Flashback infantile.


L’importanza delle parole… ma quelle giuste, per capire quel che si dice, per capire come funziona il mondo. Invece un sacco di cose nella nostra vita si chiamano “coso” o “cosa”, con questi stessi due nomi anche se son cose completamente diverse; a volte persino persone: Coso Lì, il figlio di Cosa Là, quelli che abitano di fianco a Coso Come Si Chiama, hai capito di chi parlo, no? Che poi Coso Lì forse è cinese ed è cugino di Cosa Qua, che i nomi si somigliano e sono corti tipo Cin Ciang Ciuk e Coso Lì, che c’ha il negozio di cose, quelle che si usano per cosare il coso insomma… Tutto chiaro, no?

Comunque, basta divagazioni, era solo una considerazione a latere rispetto ad una scena balzata in mente all’improvviso dalla mia lontanissima infanzia, che ora vi narro.

Correva l’anno Boh, direi tra il ‘74 ed il ‘76 del secolo scorso perché, se il troppo distacco non mi inganna, andavo dalle suore all’asilo di giorno. Ma il racconto ha un avvio serale o notturno, non ero all’asilo in quel momento. All’epoca vivevamo in una casa fatta di due grandi stanze con la volta a stella cui era stata aggiunta una più piccola che fungeva da cucina con uscita sul cortile interno. Le due stanze grandi invece una aveva uscita sulla strada e ci dormivano mamma e papà, l’altra era in mezzo tra le due, senza finestre o porte esterne, e ci dormivamo noi, io ed i miei fratellini più piccoli, la sorellina non era ancora arrivata. All’improvviso mi ritrovo, invece che nella stanza nostra, nella “prima stanza” (così la chiamavo da piccolo) sul lettone con mamma e papà; ma non saprei dire se perché faticavo ad addormentarmi per chissà quale strano motivo (solitamente dormivo senza alcun problema dalla sera alla mattina) o (più probabile) qualcosa m’aveva risvegliato all’improvviso; fatto sta che ero sul lettone, c’era il rumore del proiettore¹, quello per guardare i filmini super8, ma sul muro sopra il letto non c’erano i soliti filmini nostri. No. C’erano due signore tutte nude e si infilavano due aggeggi nelle loro farfalline! Li infilavano proprio là dentro, quegli aggeggi. Quelle cose! Ed io stranito che fissavo senza capire mentre papà mi diceva di tornarmene a letto a dormire e di non guardare, mi misi a chiedere: «ma cosa sono quelle cose? Cosa stanno facendo quelle signore?» «Niente, non guardare, torna di là a dormire» … ma io ero davvero incuriosito: «Ma che cosa fanno? Che cosa sono quelle cose?» «Ma niente, vai… Sono… sono… sono i cosi del sale e pepe!».

Beh, sì, così aveva più senso, mi ricordavo che c’erano aggeggi più o meno di quella forma… vagamente… quasi somiglianti… che li agitavi sul piatto ed uscivano il sale o il pepe dai buchini in cima. Anzi mi ricordavo che avevo visto cosi simili anche per lo zucchero! Quindi più o meno avevo capito. Tornai a dormire.

Ma per un po’ di tempo, all’asilo, a volte guardando le altre bimbe pensavo tra me e me e mi chiedevo: «Ma perché si debbono mettere sale e pepe nelle farfalline? Mica sono da mangiare?!».

Per fortuna mi sentivo talmente tonto a non capire quel perché che non trovai mai il coraggio di chiedere a qualcuna di loro perché le farfalline si dovevano condire con sale e pepe!


¹: la multimedialità negli anni ‘70/’80 per chi era all’avanguardia e poteva permetterselo, quando ancora non si vedevano in giro i primi videoregistratori con le videocassette, erano questi proiettori a bobine di pellicola a passo ridotto, la “8 millimetri” o la “super 8”, con filmini a colori ma muti (avevamo anche la cinepresa “super 8” con cui girare quelli nostri amatoriali, oltre che poter vedere veri film comprando le bobine grandi e in quel periodo solitamente non si trattava di documentari o film d’autore, ma filmetti di tutt’altro genere!


06/12/2024


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Commenti  

Sisifo Gioioso
+1 # Sisifo Gioioso 21-12-2024 00:15
Questa è la prima performance in prosa che leggo di te.
Non entro nel merito delle farfalline, ma del Coso Cosa, con la maiuscola quando si riferiscono a persone.
Avevo una nonna arterioscleroti ca che, non ricordando il nome dei tanti figli, e pure di altri parenti li nominava chiamandoli, appunto, Coso e Cosa.
Quando è peggiorata nei suoi ultimi tempi, aveva ideato pure il verbo COSLARE, verbo transitivo onnisignificati vo.
ioffa
# ioffa 21-12-2024 10:17
A tutt'oggi qui ho pubblicato solo 7 testi in prosa, e 5 su 7 sono autobiografici… in effetti preferisco tentare di comporre qualcosa che somigli a Poesia; ma sostanzialmente abbastanza monotematico, visto che la maggior parte dei testi in versi sono ispirati ad una stessa Sirena, quella dell'ambulanza del manicomio che mi sta cercando!

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