Il gioco dei discorsi
conobbe l’anima mia
e scrisse il diario
dei tuoi occhi neri
fra dividendi di luna
e rugiada di garofani.
Ed il palcoscenico del cuor
colava sul mio io
come acquerello di poesia
indagato dall’amor del tempo
e tu, come arpa di vento,
abbracciasti i miei silenzi,
rubasti l’abaco delle mie illusioni,
cucisti il bacio delle mie declinazioni.
E capimmo d’esser
pianto dello stesso cielo,
alfabeto d’un preludio di Chopin,
lettera all’universo spento
regalata ad un cuor
colorato da mille tempeste.
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