Cresceva caparbia la rosa,
nel giardino incolto
dell’angusto borgo.
Tra cardi spontanei,
spinosi, asfissianti,
costretta a convivere.
Profumava di rosa,
giustappunto,
la regina dei fiori,
connaturale era in lei
possedere ed effondere
fragranza.
Quei cardi vicini,
a cotanto olezzare,
rodevano dentro,
e legati tra loro
dal comune rancore,
guaivano in coro:
“ che tanfo nauseante,
che disgustoso odore!”.
Il Rancore di quei cardi,
par metafora plagiata,
incapaci d’essere odorosi
accusarono la circostanza.
Similare alla favola di Esopo,
quando l’uva è irraggiungibile
da cogliere e possedere,
per lo stolto è aspra e amara .
Commenti
che ho apprezzato tanto. Un caro saluto Cosetta, Grace