Potrei possedere l’inverno viennese,
infiltrato fra pietre e prigioni barocche,
potrei vincere il gelo con lana e mantelli
respirare sapori che valgono storia
potrei cuocere zuppe e guardarti dormire
sorella gemella e ipnotica amante
potrei stringere in tasca un pezzo di te
vederlo brillare dopo i tanti natali
contare le auto avvezze alla neve
e stringer le spalle alle ombra malvagie.
Ma a Vienna non siamo mai stati
e il freddo è impiccato sul molo di Kingston.
Ti amerò di fronte al tango delle nuvole e al bolero delle stelle
o sotto il sole dei Caraibi, con il sapore della parchita.
Ti amerò sempre, con l’aggravante di una lucidità europea.
Potrei appoggiare l’orecchio sul cuore di Bach
sentire il calore di un rogo di streghe
potrei leggere favole curando l’accento
parlare da uomo e incantare i bambini
potrei prendere i treni che fuggon la notte
amore segreto, amore sfrontato
potrei essere in tema geografico
in luna scientifica e di umore pittorico
stappare bottiglie di vini d’annata
e lasciare cadere il cappotto.
Ma a Vienna non siamo mai stati
e il raspo è lontano dal sole di Haiti.
Ti amerò di fronte al “din don” delle campane e agli addobbi di natale
con le treccine di Tobago, come le capanne di Bridgetown.
Ti amerò sempre, con l’aggravante di una sensibilità ligustica.
Carlo
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