Era un poeta mio padre.
Chino, con la zappa,
sulla dura zolla
scriveva le sue poesie
che sapevano
di pane cotto a legna e di vino aspro.
Era un gigante mio padre:
così io lo vedevo
quando scrutava il cielo
con il suo sguardo fiero
e della pioggia aveva sentore
per quella gamba che gli doleva.
Era un poeta mio padre,
quando la sua fronte
scriveva parole di sudore
sui fazzoletti sfilacciati
di candide lenzuola
stese ad asciugare
sul filo dei miei abbracci.
Era un poeta mio padre,
quando, nel camino,
attizzava il fuoco
e le scintille,
disegnando il suo silenzio,
raccontavano di un uomo
bruciato dall'amore.
Era un poeta mio padre.
Alcune note a corollario di questa poesia. Premetto che mio padre non era un poeta nel senso letterale della parola. I suoi studi si sono fermati alle prime classi delle elementari, e una volta era così per molti. Lo spunto per questi versi è nato dall’etmologia della parola poesia dal greco poiesis che significa fare, produrre. Ci sono tanti modi di fare le cose ma credo che la condizione ideale sia quella di farle con amore e passione. Con questi due sentimenti il fare e il produrre può diventare, in senso retorico, pura poesia. Lo è stato per mio padre come penso per il padre di molti. Mio padre ci metteva amore passione in tutto quello che faceva anche nelle cose più semplici e tutto questo ha sempre scandito il corso della mia vita essendo stato il collante che mi ha permesso di mantenere saldi gli affetti. Mio padre era un operaio ed il tempo libero lo occupava nella piccola campagna che aveva, sopratutto nella cura dell’orto facendomi sempre partecipe nei suoi lavori. Si mio padre era un poeta e questo l’ho capito quando ormai non c’era più perché mi sono visto ricalcare i suoi gesti nei passi di chi ha sempre fatto il suo dovere ispirato ma sopratutto trascinato dalla passione per il lavoro. Mio padre non sapeva scrivere ma mi ha insegnato a farlo non con l’eredità delle parole ma con quella più importante della sua vita.
Commenti
Grazie poesie profonde.