantavano e non seria

[207.05]
elevatezza degna di quel ruolo,
propensi a vivere di sfruttamento
di chi ben poco aveva nel paiolo…

[207.06]
Speranze d’un ventur miglioramento,
di libertà nella democrazia,
d’un nuovo umano gran risorgimento!

[207.07]
E quest’Europa, dagherrotipia
d’un’economica autosufficienza
per non restar d’altre genti in balìa

[207.08]
e sostenere la fragile essenza
delle nazioni dal passo insicuro
contro quel rischio di recrudescenza

[207.09]
tra terrorismi dall’effetto scuro,
tra populismi degli incantatori
che non si curano d’alcun futuro

[207.10]
interessati a brillar di bagliori
evanescenti che fanno consenso
spostando a figli e nipoti i dolori,

[207.11]
e il rischio ch’è tutt’ora ancora intenso
di delegare il potere a chi pare
meglio poterci levare l’immenso

[207.12]
peso d’ancòra dover ragionare,
studiare i fatti, cercar di capire
per con coscienza poi deliberare.

[207.13]
Ed ecco quindi pian piano salire
la voglia di lasciar fare a chi sembra
forte perché più forte è il suo ruggire…

[207.14]
Brividi scorrono dentro le membra
mentre la puzza sento di regime
avvicinarsi e pian piano si smembra

[207.15]
l’etica umana che più non sopprime
l’orrore putrido chiamato guerra
ch’ogni progresso civile deprime,

[207.16]
arte, cultura e la vita sotterra
in un conflitto su scala mondiale
ma frammentato così non s’afferra

[207.17]
quanto sia l’O.N.U. sprofondata male
fallita in quello ch’è da sempre scopo
di scongiurar Terza Guerra Mondiale!

[207.18]
Pensando a quanto nel cielo piropo¹
brillin non stelle ma dardi di morte
che della gente cancellano il dopo,

[207.19]
fallita l’O.N.U. vediam che la sorte
che ormai ci attende come esseri umani
è civiltà cui si chiudon le porte

[207.20]
pronti a tornare dall’arte lontani,
senza cultura, ignoranti ogni scienza,
pronti a venir su ogni cosa alle mani

[207.21]
o con le clave mostrar la potenza
sopravviventi parlanti con rutti
senza grammatiche, senza eloquenza…

[207.22]
sempre che esistano, finiti i lutti,
gruppi sparuti di sopravviventi…
che non finiamo d’esistere tutti!

[207.23]
Chi rimanesse, tra dolori e stenti
più non godrebbe dei tanti millenni
d’evoluzione dei ragionamenti

[207.24]
ché le conquiste non sono perenni;
quando al “superfluo” non si può dar cura,
per scordar tutto bastano decenni

[207.25]
immersi in lotte contro una natura
che nei suoi passi per la selezione
lascerà dietro la goffa creatura

[207.26]
che d’una scimmia dà qualche illusione,
sostanzialmente però è scimmia nuda:
nemmeno il pelo come protezione,
nessun ricordo d’Einstein o Neruda².

¹: rosso acceso, tipo fuochi.
²: Einstein sineddoche per scienza in quanto il più famoso tra i fisici, Neruda sineddoche per arte (poesia) prevalentemente perché va bene con la rima.

27-28/12/2023

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Profilo Autore: ioffa  

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