Bussò alla porta mentre un'auto ripartiva, lasciando un rumore sul selciato bagnato dalla pioggia.
Bussò di nuovo, questa volta in modo deciso e me la vidi davanti.
Fu solo un attimo, ma in quell'attimo capii che il tempo non mi aveva cambiato, che ciò che provavo per lei era ancora vivo, era solo sprofondato dentro e pronto a riemergere appena l'avessi rivista.
"Ciao" mi disse con lo sguardo perso ed il volto sfatto, bagnato dalla pioggia.
"Ciao" risposi. Furono le uniche parole che riuscii a pronunciare e rimasi pietrificato accanto alla porta, mentre lei mi guardava ed aspettava che la facessi entrare.
Era bellissima!
Col trucco sciolto dall'acqua, in quell'impermeabile bianco che gocciava pioggia, con le scarpe in mano e con gli occhi di chi ha bisogno di aiuto.
"Vieni, entra, scusami!"
Entrò e si diresse verso il salotto, come un gatto che riconosce la strada e dopo aver bighellonato tutto il giorno rientra nella sua tana.
Ero confuso, emozionato ed agitato come un bambino. Chiusi la porta e la raggiunsi. Ora sedeva sul divano, su quello che era stato il nostro divano, i piedi nudi a terra e il viso tra le mani. M'accostai a lei e al suo profumo così familiare e le accarezzai piano i capelli mentre un brivido mi scivolava addosso e il cuore mi martellava dentro.
"E' finita, è finta davvero e non so dove andare" Continuai ad accarezzarle i capelli. "Ci siamo lasciati" mi disse abbracciandomi forte, mentre singhiozzava.
Con lei non c'erano "no", non c'erano "forse", non c'erano "ma". Con lei ero disarmato, pronto solo ad accoglierla ed ad amarla sempre e comunque.
Si calmò tra le mie braccia e chiacchierammo un po', la vidi nuovamente sorridere e in quei sorrisi, toccai i nostri giorni insieme e le nostre notti. Quanto mi erano mancate quelle notti!
Mangiammo insieme e lei mi raccontò. Sembrava stanca, ferita e cattiva, io l'ascoltavo e la guardavo e in fondo speravo solo che fosse tornata, fosse tornata per sempre.
Poi si abbandonò tra le lenzuola e mi volle vicino, la sua pelle profumava. Era di nuovo qui a un passo da me a lasciar la sua impronta tra i cuscini.
Appoggiò la testa sul mio petto ed io mi sentii completamente sopraffatto dalla nostalgia di lei.
Mi prese il viso tra le mani e le sue labbra sfiorarono le mie, poi mi disse "Con te stavo bene, con te mi sentivo forte, con te mi sentivo amata" e mi guardava e la guardavo "Ma se non mi faccio del male non sono contenta e se io fossi una donna che torna, tornerei da te"
Dormii davvero poco quella notte, volevo solo ricordare e assaporare ogni istante di quel contatto, della sua presenza, di sentirla ancora, di averla ancora, consapevole di una parentesi che si sarebbe chiusa da lì a poco.
Mi svegliò l'odore del caffè e la sua voce che parlava.
Era giorno, di nuovo giorno.
Un nuovo giorno e un nuovo addio.
Era di fronte a me, raggiante, fresca, bella, di nuovo pronta a spiccare il volo.
"Cosa farai?" le dissi appoggiato alla porta della cucina mentre lei sorseggiava il caffè.
"Non lo so, ci penserò" mi rispose con un sorriso.
Dai vetri appannati della finestra, la vidi salire su un tassì mentre il cuore si piegava in due, sentii
che non l'avrei più rivista.
Commenti
sulle scale qualcuno guardò
i suoi strani vestiti....
Bravissimissima!!!
Ciao Elisa