fu solo il freddo
il bisogno di calore
che ti avvolse tra
luci al neon e
ritagli di giornale
niente di niente
nessuna fedeltà
rancidi sapori e
tagli sottopelle

sbattendo le coperte,
ripulisci tutti gli angoli
di ventricoli e magneti
e non distingui impronte
mentre affondi alzando gli
occhi verso lapidi e uniformi

logore intese, bocche contratte
gli aviatori calpestano la calce
un asceta conta i soldi 
tra le maschere di cera.

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Profilo Autore: Jean-Jacques  

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Commenti  

Simone*
+1 # Simone* 19-02-2025 16:28
ha un freddo glaciale dissacrante quanto sofferto secondo me ...
versi che si sentono già prima della forma ...
forse una poesia di espiazione...
Come sempre la mia innata stima
Un abbraccio poeta
Jean-Jacques
# Jean-Jacques 19-02-2025 16:41
Espiazione, superamento, riconciliazione . La visone desacralizzante della contemplazione, il "freddo glaciale" dell'acquisizio ne. Vedi nelle profondità più inaccessibili e inesplorabili, senza mai fermatrti alla banale superfice dell'ispirazion e quotidiana. Grazie sempre di cuore per la tua voce interiore e costantemente fuori dai cori. Un abbraccio stretto a te, Poeta.
Anna C.
+1 # Anna C. 19-02-2025 21:21
Ciò che scrivi è un graffio sulla pelle! Complimenti
Jean-Jacques
# Jean-Jacques 19-02-2025 23:56
Bel complimento, grazie. Un saluto.
MArTe
+1 # MArTe 20-02-2025 07:47
"Maschere di cera": un'efficacissim a immagine finale che lascia proprio addosso un deludente senso di sconforto.
Un saluto!
Jean-Jacques
+1 # Jean-Jacques 20-02-2025 13:09
Cuoreeeeeeeee, che bello. Eh, dì la verità, efficacissima eh, ah ah. Vero, vero, anche perché ogni maschera che indossiamo è poi destinata inevitabilmente a dissolversi. Grazie mille per passaggio, lettura e commento. Un salutissimo.
Lilith50
+1 # Lilith50 22-02-2025 09:15
Solitudine. Ricerca di calore umano in un ambiente che si presenta freddo e alienante. Tutto genera inquietudine.
La sensibilità del poeta si scontra con la superficialità di certe cose come le luci al neon e i ritagli di giornale. Soffriamo, siamo vulnerabili.
La vita e la morte sono due colonne vertebrali che si attorcigliano l’una all’altra. Restiamo inerti, sospesi, appesi come impiccati. Forse, a volte, basterebbe un leggero distacco per avere uno sguardo diverso. Uno sguardo di versi di chi soffre con il mondo le sue contraddizioni.
Jean-Jacques
# Jean-Jacques 22-02-2025 13:01
Grazie, amica cara, come di consueto un commento molto profondo e di una sensibilità più unica che rara. Solitudine, isolamento, disagio, inadattabilità, unicità e quell'attorcigl iamento tra vita e morte come allegoria dell'impiccagio ne dei corpi, sospesi nel distacco ma che agognano alla invunerabilità del trapasso, come alla ricerca di un esito diverso ma nella consapevolezza della sua irraggiungibili tà e irrealizzbilità fattuale. Grazie di cuore, Poetessa della trascendenza e del superamento cosmico e universale.

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