Terzine di endecasillabi a minore con rima incatenata.


[1]
La notte scorre piena di disagi
con questo cuore chiuso in gattabuia
da cui si vedon infausti presagi

[2]
le nubi nere, l’atmosfera buia
capace di confondere nell’aria
sentor di cacca a quello di gianduia.

[3]
Ritorna il giorno e l’abitudinaria
umanità che blatera confusa
di complottismi e vita giudiziaria,

[4]
di religione e politica astrusa,
storia e finanza, calcio, corna e danza
e che propone facendo le fusa

[5]
la soluzione ad ogni circostanza:
qualunque sia del mondo gran problema,
palesan fieri la grande ignoranza

[6]
nel favellar con voce anche blasfema
della geniale propria soluzione
che i più “studiati” riconoscon scema.

[7]
Ma più son tonti più danno illusione
tra sigarette e caffè con cornetti
di capir d’ogni rogna la ragione

[8]
improvvisando vuoti discorsetti
farciti di razzismo e complottismo,
imprecazioni a santi e anche diretti

[9]
perculamenti intrisi di sessismo,
classismo in facili vecchie battute
fino a rimpianger l’ignoto fascismo

[10]
cercando insulse identiche vedute
per poi sbavar se passan ragazzine
da rimirar con facce compiaciute.

[11]
Insomma un giorno a tutti gli altri affine:
intorno a me quella gente qualunque
che non mi vede e ciarla senza fine

[12]
spettegolando i fatti di chïunque
e se mi vedon, massimo un ghignetto
mentre di ciarle non vengono al dunque

[13]
ed io continuo al passo il mio giretto
con nelle orecchie cuffiette assordanti
e il cielo nero pronto a far dispetto.

[14]
Il Sole occulto tra nubi angoscianti
che si fan d’ora in ora ancor più nere
mentre io più solo vado ancora avanti.

[15]
Poi l’improvviso squarcio fa vedere
mentre trafigge e dissolve le nubi
piccolo Sole con forti maniere

[16]
che par ch’il cielo intero si derubi
tutto dissolto in bagliore accecante
e non potrà frenarlo neanche Anubi:

[17]
cosa succeda ancor non m’è lampante
il Sole riempie tutto il mio orizzonte…
enorme palla, più che debordante,

[18]
non lascia il tempo neanche per Caronte;
non rende idea chiamarlo solo Fuoco
mentr’io partendo da perplessa fronte

[19]
mi sciolgo… evaporo… anzi poco a poco
m’annichilisco in elettron vaganti
nel quarto stato di materia in gioco

[20]
tra decadenti nuclëi danzanti.
Infimo il tempo per poter pensare…
ma se più il tempo non mi resta avanti

[21]
come si spiega che riesca a provare
di star finendo consapevolezza?¹
Doveva in un istante il mio pensare

[22]
finir nel nulla, vita che si spezza
senza lasciarmi il tempo di gioïre
che non sia stata troppa la lunghezza

[23]
tra il nuovo Sole in cui abbrustolire
ed il mio corpo, posizione mia
che toglie il rischio di dover patire

[24]
una lentissima atroce agonia
come chi viene investito a distanza
da questo Sole che non dà amnistia!

[25]
Mille chilometri non dan speranza
di rimanere dai suoi raggi indenni,
anzi regalano eterna doglianza

[26]
tra le macerie di chiese solenni
miste alle polveri di quei palazzi
che si pensava svettar nei millenni.

[27]
Solo macerie, dolori, ragazzi
lagnanti a fianco dei resti dei vecchi
e brancolanti un po’ zombi un po’ pazzi.

[28]
Fortuna che non ne furon parecchi
di metri da dove il Sol s’è formato
ed il mio volto con i riarsi specchi²!

[29]
Ma sono ancora in un lucido stato…
non è possibile ch’abbia coscienza
di quel che m’è poco fa capitato!

[30]
Dovea restare di me solo assenza,
capacità mi doveva sparire
sia di pensare qualsiasi scemenza

[31]
sia di capire o ancora sentire.
Invece penso, sollevato, e sento
e c’è qualcosa dal corpo venire

[32]
che non mi desta nessuno spavento:
non un dolore ma la vibrazione…
cos’è che vibra da qualche momento?

[33]
Sempre più netta la sua percezione…
parte dal polso, dal braccio sinistro…
a quanto pare l’annichilazione

[34]
non c’è mai stata. Suona come un sistro
nel mio orecchio il pulsare del sangue
mentre il mio corpo intero riregistro

[35]
e la coscienza scorre com’un angue
nel mio neurone a risvegliarla meglio
mentre il mio sogno recente non langue.

[36]
Vibra orologio, mi rende sveglio
tanto ch’infine il sogno n’è dissolto
e mentre ancora nel lettino veglio

[37]
m’accorgo che sole non ce n’è molto,
dalla finestra tutto appare intatto,
il ciel di nubi ancora resta folto,

[38]
io sono ancora ostaggio di siffatto
malconcio corpo inutile e dolente
nel mio grigiore nuovamente ratto

[39]
cercando scopo per un’imminente
nuova noiosa solita giornata…
con le cuffiette a frastornar la mente

[40]
andrò per far la stessa passeggiata
ma nella musica ignorerò gente
che blaterando solita boiata
dirà di tutto senza capir niente.

¹: non doveva esserci abbastanza tempo da acquisire la consapevolezza di essere in punto di morte;
²: gli occhi bruciati.

27-28/10/2023

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Profilo Autore: ioffa  

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