E svanente pare la memoria
nei meandri dei fogli
Perdute fragili vestigia,
l’animo vaga
per luoghi senza luoghi
per immagini senza colori
Quel tempo rubato
vorrebbe parlare
gridare o piangere,
invece si resta muti
nelle maschere di pietra
che racchiudono la vita»
Percorro un viale, forse…
No, non sembra essere un percorso che porta o sul quale poggiare i passi, ho l’impressione di essere trasportato verso contenitori fatti di muri o di stanze.
Mi ritrovo in un luogo di sepoltura, sarà antica realtà? Non comprendo, riesco solo a vedere un sarcofago di pietra e un guardiano che mi ammonisce. Forse legge nei miei pensieri? Della mia curiosa essenza sa bene?
«Non aprire, non puoi osservare il contenuto del sacello, chiunque lo farà non potrà dirlo né descrivere ciò che avrà visto.»
Apro quello che sembra un eterno ricovero, vedo un lenzuolo bianco, posato sul fondo, un involucro soffice che regge una maschera d’oro, stupendamente brillante.
«Non fissarla, non guardarla, non osare sfiorarla, sarai reso in polvere all’istante»
Non resisto, essa mi chiama, allungo le mani all’interno del sacello, provo a sfiorare l’oro, ne seguo i lineamenti, da essi vengo rapito e un’energia incredibile mi scuote, mi fa tremare. Ho paura ma non posso andar via…
Ecco ora sento aprirsi le porte della mente, invoco le forze del regno dei morti e quella maschera s’è trasposta sul mio volto e… vedo ogni cosa che appartiene all’Altro, il mio corpo non esiste e non riesco più a percepirlo, mentre il regno dei morti mi parla e io ora comprendo e so d’appartenere a quel mondo.
La notte trascorre il suo sonno, io non più il mio e cerco il sangue caldo nelle gambe, non le sento più e crespo appare il corpo.
Notte d’altro che tu non sai e io non son altro che flutto di pensiero che conosce e percepisce e della sua appartenenza non ha più dubbi.
Aspetto qualche pulsazione nuova, poi riprendo il terreno moto e un sorso d’acqua.
«Notte, sei mia come niente altro»
Mi ricordo quando mi dicevi
“Mah, forse è meglio andar giù là al fresco, sotto le piante”
E io rispondevo
“Ma no è ancora presto dai”
E tu continuavi
“Non torna mai indietro nessuno, si vede che stanno tutti bene”
Ecco, adesso lo sai se stanno tutti bene.
Magari dimmelo in un sogno, così
potrò dormire tranquillo sapendo
che per te è solo un nuovo inizio.
il volto, il tocco, il sorriso e le parole
di chi è mancato al mio amore?
Potrò mai dimenticare chi nella mia vita ha fatto la sua parte
nell'immenso palcoscenico quotidiano
come piccola comparsa o coprotagonista
e ora è per sempre occultato alla mia vista?
Sarà una questione puramente corporale
questa cosa della morte
o esiste un'anima immortale?
Ognuno a questo una risposta cerca
porgendo fiori al defunto amato
nella grigia pietra ben celato
per non vedere di un corpo cosa resta
dopo la fine dell'ultima festa.
Ha senso la vita se quando sarà finita
non resterà più niente di noi
come sabbia tra le dita
che scivola via lasciando a mani vuote
e di una triste marcia funebre aleggeranno le note?
Nel ricordo dei vivi per un po' si resta
piccola consolazione, ma cosa pretendiamo?
Da milioni di anni per ogni creatura viva
il solito ciclo si ripete
e la morte è di tutti l'immancabile sorte.
a farmi fare pace, con quella lì,
con la dannata strega dei miei sogni,
l’unica fata che delude i bimbi.
L’ho vista avvicinarsi a quel lettino
con l’aria stramba da ubriacona,
le gambe appese ad un non sesso,
con l’idea fissa di rubare vita.
Tenetela lontana
da me che cerco i fiori veri,
da me e da chi un giorno dopo l’altro
la schiena rompe per gridare io vivo.
Buttatela nel pozzo senza fine
e dentro poi versate fuoco e fiele.
Spargete intorno lavanda d’Eden
e a mani giunte dite un Pater.
Tenetela lontana…
cercala, nelle persone conosciute
che hanno sorriso dei suoi sorrisi
trovando serenità nelle sue parole...
Lo vedono ancora,dietro quella famosa curva
a intrattener di feste gli angeli
perché è ancora lì, tra gli oleandri rosa
lungo le strade assolate del suo (a)mare infinito.
fragile l'incedere tuo
come una rosa i cui indifferenti petali
attendono di essere recisi
in questa stagione gelidi quasi vitrei si frantumano le tue esili ali
un candido foglio si tinge di scarlatto e nero di seppia
morte ed amore
Cosi la vita tua si intesse, o povero, o ingenuo, o poeta
o padre.
Nel gelo di questo inverno stingono e raggrumano,
si sospendono come in una eterna teca
le tinte nella morte tua.
delle corse sulla riva,
dei calici tra le dita,
delle risate improvvise,
dei discorsi leggeri
sul gusto della vita
L'estate arretra
al suo cospetto,
il sole tremulo
si vela oltre la nebbia
cedendo il passo alla rugiada
che bagna impertinente
gli orli dei calzoni
Autunno pensieroso
riposa dagli affanni,
è l'assopirsi lento,
è il ponte dei tempi
tra ricordi e desideri.
Gli alberi allargano
le loro braccia al cielo,
accolgono la pioggia,
consegnano alla madre
le loro proprie foglie
cangianti e silenziose

inconsapevoli figli d'un destino crudele. Troppo presto, la morte... l'anima spogliò del suo candore e lesto il dolore assottigliò come puntali di cristallo le lacrime trafiggendone il cuore. Lancinante... "restare", sola a sgranare i sogni racchiusi nei sottili involucri dorati,sentimenti, soffocati dal respiro che ti dava la vita.
in questi giorni che passano
nel chiedermi di quanto amore
mi hai amato e non ho compreso.
Resti un lieve sentire
nelle mie notti insonni,
lì dove l’affanno
rammenda colpe mai raccontate,
lì dove il sonno sfugge al bagliore
d’un lampione che trema
come quelle bandiere poste
sulle aste di lidi vuoti e deserti
che attendono il pullularsi dei corpi
sull’arsa sabbia di Agosto...
Di te, quanto amore ancora resta,
come fiamma d’una candela mai spenta,
in quel chiedermi dove sei, come stai...
Quanto amore resta
in questo strappo inatteso,
che a scatti mi pungola
e mi commuove le parole...
amareggiando un pianto
che non riesco a fermare.
Saprei lasciarti andare
se di questo amore fosse tutto un sogno.
Se di questo avanzare della malinconia
sapessi amarne l’amarezza.
Se dei tuoi vestiti
potessi indossarne e rubarne
il coraggio che portavi avvinghiata all’anima.
Quanto amore ancora resta chiuso
in una valigia rossa mai usata.
Dentro collane mai indossate.
Quanto amore ancora respiro di te...
aprendo la finestra, ed è inverno nel cuore.
Ti Amo!
Fu il tempo a fermarsi davanti al tuo viso
Chissà se pensavi alla tua eterna estate
O se inseguivi i sogni dall'altra parte della strada
Hai lasciato Luglio s metà strada
Ed ora corri la dove l'inverno si dice non c'è
Quanti amici ritrovati
E quanti ne aspetti
I fiori al balcone non li vedrai
Colorati dai giorni di sole
Chissà se c'è inverno la dove sei adesso
O se corri al mare ogni giorno
Chissà come vivi la dove sei adesso
Dove la neve non brucia le viole
Qui tutti si chiedono perché
Se sei un Angelo o rinasci ancora
Chissà se l'autunno arriva da te
Ma forse è eterna l'estate...
Chissà se c'è inverno la dove sei adesso
Luglio ritorna ogni anno
E i fiori colorano casa
Il tuo sorriso che manca al mondo
Ma l'inverno non c'è la dove sei adesso
La mia mano carezzava il vento
Il suo mantello li tra i miei vestiti nuovi
La sua falce appoggiata al muro
Noi abbracciati a far l'amore
Lei così bella come neve al sole
E sorridente il suo sguardo
Mi chiedeva ancora ancora e ancora
Di stringerla a me...
Venne poi la notte sulla città
Lei si vestì in fretta se ne andò
Non l'ho rivista mai
Mai più...
non vedevi il mare,
non le onde, ma gli aquiloni
volare.
Eri lungo il marciapiede, tra le rughe
di una donna sola.
Nella mia lacrima che cola,
ma il cuore non ti sente,
non ti vede.
Eri nelle mani strette
dei due ragazzi volati dal tetto.
Speranza di vivere che
moriva.
Dove sei ora? Un solo pianto non mi desti,
ma il calore della tua vita che svaniva.
Vivi dentro di me.
Sono morta con te.
Doveva passare, almeno un po’.
Ma, lo so, è crudele dirlo,
a vincere è chi sopravvive.
E ora, che non ci sei più,
li guardo tutti e vedo che a respirare sono loro:
non tu.