Hai piegato il corpo in preghiera inversa,
tubatura sacra che accoglie il tuo fiume giallo:
il lavello è un calice, l’urina un’offerta.
Non c’è nome per questo rito, solo il sibilo
dell’acqua che cancella l’odore di ribellione.

Il soffitto è un reticolato di travi,
legni antichi che contano le ore col ticchettio
delle termiti. Ti sdrai, numeri i nodi
come stazioni di una via crucis domestica:
la noia è un’ostia che si scioglie in bocca.

Nel focolare, le braci diventano geroglifici.
Ogni scintilla morente scrive una parabola
sul muro: il fuoco è solo cenere che sogna.
Sputi nel camino, e il fumo disegna
un dio con le tue stesse rughe.

Ora tutto è icona, anche il gesto più vile.
Persino il silenzio ha un suo inno distorto,
e il tempo -qui- è un gatto che si morde la coda.
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Profilo Autore: Nicola Matteucci  

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