« La sua maglia è biancoceleste; il suo nome è Fausto Coppi »
Eravate a migliaia, quel giorno,
nell’umile borgo di Castellania,
mentre io non pedalavo più,
ma solo, con i miei occhi tristi,
mi abbandonavo all’abbrivio
che forse mi riportava a casa:
lungo il riflesso di un ricordo
che stava sfumando in cielo,
cullato solo da quell’affetto
che già mi aveva scortato,
quand’era ancora sogno,
da Cuneo a Pinerolo.
La mia maglia però
è celeste, oggi come ieri;
e se guardate bene, amici miei,
lo vedrete bene anche voi stessi.
Che sia stato il San Biagio o il Galibier,
che sia stato il Messico o l’Argentina,
Villa Carla o gli sfarzi dei Campi Elisi,
solo una cosa ho realmente voluto,
e solo una ho saputo inseguire
ma tuttavia non superare:
l’amore per la dama,
la mia dama bianca
che pur senza tinta,
mi ha regalo
la luminosità
dell’incandescenza.
«Una invenzione della natura per completare il modestissimo estro meccanico della bicicletta»
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