C'era una volta una sirena
Che sedeva, serena, alla volta del blu
Tra i castelli di arenaria e i troni di scogli
La regina delle coste regnava sui mari
E i gabbiani, volati i venti si posavano ai suoi piedi
Serventi ghirlande rubate alle navi
"Costi quel che costi, da costa a costa,
Voleremo alla nostra diva casta
E divideremo con lei i nostri scarsi pasti
Per te, regina delle coste"
"Ma a che costo?"
Diceva la sirena
"Io, nave, ti chiamo, sperando
Di trovar chi amo, ma quando
Il timone ode il mio canto
Il mio amante al comando
Si schianta fra scogli e costiere
E rimane un eco di costole e teschi
Di cui le fiere faranno banchetto
Sol di amare chiedo
E non soldi o un mare da conquistare
Solo grido al sole, da sola
Che chi ha già chi amare
Non può capire il giacere
Piangente e chiamare morente
Un'anima sognata che mi salvi dagli scogli
Per portarmi tra le vele e le onde cullanti
E sentire un canto diverso dal mio
Io quindi, prostrante, nelle vesti da regina
Mi piego a ogni spirito, Dio e santi
Che sentano i miei pianti incessanti
Ai troni io rinuncio perché se è esser sola
Il fato mio allora, prendete i miei diamanti
E la mia corona, e datemi degli amanti
Io abbandono salsedine e scogli
Al bando dono le sabbie salate
E dei gabbiani celesti i cordogli
Attorno alle carcasse di sirene spiaggiate"
Ma vano il gridar di petto fu
Sfinita la regina dalle lacrime versate
Svuotò la sua vita tra le alghe e i sargassi
Annegando le parole vessate nel blu
Ora i lembi della veste sua
Nel limbo fluttuan tristi
Come flebili meduse trascinate dalle onde
Per estinguere tra i fini sali la sua pena
Questa la fine della bella sirena