Riflessione sul mio domani in terzine di endecasillabi a maiore a rime incatenate.
Spesso non lo capiamo quanto breve
nonché precaria sia quest’esistenza
che immaginazione gioiosa e lieve
ci dipinge un'eterna infruttescenza
di spazio e di futuro in universi
che non avran nessuna soccombenza.
Ma quand’anche il futuro ritenersi
possa per l’universo senza fine,
son quelli umani tempi assai diversi:
non è detto che sian tante mattine
a vederci svegliare un giorno ancora
per raccoglier le rose oppur le spine
d’una vita che istanti ne divora
a milioni in ogni anno in direzione
della famigerata final ora
che ciascuno di noi per conclusione
troverà della propria strana vita
senza averne certezza, annunciazione,
proprio fin quando non sarà finita.
Tu volevi pensare, progettare,
prepararti alla gioia infinita,
attraverso il presente traghettare
i tuoi sogni al futuro meno oscuro…
una casa e famiglia tua sognare
con qualcuna a cui dir “T’amo, lo giuro!”
“Sto con te e non ci lasceremo MAI”…
quanto possa il destino apparir duro,
quanto possano grossi essere i guai,
sogni sempre che arrivi un bel domani
in cui man nella man con lei starai
e anche a costo di sacrifici immani
con lei trascorrerai tanti presenti
fatti d’eventi nuovi quotidiani
verso un dopodomani conflüenti
in cui poi risvegliarsi ancora insieme
con pensieri che non saran mai spenti.
Càpita che poi questa stolta speme
d’un’esistenza eterna a cui donarci
giunga alle conclusioni più che estreme
cui logica doveva prepararci:
quelle combinazioni d’equilibri
mai garantiti ch’han fatto arrivarci
tra aspettative e alcuni ludibri
a quest’oggi presente e traballante,
come narrano i più seri tra i libri,
posson perdersi in meno di un istante
e il futuro non era ancora giunto
ma per lui non c’è più tempo restante.
Il concetto di tempo ormai defunto
quando cala il sipario d’esistenza
mette al doman sognato un fermo punto.
Immagino la mia futura assenza,
l’immagino se fosse già domani…
immagino impossibile esperienza:
mi metto a letto e poggio al petto mani,
esco dal malandato vecchio corpo,
registro il mondo intorno e i fatti strani
come la fredda salma in un succorpo
e intorno sconosciuti in piagnistei
che cerco di schedare mentre torpo°;
immateriale osservo e non c’è lei
(e questo è certo che non mi stupisce),
in prima fila a pianger sono i miei
addirittura il padre che scolpisce
encomi come mai ne fece in vita
e madre che distrutta impallidisce,
fratelli e nipotine ed assortita
di varia umanità una folta schiera
che con me mai parola ha proferita
e forse niente sa di quello ch’era
il morto prima del trapasso attuale
se non che fosse il figlio che dispera
un padre ch’è deluso in percentuale
prossima di sicuro al cento/cento
perché son morto prima tale e quale
restando inutil come ogni momento
del mio percorso vano e inconcludente
di cui non ho concluso alcun intento…
ma quanta, troppa, tutta questa gente
che mostra qui per me disperazione
ma con cui in vita non spartii mai niente!
C’è chi di funerali ha collezione
perché raccoglie i “Bonus Paradiso”
per quando prenderà l’estrema unzione
e se li giocherà con un sorriso
sul piatto d’un presunto gran bilancio
finale in cui porrà sul piatto liso
dei pesi di “bontà” con grande slancio
i punti accumulati contro inferno
pur se peccati furono il suo rancio!
Vedrò dei lucciconi senza scherno
di chi mi ha conosciuto e frequentato
per amicizia o per ruolo fraterno
e sarà veramente rattristato
sapendo non potrà più ritrovarmi
e passerà del tempo prolungato
prima che riesca pure lui a scordarmi
(magari un mese, un anno o anche nove),
qualcuno invece per meglio pregarmi
foto appiccicherà in ogni dove
con sotto dei lumini sempre accesi
per chiedermi anche il sole mentre piove!
Perché si sa che i morti son cortesi
intermediari per divinità
cui porger preci per eventi attesi
senza direttamente le maestà
mettersi a infastidire richiedendo
segnali di gran generosità.
Chissà se nella foto sorridendo
apparirò nell’angolo alla lapide
col volto mio che a me pareva orrendo
sia preparando, sia in pose rapide
mi vedo sempre poco fotogenico
con espressioni che non paion sapide…
avrebbe forse un bello effetto scenico
metter la foto d’un vecchio cinghiale
col cibo in un rapporto schizofrenico!
Ma bando a digressione demenziale
ritorno a immaginar cosa rimane
del mio passaggio qui tra il bene e il male:
passate poche o troppe settimane
ci sarà, meritato, solo oblio
come per un randagio e brutto cane;
del resto sono un brutto senzadio
che nella propria vita ha tutto errato
e lascio dietro me nulla di mio
eccetto disavanzo non pagato
per ogni mio progetto già fallito
nonostante mi fosse finanziato…
la casa in cui volevo esser marito
e crescer due marmocchi col Pulcino
per mutuo da ipoteca garantito
l’ha presa quasi gratis il vicino
dopo che il mio Pulcino scappò via
in cerca d’un miglior per sé destino…
e i sogni vecchi dell’infanzia mia
svaniron con la fine degli studi
costati sacrifici in agonia
abbandonati ancora troppo crudi
fuggendo da un amore più che tossico
di quelli che di reggere t’illudi
ma poi ti spingon dentro neri fossi
da cui difficile è pure salvarsi
e te ne tiran fuori amici scossi
che con la forza inducono a catarsi
il cuore tuo ferito con dei calci
finalizzati al tuo allontanarsi
da quella pazza che con le sue falci
l’alma m’aveva già mezza divelta
lasciando della mente pochi stralci
per capir che occorreva anche alla svelta
cambiar la mia città, se non pianeta,
anche se troppo dura come scelta.
Ufficialmente resto analfabeta
senza una carta che mi renda bravo
certificando aver raggiunto mèta.
Da piccolo di certo ci speravo
restar col nome in un libro di storia,
tra Fleming, Newton, Einstein mi sognavo
scavarmi spazio per la mia memoria
tra Galilei, Salk¹, Jenner², Dante, bravo,
Leopardi, Fermi, degno d’una gloria,
un Semmelweis³, Petrarca ch’adoravo,
Leonardo oppur Manzoni, o Sbirulino,
Totò, Fantozzi o chi mi immaginavo
avesse tra gli umani un posticino
di cui sentirsi fiero in tutti i tempi
per non aver sprecato il suo cammino!
Ma tra migliaia d’ottimali esempi
di gente ricordata da altra gente
non ce ne sono come me ‘sì scempi:
di me non resterà proprio un bel niente;
neanche l’amatissima Sirena
mi tratterrà nel cuore o nella mente
dopo aver speso forse a malapena
con gli occhi tristi qualche lacrimone
per un amico andato fuori scena
che sempre disponibile, coglione,
cercava di mostrarsi, senza fini
che lo rendesser un’obbligazione.
Anche se troppo poco siam vicini
e troppo poco son capace a fare,
tipo pacchetti di cioccolatini
o offrirmi sempre pronto ad ascoltare,
credo le spiacerebbe la mia morte
ed una lacrimuccia può scappare…
Ripenso a quante sian le chiuse porte
che sempre mi si son parate innanzi
e quante ne ho chiuse io sbattendo forte
restando solo senza più romanzi.
Qualcuno forse qui mi sta leggendo
e forse è il caso che, pensai poc’anzi,
m’affretti in un saluto sorridendo
prima d’esser da lui dimenticato
dopo aver letto ciò che sto scrivendo
ed esser ad un altro autor passato
per leggere un migliore scarabocchio
magari molto meno tormentato:
buona continuazione! Strizzo l’occhio
ma non lo so se ci sarò domani;
mentre sui ceci mesto m’inginocchio
chiedo perdono per i versi insani.
Tutto sommato credo che nel sito
di me rimanga traccia anche domani…
fin quando il database sarà sparito!
°: schedare = identificare, torpo = resto intorpidito;
¹: Jonas Salk, inventò il vaccino antipolio, la poliomielite era una delle malattie infantili più temute nella storia;
²: Edward Jenner, inventò il primo vaccino efficace, quello contro il vaiolo;
³: Ignaz Semmelweis, spiegò che bisogna disinfettarsi prima di operare!
23-28/01/2024
Spesso non lo capiamo quanto breve
nonché precaria sia quest’esistenza
che immaginazione gioiosa e lieve
ci dipinge un'eterna infruttescenza
di spazio e di futuro in universi
che non avran nessuna soccombenza.
Ma quand’anche il futuro ritenersi
possa per l’universo senza fine,
son quelli umani tempi assai diversi:
non è detto che sian tante mattine
a vederci svegliare un giorno ancora
per raccoglier le rose oppur le spine
d’una vita che istanti ne divora
a milioni in ogni anno in direzione
della famigerata final ora
che ciascuno di noi per conclusione
troverà della propria strana vita
senza averne certezza, annunciazione,
proprio fin quando non sarà finita.
Tu volevi pensare, progettare,
prepararti alla gioia infinita,
attraverso il presente traghettare
i tuoi sogni al futuro meno oscuro…
una casa e famiglia tua sognare
con qualcuna a cui dir “T’amo, lo giuro!”
“Sto con te e non ci lasceremo MAI”…
quanto possa il destino apparir duro,
quanto possano grossi essere i guai,
sogni sempre che arrivi un bel domani
in cui man nella man con lei starai
e anche a costo di sacrifici immani
con lei trascorrerai tanti presenti
fatti d’eventi nuovi quotidiani
verso un dopodomani conflüenti
in cui poi risvegliarsi ancora insieme
con pensieri che non saran mai spenti.
Càpita che poi questa stolta speme
d’un’esistenza eterna a cui donarci
giunga alle conclusioni più che estreme
cui logica doveva prepararci:
quelle combinazioni d’equilibri
mai garantiti ch’han fatto arrivarci
tra aspettative e alcuni ludibri
a quest’oggi presente e traballante,
come narrano i più seri tra i libri,
posson perdersi in meno di un istante
e il futuro non era ancora giunto
ma per lui non c’è più tempo restante.
Il concetto di tempo ormai defunto
quando cala il sipario d’esistenza
mette al doman sognato un fermo punto.
Immagino la mia futura assenza,
l’immagino se fosse già domani…
immagino impossibile esperienza:
mi metto a letto e poggio al petto mani,
esco dal malandato vecchio corpo,
registro il mondo intorno e i fatti strani
come la fredda salma in un succorpo
e intorno sconosciuti in piagnistei
che cerco di schedare mentre torpo°;
immateriale osservo e non c’è lei
(e questo è certo che non mi stupisce),
in prima fila a pianger sono i miei
addirittura il padre che scolpisce
encomi come mai ne fece in vita
e madre che distrutta impallidisce,
fratelli e nipotine ed assortita
di varia umanità una folta schiera
che con me mai parola ha proferita
e forse niente sa di quello ch’era
il morto prima del trapasso attuale
se non che fosse il figlio che dispera
un padre ch’è deluso in percentuale
prossima di sicuro al cento/cento
perché son morto prima tale e quale
restando inutil come ogni momento
del mio percorso vano e inconcludente
di cui non ho concluso alcun intento…
ma quanta, troppa, tutta questa gente
che mostra qui per me disperazione
ma con cui in vita non spartii mai niente!
C’è chi di funerali ha collezione
perché raccoglie i “Bonus Paradiso”
per quando prenderà l’estrema unzione
e se li giocherà con un sorriso
sul piatto d’un presunto gran bilancio
finale in cui porrà sul piatto liso
dei pesi di “bontà” con grande slancio
i punti accumulati contro inferno
pur se peccati furono il suo rancio!
Vedrò dei lucciconi senza scherno
di chi mi ha conosciuto e frequentato
per amicizia o per ruolo fraterno
e sarà veramente rattristato
sapendo non potrà più ritrovarmi
e passerà del tempo prolungato
prima che riesca pure lui a scordarmi
(magari un mese, un anno o anche nove),
qualcuno invece per meglio pregarmi
foto appiccicherà in ogni dove
con sotto dei lumini sempre accesi
per chiedermi anche il sole mentre piove!
Perché si sa che i morti son cortesi
intermediari per divinità
cui porger preci per eventi attesi
senza direttamente le maestà
mettersi a infastidire richiedendo
segnali di gran generosità.
Chissà se nella foto sorridendo
apparirò nell’angolo alla lapide
col volto mio che a me pareva orrendo
sia preparando, sia in pose rapide
mi vedo sempre poco fotogenico
con espressioni che non paion sapide…
avrebbe forse un bello effetto scenico
metter la foto d’un vecchio cinghiale
col cibo in un rapporto schizofrenico!
Ma bando a digressione demenziale
ritorno a immaginar cosa rimane
del mio passaggio qui tra il bene e il male:
passate poche o troppe settimane
ci sarà, meritato, solo oblio
come per un randagio e brutto cane;
del resto sono un brutto senzadio
che nella propria vita ha tutto errato
e lascio dietro me nulla di mio
eccetto disavanzo non pagato
per ogni mio progetto già fallito
nonostante mi fosse finanziato…
la casa in cui volevo esser marito
e crescer due marmocchi col Pulcino
per mutuo da ipoteca garantito
l’ha presa quasi gratis il vicino
dopo che il mio Pulcino scappò via
in cerca d’un miglior per sé destino…
e i sogni vecchi dell’infanzia mia
svaniron con la fine degli studi
costati sacrifici in agonia
abbandonati ancora troppo crudi
fuggendo da un amore più che tossico
di quelli che di reggere t’illudi
ma poi ti spingon dentro neri fossi
da cui difficile è pure salvarsi
e te ne tiran fuori amici scossi
che con la forza inducono a catarsi
il cuore tuo ferito con dei calci
finalizzati al tuo allontanarsi
da quella pazza che con le sue falci
l’alma m’aveva già mezza divelta
lasciando della mente pochi stralci
per capir che occorreva anche alla svelta
cambiar la mia città, se non pianeta,
anche se troppo dura come scelta.
Ufficialmente resto analfabeta
senza una carta che mi renda bravo
certificando aver raggiunto mèta.
Da piccolo di certo ci speravo
restar col nome in un libro di storia,
tra Fleming, Newton, Einstein mi sognavo
scavarmi spazio per la mia memoria
tra Galilei, Salk¹, Jenner², Dante, bravo,
Leopardi, Fermi, degno d’una gloria,
un Semmelweis³, Petrarca ch’adoravo,
Leonardo oppur Manzoni, o Sbirulino,
Totò, Fantozzi o chi mi immaginavo
avesse tra gli umani un posticino
di cui sentirsi fiero in tutti i tempi
per non aver sprecato il suo cammino!
Ma tra migliaia d’ottimali esempi
di gente ricordata da altra gente
non ce ne sono come me ‘sì scempi:
di me non resterà proprio un bel niente;
neanche l’amatissima Sirena
mi tratterrà nel cuore o nella mente
dopo aver speso forse a malapena
con gli occhi tristi qualche lacrimone
per un amico andato fuori scena
che sempre disponibile, coglione,
cercava di mostrarsi, senza fini
che lo rendesser un’obbligazione.
Anche se troppo poco siam vicini
e troppo poco son capace a fare,
tipo pacchetti di cioccolatini
o offrirmi sempre pronto ad ascoltare,
credo le spiacerebbe la mia morte
ed una lacrimuccia può scappare…
Ripenso a quante sian le chiuse porte
che sempre mi si son parate innanzi
e quante ne ho chiuse io sbattendo forte
restando solo senza più romanzi.
Qualcuno forse qui mi sta leggendo
e forse è il caso che, pensai poc’anzi,
m’affretti in un saluto sorridendo
prima d’esser da lui dimenticato
dopo aver letto ciò che sto scrivendo
ed esser ad un altro autor passato
per leggere un migliore scarabocchio
magari molto meno tormentato:
buona continuazione! Strizzo l’occhio
ma non lo so se ci sarò domani;
mentre sui ceci mesto m’inginocchio
chiedo perdono per i versi insani.
Tutto sommato credo che nel sito
di me rimanga traccia anche domani…
fin quando il database sarà sparito!
°: schedare = identificare, torpo = resto intorpidito;
¹: Jonas Salk, inventò il vaccino antipolio, la poliomielite era una delle malattie infantili più temute nella storia;
²: Edward Jenner, inventò il primo vaccino efficace, quello contro il vaiolo;
³: Ignaz Semmelweis, spiegò che bisogna disinfettarsi prima di operare!
23-28/01/2024
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