ruba al cavallo l'energia,
sprona il tempo di morte
che urla dinanzi e geme.
Diffonde l'inquieto amore
di sangue necrologio oscuro,
brucia nelle orbite di luce
i salmi d'una cattedrale antica.
Cavalier che avanza
disarciona le passioni colorate
che furo baci scarlatti
sulle bocche d'insani amanti
ottennero trofei di sublime addio.
Del suo corpo giacque l'ombra
a raccattar i pezzi d'arme,
protese le mani che uncini
varcarono la soglia del cuore,
disdegnarono la fama di sangue.
Cavalier che avanza
vinse il vento e la paura...
risolse il mistero della vita.
Gessi indelebili
Volti indissolubili
Sulle spalle del cuore
Il vento scorre
Sopra ogni mattone
Sbriciolando l'anima
Della passione
C'è chi ama
Incondizionatamente
Io deludo
Le aspettative della mente
Mentre la morte sussurra
Dolci melodie all'orizzonte.
“è morto”
parola tremante
come la fredda mattina di Gennaio
in cui hai
smesso
d’essere,
come si concepisce
l’assenza
dell’esistenza?
un giorno
forse
ci rivedremo,
senza più
lacrime
imprigionate
nella morsa
degli occhi
senza più
bocca
stretta
in una morsa
figlia del dolore
senza più
il cuore
arido
come
il tuo
vecchio
viso.
Quel fiore rosso
che mi è stato confidente
deponilo al bordo del mio loculo
come ornamentodel pensiero
che mai tu, avevi preso
per vero.
Ricorda la vicenda
che era protesa
nell’espressione del mio dire.
Senza l’ombra della rassegnazione
con la luce della generosità,
la vicinanza delle idee
mi ha da sempre affascinato.
Nient’altro ho lasciato
se non il ricordo del mio scritto
e, del mio parlato.
Quel fiore
che mi è stato confidente
deponilo al bordo del mio loculo
come ornamento del pensiero
che mai tu, avevi preso
per vero.
Ricorda la vicenda
che era protesa
nell’espressione del mio dire.
Senza l’ombra della rassegnazione
con la luce della generosità,
la vicinanza delle idee
mi ha da sempre affascinato.
Nient’altro ho lasciato
se non il ricordo del mio scritto
e, del mio parlato.
Né ho sfiorato
le tue guance
o udito i tuoi respiri.
Alcuni dicono
che mai sei esistito.
E ti dimencai.
Un giorno ti persi
e neanche più so
dove giace il tuo corpo.
Ora ti cerco nel sonno
e sfugge nel mio
il volto tuo.
Hai perso le ali
senza mai volare
respirando
il cielo,
ma io non cesserò
di abbracciare
il vento.
è piacevole amarne il valor
insieme a quell'amico
di cui il mondo è candor.
Insiem' all'amico bevi
birra e vino d'hanno coraggio
correre insieme co i levi's
verso il futuro - un nuovo maggio!
Ed insiem' a cantar l'amore
del bel tempo che fugge fugace
ed arresta in un tratto il core
ed è alla fin della vita che piace
ed è il mistero che divien fiore
si resta così e così si giace.
ridente
solcano il tuo viso
fulgente
Lama, acciaio
crudele e orgogliosa
sprigioni il tuo dominio
mi sottometti
Ed io, debole ed ingenua
cado al tuo pungente volere
sangue nero, denso
ricco della mia anima
scivola dal mio volere
Corpo freddo
occhio vitreo
e pur non più vivendo
sorrido per l'ultima volta
finalmente...mi libero
l'anima si strugge
si va sempre svuotando
e tu con essa
polvere.
Amico,
che con me condividendo
questo destino che gorgoglia:
strozzato il rivo
tra le pietre del pianto.
Piangi pure e scrivi
che di lacrime mute
il mondo è spento:
noia e altro mai nulla...
Ed è la pioggia poca
che germoglia.
La nuvoletta lenta nel cielo
che adombra;
...riarso il cielo illumina
l'umanità ed il suo sepolcro.
«Sono nella terra dei padri
e dormo il sonno delle pietre,
lontano le nuvole coprono le scritte
e un fremito di vento accompagna il silenzio»
Dormo nella sostanza della polvere
nelle paure d’una mostruosa chimera
nella pace e nell’inferno di me stesso
eppure…
Dormo.
Scossa appare la rossa terra
tra spighe secche e sterpi arrugginiti,
nei viali dei passati
nelle vicende dei giorni urlati.
«Cetra di campo
e il serto delle parole
appaiono nelle fessure d’una pergamena.
Otri di buon vino
vegliano i calici dei giusti
e amori raccontati
oltre le falesie
s’affacciano al mare.
Un gazza si nasconde fra le fronde
e il tempo sta
nella quiete della sera,
nel ventre della notte
che aspetta ancora»
Allora suona silenzio,
per me che dormo
nella sordità degli altri,
nelle bizze d’una lucertola
nascosta dentro l’albero…
In ogni cosa che sa di vita
che muore e vive
in istanti uguali
senza mai capire
senza mai chiedere
se a ucciderti è stata mano nemica
o amica.
E dormi tu mia piccola fiaba,
mai scritta
mai cantata,
senza bimbi che giocano
ignari d’essere adulti,
senza rumori d’un metallo nero come la pece.
Sì dormi accanto a quel cane
che nelle rovine dell’umanità
siede a guardia
d’un ultima idiozia regalata.
«Io sono cimitero di me stesso,
violato e insepolto
nella fossa bastarda
che accoglie senza amore
che di Dio non ha alcun timore»