Ne la terra ch’un dì solcai,
Isia, là ove un tempo di sogni
e di speranze m’empii, e il giovane cuor
al mondo s’aprì, io ti cerco,
ma sperduto son su questi passi,
perché il campo di grano più non trovo
e il ciano, che tra l’or
de le murmuri spighe silente splendeva,
né più l’odor del bosso sento,
e del ligustro, e dell’acanto;
così pel negletto luogo, e desolato,
piangendo, vago sconsolato, Isia.
Amore, amore,
quale sorte da me t’allontanò,
per sempre da me te n’andasti?
Io non son forte, Isia,
e in tal pensieri annego,
onde al cielo gli occhi volgo, e prego;
intanto un solingo uccellino,
anch’esso venuto qui e perso,
tutt’intorno va spargendo il suo canto
e un sorriso allor, tra il pianto, schiudo,
perché tal mi sovviene, come un tempo,
e mi sovvieni tu e il tuo dolce accento.
La tua bella imago allora sogno:
il biondo crine al vento,
il guardo glauco, il seno odorato;
così si fa meno lunga la notte, meno scura
e un poco m’arride questo avverso fato,
un poco svanisce la mia paura.
Isia, là ove un tempo di sogni
e di speranze m’empii, e il giovane cuor
al mondo s’aprì, io ti cerco,
ma sperduto son su questi passi,
perché il campo di grano più non trovo
e il ciano, che tra l’or
de le murmuri spighe silente splendeva,
né più l’odor del bosso sento,
e del ligustro, e dell’acanto;
così pel negletto luogo, e desolato,
piangendo, vago sconsolato, Isia.
Amore, amore,
quale sorte da me t’allontanò,
per sempre da me te n’andasti?
Io non son forte, Isia,
e in tal pensieri annego,
onde al cielo gli occhi volgo, e prego;
intanto un solingo uccellino,
anch’esso venuto qui e perso,
tutt’intorno va spargendo il suo canto
e un sorriso allor, tra il pianto, schiudo,
perché tal mi sovviene, come un tempo,
e mi sovvieni tu e il tuo dolce accento.
La tua bella imago allora sogno:
il biondo crine al vento,
il guardo glauco, il seno odorato;
così si fa meno lunga la notte, meno scura
e un poco m’arride questo avverso fato,
un poco svanisce la mia paura.
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