Questo mondo non è per le donne
Lo ami finché non dici basta.
Per le notti insonne.
Di bottiglie vuote, sul tuo orgoglio.
Senti solo il dolore dei sui bisogni.
La sua mano fredda e l’alito appassito.
Domani glielo dici, l’amore é finito.
Glielo hai urlato, come contro vento
ti è arrivato un pugno in faccia.
Adesso alzati e lavati la faccia.
Ti sei alza, ma il dolore che sentivi
Non nera sulla faccia.
Era dentro la tua pelle.
Ti sei sentita senza braccia.
Volevi urlare, prenderlo a calci.
Lo hai visto aprire una bottiglia.
Hai sentito ancora quel’alito appassito.
Ti a fatto ancora sua.
Anche se l’amore era finito
Un bel giorno a Paris
ho incontrato Dalì
con Picasso e Van gogh
tre tartine e un Pernod
C'era pure Matisse
che beveva un Pastis
con Monet e con Lautrec
...e due fettine di speck
Dipingevano quadri
ma gli affari erano magri
si tirava a campare
giusto un po' per mangiare
Si chiedevan smaniosi
... ma saremo famosi ?
e aspettavano col cuore
la Legione d'onore
chi è arrivato alla fama
... chi è rimasto alla fame
ma la vita è così
ora prende ora dà
... solo ai posteri un dì
la risposta darà
sconosciuto,
simile ad una casa
nuova,
vuota,
auguri per una
quotidianità
più serena,
con meno
problemi,
paure.
Che si riesca
a trovare
un accordo
fra noi
per debellare
pandemia,
che si aiuti
la natura
a vivere armoniosa...
sul gradino più basso dell'androne,
la schiuma, la mamma
l'ape sa impacchettare i fischi del miele
così il mio spazio, il mio tempo
ricadrebbero a piombo.
Il taglietto fresco alla base dello zigomo
(a giudicare dalla smorfia)
condiziona il traffico dei pensieri,
non solo l'impugnatura del rasoio
nell'andirivieni,
le lancette del treno a penzoloni
o sono forbici?
Prendo un granchio, due
a furia di sbagliare altro che abbaglio,
un pizzico sull'alluce e cammino zoppo
verso l'acqua ossigenata in mare,
zattera esclusa,
a malapena sopporto la mascherina.
Dicevi? Sempre il solito qualunquista?
No, l'imbottigliamento prevede un deposito sul fondo,
ma ne parliamo domattina, con calma.
tra una remata e un dritto e un rovescio
tanti avversari hai portato allo sfascio.
In ogni match con le tue esultanze
tra un calcio d'angolo e un tiro dal dischetto
ci donavi suspense e speranze di vittorie
fino all'ultimo grido del fischietto.
Con soli 9 minuti trascorsi in canoa
o i 90 minuti percorsi tra falli e rovesciate
gli attimi vissuti in puro sport con te
passavano tra brindisi e risate.
Immancabile la tua presenza come membro
di ogni famiglia al tavolo domenicale,
il pranzo non terminava se non ci allietavi
con le tue interviste in modo affabile.
E ora dopo aver remato su distese azzurre, dopo aver corso su terre verdi o rossastre
la tua ultima gara l'hai disputata in casa,
la tua... ma pur sempre col nostro affetto.
L'hai persa?? No!!
Anche stavolta hai vinto...
acora una volta hai trionfato...
Un sorriso hai lasciato sul nostro viso,
quel sorriso nato da una vittoria
o dalla gioia di rivincita che la vita spesso dà.
Ora altri campi esulteranno per te...
nuvole bianche saranno le tue canoe
cieli sconfinati per i set del tuo tennis
ma nessuna rete avrai che ti imprigionerà
e il tuo pubblico ti adorerà oltre il limite
terreno e celeste ... senza alcun confine.
Arrivò la sera
Silente fu il mattino
nel giorno in cui la nera signora
bussò alla tua porta,
dicendo son io la morte,
guarda il mio viso,
porto in dono la sorte
dietro di me
polveri come corte.
Parole vuote rimasero in quel dì
ne mai la tua voce più s’udì .
Venne a prenderti in quella stanza
quando io fremevo di speranza.
Camici bianchi
si mossero stanchi.
Ti videro in quel giaciglio
pallido, bianco come giglio.
Dissero
– Ancor si spera-
un soffio ti portò verso la sera.
Apristi gli occhi d’improvviso
so che vedesti il Paradiso.
T’abbracciai cullandoti al mio cuore,
te n’andasti…
Come la neve
senza rumore
lasciandomi accanto
rivoli d’ amore.
Pronta era la dimora
ma di vederla per te
non fu più ora.
Apparisti ai miei occhi stanco
rimasi immobile al tuo fianco.
Pregai la Mamma
che ti portasse con LEI
e come vien dal ciel la manna
s’aprirono le porte prima delle sei
e bianchi cavalli alati
percorsero i cieli ancor stellati.
Era il giorno di Ognissanti
s’udirono degli angeli
per te i canti.
Questi versi di dolore pieni
sembrano dire
amor
perché da me non vieni ?
Quel giorno
mi cambiò l'universo
divenendo parte d'esso.
Per sempre e oltre le aurore,
la vita, la luce che mi ha avvolto
dandomi rispetto, onore e amore.
Succederà che un giorno anch'io
mi risveglierò con il viso da bambina
Quell'indimenticabile viso
che ho visto disteso
per ben due volte
e il vostro amore
ne ha determinato
la lunghezza dell'altra anima
esalando a un mese di distanza
Quante gemme salate,
come lame acuminate
han fatto sanguinare
il mio cuore perpetrando l'anima.
Succederà che un giorno
anch'io vi rivedrò
e ancora,
stringendovi la mano
forte nella mia
m'accompagnerete
senza alcun indugio lungo la via.
Succederà così
che non soffrirò più
la vostra nostalgia.
Napoli festeggiava i tuoi 80 anni
ora piange la tua partenza
verso le nuvole.
Ma rimani comunque vivo
per noi ragazzi, di ieri e di oggi,
in cui hai letto passione
per libri non solo scolastici.
Romanzi, poesie, favole
tutti erano amici d'avventura
maestri di virtù
esempi di fantasia.
Dall'unico KO del ring
hai ricevuto vittoria maggiore
hai perso una cintura
per vincere la paura.
Indipendente
spavaldo
coraggioso
questo eri tu.
Hai dato voce
a parole straniere
che l'Italia non conosceva
rendendolo vive, vere.
Un terno a lotto preso
con l'audacia nel pubblicare
chi non si faceva ascoltare
oltre casa, oltremare.
"A ragazzi non va data solo cultura
ma anche e soprattutto sogni"
parole tue che risuonavano
in tutta l'editoria italiana.
Beh, di sogni ce ne hai regalati
e ancora ce ne darai
stavolta li affiderai a nuvole bianche
fogli volanti che giungeranno a noi.
Il sogno tuo di regalare montagna di libri
a chi desiderava viverli vaga irrealizzabile
ma Napoli l'hai resa capitale dell'editoria
questa è vita, questa storia ... la tua!
Sei donna
non per lo spacco che fende le gambe
rinforzato a non avere sorprese
o per il tacco
che come poesia
calpesta gli occhi e tormenta
la testa e il cuore.
Sei donna
non perché hai un sapore floreale in bocca
pari ad un vinello corposo
rubino intenso
o per l’amore
che fondendosi alle labbra
ubriaca i sensi e svela
l’euforia e l’ardore .
Di mescolanza
ogni sorriso che riempie il petto
ogni lacrima che scivola sul cuscino
il buio che dissipa gli occhi
le sfumature morbide dei seni.
D’antan l’armonia
i sentimenti,
la saggezza ,
la perseveranza
nell’equilibrio silenzioso nutrito di fragilità
sei eterna e infinita
e a centinaia di stelle
doni la vita .
i nostri cuori si parlavano
ascoltando i loro silenzi.
Occhi negli occhi
le nostre menti si raccontavano
i loro segreti più celati.
Sul davanzale dell’anima,
ancora oggi, come allora,
si riaffacciano questi ricordi
offuscati dalla continua,
presente, sofferenza
per la tua assenza.
A te che forse
ancora continui
ad ascoltare da lassù
i miei muti pensieri
urlano dalle mie profondità
rabbia e dolore
che mi lacerano sempre più.
A te che forse
ancora sei qui accanto a me
a raccontare alla mia mente
giungono affidate al vento
le mie silenziose lacrime
in cerca dei loro perché,
ma ritornano, in acida pioggia,
come saette lancinanti.
Sul davanzale dell’anima
ancora oggi,
nel ricordo di allora,
si sporgono le mie tristezze
perché se forse tu lì
non hai bisogno più di me
sono io che più che mai cerco te,
perché tanto vorrei capire
ma non ci arrivano le forze mie
e sul davanzale dell’anima
ancora più impenetrabili
si calano le foschie.
Versi dedicati a Massimo Reggiani, deceduto in questi giorni, ideatore e conduttore di un sito letterario. Perdo un grande amico, una persona speciale, un amante della bellezza, della poesia e della convivenza civile.
La vita di molti uomini è un rozzo frullato
con dentro errori, inganni e sciatti sogni
sedimentati senza alcun controllo
lungo tutta la curva irregolare del tempo.
La vita di certi uomini è una soluzione trasparente
di sani respiri, sorrisi, mani tese e veri sogni
lasciati riposar nei più giusti ambienti
lungo tutto l’arco del tempo ben vissuto.
Di questi uomini rimangono le orme scolpite a fuoco
sulle perenni certezze di coloro che li hanno amati.
*
Ti voglio bene!
Aurelio
innumerevoli meraviglie vi ho trovato
che son state subito degne di gioia
rispetto e ammirazione.
Dalla Gallura alla Baia di Chia
mi hai abbracciato senza esitare
col verde della tua pianura
con lo scintillio del tuo mare.
La tua criniera di madreperla
il tuo maestrale sciabordio
gli alberi del violaceo mirto
un corale saluto mi hanno rivolto.
Son passati anni da quei viaggi,
da lontano ti vedo bruciare
per la crudeltà dell’uomo
e una lacrima sega il mio viso.
Ricordi del tuo splendore riaffiorano,
la mente amareggiata non può che scrivere
pagine di avventure nel libro della memoria
in attesa di assistere alla tua rinascita.