Notte fonda sulla campagna di Sciabren, uno sparuto gruppo di ciuffi d'erba secca si fa le unghie con la terra rossa.
Fischietta un geko con una chitarra su un muretto di confine, attirando vicino a sé zanzare che amano il mi canterino e sono fans patite degli Geko's Skin.
Una rana gracida e gracidante legge, seduta su una pietra, il primo canto dell'inferno.
Quattro grilli prendono per culo una cicala morta al tramonto e una brezza leggera, proveniente dal mare lentamente asciuga la strada, bagnata dall'umidiccio scirocco del giorno prima.
Un ombrellone aperto ospita due pipistrelli che, dopo aver pipistrellato un po', dormono a testa in giù appesi alle bacchette.
Un bancale vuoto aspetta le cassette di fiorini freschi del mattino e nel frattempo ospita due ragni pelosi e un guardapasseri serpentino nero nero.
Gli alberi d'olivo, in ordinata fila, guardano un film di Olivia Newton John e la febbre di questo sabato sera sale brillantandosi con i raggi della Luna, di quarto crescente che gobba il collo a ponente.
Un cane randagio procede adagio ascoltando Albinoni e ulula a tempo usando un metronomo, licenziato poco prima dalla ditta di sorveglianza Notti Insonni.
Una stradina, aiutata dall'oscurità, si dà arie da autostrada e fa pagare il pedaggio a una famiglia di millepiedi che emigra sulla collina a nord in cerca di foglie fresche.
Essendo pedaggio il costo pare molto esorbitante per i millepiedisti che, a malincuore, son costretti a usare la carta di debito, debitamente concessa dalla finanziaria di famiglia Prestopoc.
In questo bucolsky di panor-amato se ne va un tale a mo' di spaventapassere per la notte brava.
Uno spolverino appena spolverato, un ciuffo di paglia e una pagliuzza per naso. A naso mostra un'aria distratta e disinteressata.
Andatura a scopa di cane e trillo sonoro canzoniero adattato al concerto in fa diesis che circonda il passeggino serale.
Di tanto in tanto, l'uomo alza gli occhi dalla fiasca di nerone delle fiandre e, con furtivo fare, tira fuori dal sacchetto, che tiene nella mano monca, un pugno di cimici asfissiatiche fritte: un sol colpo e le inghiotte senza manducarle.
Un riccio incuriosito lo osserva e, facendosi coraggio, gli chiede in perfetto slang italiculo: “Ma do cazzo vai?”
Altrettanto cortesemente ello risponde: “Cazzo vu tu?”
Il dialogo finisce tronco per via d'un pezzo di legno che si infila tra le gambe del tizio e lo costringe a una virata discensionale degna di un deltaplano.
Plano plano, passato il coccolone, l'andatura del tizio riprende simbiotica con la natura stante in circo.
Dall'alto del colle, nel frattempo, una volpe, con un cannocchialone a raggi infradito e la tenuta mimotica, scruta il panorama in attesa della sua prossima vittima.
Ella infatti è un'accanita spaventatrice di tizi passeggianti in loci notturnificati e di coppiette formicolanti di formiche che si appartano col favore del buio.
Già ridacchia in sul del monte e col suo aspetto spera di far pisciar sotto l'omo che a lei vien di fronte.
Una scrollata poetica alle palle e via giù per il pendio a nascondersi tra le viti vitignose.

«Trallatrallatrallatrallà e do re mi fa sol la si dooooooooooooooooooooooooo, fiuuuuuuuuu, fiuuuuuuuu, per la campagna men vo e un cazzo questa sera farò. Popopopòòòòòòòòòòòòòòòòò.
Questa è vita rurale, non ho proprio voglia di lavorare. Il mondo è fatto a scale ma io pio l'ascensore
e che me fotte dello struscio, so professoreeeeeeeeeeee. Pippipì, pippibello, o come è bello far l'uccello»

Ma... In agguato di soppiatto salta fuori la volpe e: “Woaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffffff! Ihihihihihihihihihihihihihihih...”
“Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh, che schianto mi pigghiai,li morti tuoi incariolati e de chi ne te li ha cantati tutti quanti essendo squagliati e seppelliti. M'hai fatto cagare addosso”

Fu così che quel tizio, chiamato in paese il coglionazzo del lampione (in quanto che aggiravasi di notte) finì squash squash per girovagar in cerca d'un vaso dove finir l'addominal travaso.

“Così è se vi pare, ma a me proprio non pare”
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Profilo Autore: Giancarlo Gravili  

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Ola` buon Omo, come Vanish ? Ah, non me ne parlare ! Eravamo io, Mastro Lindo, Dom Bairo e Patasnella al supermercato quando, sulla Scala Mobil, siamo Rovagnati tutti a terra! ......Aiax, che Maloxx ! Bio Presto mi si avvicina un addetto e, con fare Ace Gentile, mi chiede...tutto bene ?.... e,..... Pomi' Pomi'...... poteva andare Parmareggio! In quel mentre arriva la mia fidanzata con la quale ero in rotta da giorni ; ah, eccoti qua !... brutto Mocio che non sei altro !...mi avevi detto che stavi male e non saresti uscito e invece ti ritrovo con la mia migliore Amica Chips......con me stavolta  hai chiuso, caro il mio Coccolino....ringrazia San Bitter che non ti rifilo un calcio nei Mentadent... lo sapevo che non eri un vero Yomo ! Sappi che tra noi e tutto Finish... sei un gran pezzo di Menthos e quindi, vada via il Yakult !! E va bene, se la vuoi sapere tutta, la tua amica, almeno, non è Algida come te e apprezza molto il mio Wuberone e poi ha la Chiquita rasata come piace a me, mentre tu ti dai solo grandi arie da Star ! Certo che rimasi molto Scottex da questa situazione e così, per distrarmi un Poket Coffee, me ne andai in Montenegro con i miei amici Lucano e Jagermeister  trovando, che Colussi ! , gli ultimi posti liberi sulla nave. La giornata si concluse con una ricca cena a base di Tortellini Rana, Salumi Negroni, bastoncini Findus , Pollo Aia, Nescafe` e Limonc'è ......tiè !!
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Profilo Autore: Ferruccio Frontini  

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E' una bella giornata d'estate ed ho voglia di fare cose. Prima di tutto, colazione !
Entro nel bar del mio amico Zanzi, il
quale in un guizzo di sfrenata genialità aveva chiamato il suo locale"Zanzibar", ed ordino un caffè ed un cornetto alla crema; purtroppo mi dicono che è rimasta soltanto una brioche salata con gamberetti scamorza e marmellata!
Cominciamo bene!   Prenderò solo il caffè; corto, in tazza grande, con schiuma tiepida, una spruzzata di cacao, cuoricino disegnato sopra, corretto sambuca, cucchiaino a
destra e manico a sinistra !
Così corroborato entro dal parrucchiere per una regolatina ma questi si rifiuta di tagliarmi i capelli perché sono veri e lui taglia solo parrucche come dice l'insegna!
Va beh, li lascerò lunghi !
A questo punto decido di farmi un
tatuaggio; opto per una fetta di
gorgonzola DOP, con la goccia,
sul braccio sinistro in attesa di farne uno di caciocavallo su quello destro. Entro nel negozio ma il tipo mi dice che lui è un tatuatore
non tatuante per obiezione di
coscienza ed incomincia a parlarmi
di suo cugino,  elettore non votante
che era stato operato di emorroidi da un chirurgo non operante assistito da un anestesista non
anestetizzante il quale , nel tempo
libero faceva il copilota di aerei da
turismo però da solo!
Mi racconta poi di suo zio, prete
spretato, il quale, lasciato tutto,
era andato nel Borneo settentrionale dove aveva fatto fortuna facendo stuzzicadenti resistentissimi in tek, lavorati
a mano uno per uno, bordati d'oro
e venduti esclusivamente da
Tiffany a New York. Pago uno
sproposito per un tatuaggio non tatuato col vantaggio però che
non dovrò spendere altri soldi
per toglierlo !
A questo punto mi viene fame !;
entro allora in un Fast Food
dove di fast c'era solo il
conto anticipato visto che
l'hamburger è arrivato due ore dopo !
Un po' scoraggiato decido di prendere un treno
locale; destinazione Milano Bovisa; più che locale era monolocale visto che in una carrozza
eravamo in 205  ! !
Arrivato a destinazione, attraversando un parco, vedo un capannello
di gente che ascolta uno scalmanato con un  vecchio saio che, in piedi sopra una cassa
come ad Hyde Park, apostrofa
tutti come un nuovo Savonarola;
pentitevi, gente dei
vostri peccati !
Rinunciate, brutte
trofie e brutti figli di bottarga, ai piaceri e ai vizi di questa società malata !
Uomini bruti; fatti non foste a viver
come Drupi! Ma vaff.......
Decido allora, sui due piedi di
iscrivermi in una palestra per stare
più in forma.
Vado all'accettazione, me la raccontano un po'..blablabla......
e mi convincono ad aderire ad una loro promozione favolosa: iscrizione per 15 anni al costo scontato d € 15000 invece dei 30000 previsti che però comprendono; aerobica,
Body building, karate, pilates, step
ballo latino americano,  corso di"Burlesque", zumba, corso di respirazione per partorienti e, per
finire,  abbonamento biennale gratuito a"Tutto uncinetto", una confezione da 5 litri di olio canforato per massaggi
ayurvedici, un buono sconto per taglio unghie presso un servizio di toelettatura per cani ed infine un tutore  per alluce  valgo !
Un vero affarone !
Uscendo dalla palestra mi viene in mente che devo prenotare per una settimana di vacanza al mare; entro in un'agenzia di viaggi e trovo un pacchetto molto economico; una settimana alla pensione "mezza stella" "Il Ramarro" a Gabicce Mare; pernottamento e seconda colazione (praticamente sarebbe quella che avanza dalla
prima), uso spiaggia senza
ombrellone, così ci si abbronza
prima, sala giochi attrezzatissima,
altalena, boccette, hula op, freccette
dama; gli scacchi no perché qualcuno ha perso la Regina.
Per i più esigenti c'è anche una     SPA,  che poi ho scoperto significa; "Senza Pretese Assurde". Il servizio consiste in un massaggio eseguito dalla proprietaria, che è anche cuoca, solo il giovedì dopo  che ha impastato i gnocchi, così c'ha già su la mano ! Inoltre offrono la  disponibilità di un bagno in una cisterna per acqua piovana nel giardino retrostante dotata di agitatore a pedali per effetto idromassaggio, con la
maggiorazione di un'euro all'ora.
Il sabato, poi, è previsto
il gran ballo finale allietato dalle mazurche del nonno ottuagenario dotato di maschera ad ossigeno e coro conclusivo di "Romagna mia"
Un vero bel programmino!
Prenoto immediatamente!
E non è finita qui! All'uscita dall'agenzia incontro un vecchio compagno di scuola
che mi racconta tutte le sue vicissitudini e che ora vende enciclopedie; commosso
dalla sua storia, in uno slancio di
generosità,  prenoto una interessantissima
collana di 350 volumi, in lingua originale
tibetana,  sulla storia antica del Kazakistan;
in omaggio mi regalano però due
Dvd sulle abitudini sessuali del cercopiteco australiano"coda mozza", un Arbre Magique gusto cinnamomo ed una
foto con autografo originale di Pupo.
Riprendo tranquillamente la passeggiata
e ne approfitto per guardare gli annunci di lavoro: l'unico posto appetibile era quello di"Consolatore
di fiori appassiti" in una florovivaistica sperimentale brianzola!
In alternativa c'era una
attività di vendita porta a porta di
semi di zucca cileni transgenici
altamente proteici oppure una
collaborazione part-time in uno
studio di estetista come collaudatore di ciglia finte e di "extentions" di vero pelo di procione! Va beh, ci penserò ! Per rilassarmi un po'
entro in un "Cineforum" dove
proiettano un interessante film sugli insetti del noto entomologo bulgaro Tzan Tzaroski.
Alla fine mi trovo ben presto coinvolto in una
accanita discussione tra un necroforo esodato, un guaritore abusivo di orzaioli ed un titolare di un quagliodromo illegale del Basso
Vercellese. Non ne posso più !
Per finire la serata, azzardo un
colpo di vita!
ed entro nel Night Club "La Topa",
nome che è tutto un programma!
Subito vengo attorniato da tre entreneuses;
Luana"la rossa", Chaka Chul "fior di loto" ed Ugo , transessuale non operato.
Con moine provocanti mi propongono un brindisi con una bottiglia di Champagne, ma io declino l'offerta e, alla fine riesco a cavarmela con due orzate con ghiaccio, un limoncello ed una "spuma nera"annata '76
Salute!
Per oggi è andata, domani
è un altro giorno , si vedrà...
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Profilo Autore: Ferruccio Frontini  

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Una noiosa sera d'inverno eravamo io, il Polpa (120 kg di grasso puro),
Cap.Uncino, così  chiamato perché  era nel Guinness dei primati per aver realizzato  in trenta minuti un maglioncino all'uncinetto completamente bendato ed in apnea subacquea e Hugo Capp, un Hair Stylist tedesco famoso per la sua tecnica brevettata di eliminazione delle doppie punte del pelo dei procioni di Tasmania nonché di un suo  ritrovato per l'eliminazione  della forfora delle puzzole del nord Europa in carenza di vitamina K.
Tra una chiacchiera e una sigaretta
ci sparando nel gargarozzo  una bottiglia di  Amaro Cora, mezzo litro di  Rosso Antico, due caraffe di spuma nera, un litro di Tamarindo Erba e una rara confezione di Amaro Dom Bairo,  tutta roba procurata dal Polpa e proveniente dal magazzino di un suo cugino che aveva chiuso un bar vent'anni prima !
Continuammo la serata scannandoci a Monopoli fino a che riuscii ad acquistare  il Viale dei giardini, il Parco delle vittoria,  il Largo Colombo e perfino il Vicolo Stretto evitando la prigione  senza passare dal via ......e vaiii!
Basta con i giochi di società !
Con la mente un po' annebbiata, per rilassarci, ci spaparanzammo sul divano per vedere una videocassetta hard trovata in un vecchio inserto di "Mani di fata", che trattava  delle abitudini sessuali del formichiere nano del Burkina Faso dopo il pasto serale nella savana. Una vera chicca !!
Fu allora che, per via dei beveroni,
ebbi un'idea geniale  rispolverando un vecchio impianto di Karaoke vinto alla " Fiera del maiale di cinta  senese" nel '96.
Così, tra i fumi dell'alcol e altri fumi,
incominciammo in coro a cantare a squarciagola alcune hits degli anni passati, del tipo; Papaveri e papere,
Vecchio scarpone, Mamma, I Watussi , Quel mazzolin dei fiori,
Dadaumpa, Tuca tuca  per finire poi in bellezza con Funiculi' Funicula' e l'immancabile  Romagna mia !!
Questo exploit procurò  in tutti  noi un certo languorino e allora decisi di imbastire qualcosa da mettere sotto i denti; così,  dopo una mezz'oretta  di scongelamento portai in tavola  una compilation di piatti da leccarsi le dita ! Coda alla vaccinara,  sarde in saor, polpettine di soia in salsa guacamole, finferli al formaggio di fossa della Val di Fassa, code di lucertola alla catalana con riduzione di timo del Piave (senza mormorio), palle  di toro al Barolo schiumato e, per finire, in sequenza mixata,
torta Sacher,  tiramisù, pastiera napoletana, baba' al rum , baci di dama allo sciroppo d'acero e bomboloni alla Nutella con salsa di ribes nero.
E, per finire in bellezza, date le evidenti difficoltà  digestive  non ci restò  che ingurgitare un buon litrozzo di limonata calda e un chilo di bicarbonato di sodio citrato !!
Finimmo la serata con un devastante rutto corale che provoco' nel condominio un sisma della quinta scala Mercalli e uno tsunami nella fontana della piazza antistante che mise in allerta la Protezione Civile e poi, come disse Eduardo de Filippo;
.....adda passa' a nuttata!
Buona notte !!!
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Profilo Autore: Ferruccio Frontini  

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Venendo dalla Valtellina con una vecchia Volvo verde valeriana con vetrofanie di Versace e Valentino, in un autogrill del varesotto incontrai una vetrinista di nome Wanda che avevo conosciuto su un volo Venezia-Varadero venti mesi prima.
Per festeggiare ci scolammo una bottiglia di Verduzzo e una di Vermentino con vari vol-au-vent al vitello tonnato e un vassoio di vongole veraci del Venezuela e poi, ubriachi come due volovelisti dopo un volo su Vienna, ci abbandonammo a vari giochini amorosi per una ventina di minuti, col sottofondo di una romantica sinfonia di Vivaldi e varie canzoni della Vanoni.
Mi congedai con l'augurio di vederci di nuovo e proseguii il viaggio cantando a squarciagola
"Viva la mamma", "Volare" e "Vado a vivere in campagna" fino a che mi vennero le vene varicose alle corde vocali, un ernia al basso ventre e una recrudescenza di verme non più solitario ma accompagnato dal virus della varicella !
Mi ricoverarono alla clinica privata Vacondio di Vercelli, dove però c'era in atto uno sciopero dei medici e l'unico rimasto era un veterinario di passaggio che mi curò velocemente con una pomata di virgulti di verbena e iniezioni di un veleno di vipera verrucosa depotenziato con varechina, praticando nel contempo venti sedute di un rito voodoo particolare importato dal Vietnam per cui ripresi il mio vigore già dal venerdì successivo ma, purtroppo, dovetti scucire al dottore un bel vaglia di ventimila euro più un vestito di vigogna color vinaccia e una borsa di Vuitton per la sua vistosa  e vanitosa moglie... ma vaffa...
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Profilo Autore: Ferruccio Frontini  

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È primavera e sono tornate le cimici!
Con 22 gradi, le signorine ti entrano dalle finestre e le trovi ovunque.
Finiscono nei letti, nei vestiti, nel bucato, ecc ecc.
Oltre il classico spray che ho visto comprare anche dai militari, ho cercato sul web, altri rimedi più naturali.
Quelli frizzanti saranno successivi.
Dicono di mettere in una ciotola, il classico aglio tagliato a fette.
L' odore dovrebbe allontanarle, al massimo allontaniamo Dracula no.
Oppure bisogna spruzzare del sapone tipo ammorbidente.
Ma poi non è che la finestra diventa una lavanderia?
Prego, dammi i vestiti, te li lavo io.
Bigliettino, non spingete!
Tra aglio e ammorbidente, qua scappa anche il lupo di cappuccetto rosso, che non mangia la nonna, ma la prega di aprire la finestra per scappare, prendiamo infine il nostro classico aspirapolvere.
Mettiamoci mascherina, tuta e guantoni e via all'opera.
Non possiamo parlare, ma possiamo muoverci stile tarzan e come su autoscontri, andargli contro e risucchiarle, controllando ogni angolo.
Con pazienza, riusciremo a mandarle vie.
Potremmo sempre vestirsi se no da tenenti e urlare: tutte in riga, via da qui!
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Profilo Autore: Passione infinita  

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E venne il panettiere con il giornale del mattino.

Il monte dei saggi era in disuso.

E venne recando il Verbo nuovo.

E l'uomo era il Verbo.

Un verbo pazzo.

E l'uomo era pazzo.

E fu cosa giusta.

Il barista sul fiume Giordano telefonò a Giosuè

chiedendo un nuovo miracolo per l'arca della pace

e così fu.

Ma il verbo fu costretto a rivedere la storia e la storia reclamò un nuovo Battesimo di rinascita.

I sacerdoti non sapendo cosa fare si riunirono in una riunione fiume sulle acque del fiume.

Tutto fu inutile le tempestose onde non si placarono e, dopo una nottata passata a discutere, decisero di interpellare il mago Omelma per compiere il prodigio.

Ma il sedicente che d'età era un sedicenne inesperto e truffatore

declinò l'invito e partì in tournée con il gruppo rock degli “Enola Gay”.

La sorte poi volle che l'aereo precipitasse mentre sorvolava il Giappone,

nessuna salvezza, nemmeno per i preziosi strumenti d'oro dei musicanti.

Cosa fare, tutto pareva andare verso un nero futuro.

Si ripiegò allora su una veggente di Vigevano che risiedeva sulle rive del mar Morto.

In gran pompa si trasferirono palle e palloni di vetro, s'apprestò il palco e fu montato il tendone.

La macchina pubblicitaria prese il via e una 128 spider fu attrezzata con un megafono da 650 watt che, unito alla cilindrata 1600 del mezzo, provocava dovunque andasse un frastuono infernale.

L'inferno poteva attendere e dalla combinazione elettrolitica di liquidi esogeni alla realtà s'udiva questo refrain: “cittadini, amici, compaesani, sani di mente e di corpo, sanificanti industriali e ambulanti non deambulanti, oggi sulle rive del fiume Giordano la veggente di Vigevano vi svelerà

il futuro prossimo remoto. Accorrete numerosi (In caso di pioggia la cerimonia si svolgerà al palasport del Sinedrio)”.

La notizia arrivò alle orecchie di Giordano Bruno attraverso un tostapane mentre preparava due toasts al formaggio.

Nella foga d'ascoltare queste dolorose notizie sull'arca dell'alleanza s'avvicinò troppo all'elettrodomestico e finì per ustionarsi un poco, quel tanto che lo costrinse a desistere dall'intento di smascherare la falsa veggente. La cosa fece esultare di gioia i difensori delle sacre sacralità acquisite.

Nel frattempo una perturbazione, dal mediterraneo, si spingeva minacciosa verso est e il servizio meteo del club aeronautico dei Saggi Luminari Illuminati ma non Illuministi avvisò gli alti dirigenti invitandoli a cancellare l'evento in programma, anche il palasport chiuso non era sicuro.

I venti spiravano alla velocità di 350 km orari.

Allora intervenne il Verbo e, affermando che il Verbo era il Verbo altrimenti che ci stava a fare un Verbo, predispose acciocché Eolo fosse internato in una taverna nelle solfatare di Napoli, vicino ai campi Flegrei.

E venne Elios portando la luce eterna.

Qualcuno che aveva male interpretato la cosa pensò che in cartellone, al posto dello show della maga, avessero messo un concerto di Elio e le storie Intese, noto gruppo pop della Palestina.

Grossa delusione si palesò quando con frettolosa macchinazione il gran Consiglio dei consigli fece preparare una Duna turbodiesel, con un piccolo megafono, per affrontare i deserti circostanti e avvisare i popoli che per quell'anno erano sospese tutte le rappresentazioni.

Che amara delusione per tutti.

Era tradizione che questa forma tonda di governo quadrato offrisse degli svaghi al popolo inquadrato per squadrare la situazione e inquadrare quelli che non erano ancora stati inquadrati bene.

Il regista e pittore di vetri Tinto Strass Swarovsky s'offrì d'organizzare dei corsi di decoro dal vivo su corpi nudi vetrificati per l'occasione.

Questa iniziativa non dispiacque alle autorità: in fondo all'arte non si può dir di no.

La fila per i provini era interminabile e molti facevano a cazzotti per rubare il posto agli altri.

La faccenda andò avanti per diverse ore: alla fine le comparse furono scritturate e portate sul luogo dove sarebbero state immolate all'arte.

Lo spettacolo fu un successone, tanto che il regista fu scritturato per tre anni di fila.

Non sembrava vero d'aver risolto un grave problema di sicurezza sociale con così poco.

In fondo non servivano maghi o imbonitori pagati appositamente per turbare il popolo, bastava uno stuzzichino piccante per stimolare la massa.

Quando la regione sembrava oramai in mano alla totale apatica volontà del governatorato dei grandi Saggi, ecco che di nuovo il Verbo apparve sul monte Sinai.

Però, dopo aver notato che nessuno lo aveva notato scendere dalla mongolfiera, il Verbo decise di ingaggiare un gruppo folk country per attirare la gente.

La sagra fu allestita in men che non si dica e, tra casupole di legno con il vin brulè e Bretzel a volontà, apparve il palco illuminato a giorno senza illuminati.

Dopo un prologo di avanspettacolo, finalmente il gruppo germanico-greco dei Merkelos cominciò a suonare e in un tripudio generale, tra fuochi d'artificio, tutti furono d'accordo nel creare una nuova entità geopolitica per contrastare il potere del Sinedrio.

Si creò così la C.E.E. (Comunità Eccentrica Esotica).

Al progetto vi aderirono molti paesi e tutto fu spostato al Colosseo per la grande inaugurazione.

I leoni però, avvisati dell'iniziativa, attuarono uno sciopero delle prestazioni socio divoratrici degli schiavi, riuscendo a far cancellare l'evento.

Ma la nuova entità era oramai un'entità e nessuno poteva pensare di distruggerla.

La regione senza ragione fu abolita, il Sinedrio, incarcerato, fu poi liberato e trasferito al neonato Parlamento dei Parlamentari che non Parlano.

L' ethos senza phatos ebbe il sopravvento e s'estese a tutto il bacino fin sotto il tallone d'Achille, rappresentato da sparuti spariti abitanti d'una piccola regione detta Italicas, che era considerata una palla al piede da tagliare al più presto.

Ma torniamo alla vera storia.

Il Verbo avendo visto che in fondo si poteva fare a meno di Lui, decise di ritirarsi sul monte Olampo in una villetta offertagli da suo fratello Zeus.

Il Verbo non era più Uomo e non più pazzo.

Le rive del fiume Giordano rimasero intatte fino alla fine dei giorni.

I giorni non videro più la rinascita dell'uomo.

Alla Rinascente di Betlemme un nuovo reparto accolse i prodotti dell'ignavia che divennero oggetti cult in men che non si dica.

Un'esposizione infinità di parrucche per l'anima fu poi allestita nell'Atelier

delle vite perdute dove rinomati e innominati parrucconi eseguivano tagli

démodé per uomini alla moda.

La coscienza, con decreto del Parlamento, fu definitivamente abolita,

con conseguente diaspora totale delle idee che furono costrette a imbarcarsi

per la costellazione di Alfa Centauri.

La vita sociale procedeva come un meccanismo perfetto.

Il tram tramvava che era una meraviglia.

Il pochi bus rimasti erano tutti alimentati rigorosamente con carburante al carbonio c12.

I ristoranti potevano funzionare dalle 12 alle 13 e dalle 20 alle 21.

Alle 21 la rete di Stato iniziava le trasmissioni con un unico programma in un unico canale incanalato nel canale del direttorio non diretto ma corretto.

Un presentatore sorridente e una valletta robotizzati e umanizzati conducevano il quiz in onda, basato sulla non cultura generale.

Alle 22 fine delle trasmissioni.

Una sirena dava il segnale del sonno e oltre a suonare emanava un sonnifero soporifero con sogni incorporati positivi.

Il presidente del parlamento era anch'egli virtuale, eletto virtualmente dalla commissione dei virtuosi virtuali.

La moneta era stata sostituita da una promessa verbale di pagherò che bisognava recitare a ogni commissione effettuata.

Il garante del garante non garantiva alcuna garanzia e i diritti del popolo erano garantiti dal consorzio di garanzia eletto direttamente del sacro consiglio del Sinedrio.

Il sinedrio dunque aveva ripreso il potere e s'era moltiplicato alle nozze di Cana in forma di pesci palla auto gonfianti e auto giudicanti.

Il miracolo era avvenuto nuovamente.

In principio era il Verbo è il Verbo era Dio

e Dio divenne Uomo e l'Uomo cacciò Dio dal resort Paradiso,

sequestrando le chiavi dell'ingresso al serpente custode.

Qualcuno chiese: “Allora si Pente?”

In perfetto Inglese rispose la bestiola: “Yes Ser”.

E l'uomo si fece Uomo nominandosi Pazzo.

Ma la solitudine costrinse l'Uomo a fare una Pazzia.

Creò un altro Uomo e lo chiamo Ignoto 1.

Essi s'unirono copulando in segreto.

E vennero i figli della stirpe dell'uomo ed essi mangiarono l'Uomo Padrone

Padre e Madre moltiplicandosi e copulando a loro volta.

E le stirpi mangiarono le ataviche discendenze e copularono e mangiarono.

Le stirpi s'accorsero d'essere una sola.

Nacque allora la Babele della stirpe che divenne moltitudine e nella moltitudine il Verbo risorse ed esso era presso se stesso e se stesso era Pazzo nuovamente.

Dalla Torre delle lingue moltiplicate il Verbo proclamò alla moltitudine la sua Pazzia.

Un solo multiplo della moltitudine osò ribellarsi alla Pazzia.

Re Salomone, discendente degli eretici erotici, discese al contrario le acque tormentate del fiume Giordano, come un salmone affumicato, pregando il grande re Saul di inviargli David per sconfiggere il Sinedrio dei Virtuosi virtuali.

Non ebbe risposta ed egli affranto divenne imperturbabile e immarcescibile copulone dei copuloni copulando con la regina di Saba, che faceva la commessa in un negozio di televisori usati in attesa d'essere chiamata a miglior incarico dall'incaricato agli incarichi.

Intanto il suono della sirena avvisò anche Ulisse che, avendo sbagliato storia, si convertì proclamandosi asceta col nome di Giuseppe, ma, per un errore giudiziario, fu venduto come schiavo al mercato dei falsi d'autore, che si teneva ogni terza domenica del mese nella piazza di Gerusalemme.

Ulisse, disperato, scrisse l'ultima lettera, dopo la sirena, all'amata sirena che lo aveva sedotto prima di oltrepassare Scilla e Cariddi; poi con un Avogado avvelenato, consigliato dal suo avvocato di sfiducia, s'avvelenò.




“E no!”

Tuonò, dall'alto del monte Olampone, nella sua villetta, l'antico Verbo.

“Basta, lo scherzo è bello finché dura poco, ma che stiamo a pazzià.

Me so fatto un mazzo accosì per arrivà dove so arrivato e mo me volete buttà de sotto e no, io non ci sto! E tu che stai a scrivé, statte accuorto

che si te pjo te sgarrupo tutte le penne e poi te faccio magna puro la tastiera der pc. Ma ndo cavolo è ito mi fratello? Ah Zeuse... ah Zeuseeeeeee!”




“Ecchime Verbé, che voi, che stai a strilla accussì?

“Ci Ho da fare na cosetta damme un po' de strali e de furmini de quelli boni che vojo fa no struminio de sti quattro zozzoni che m' hanno rotto li maroni.

Lo scrittore poi non te dico lo voio menà con le mani mie stesse”.




“E no, lo dico io caro Verbo, devi tacere sono io che scrivo e lasciamelo fare in pace, ciao core!”




Allora fu nuovamente il Verbo e il verbo fu presso di Lui e Dio fu presso il Verbo e il Verbo fu Dio.




“Nessuno espierà le colpe dell'uomo finché saranno giudicate dall'Uomo che è giudice di se stesso. Non esiste colpa se non vi è chi la commette. E quando il Verbo si farà carne e sangue l'Uomo berrà l'Uomo ingannando la sua stessa salvezza”




- Mo chiudo il pc e me ne vado in vacanza hai visto mai dovesse incazzarse sul serio... in fondo stavamo solo a scherzà.
















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Profilo Autore: Giancarlo Gravili  

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Il primo bacio fu all'alba d'un autunno

di cobalto. Dichiarò alla stampa Tek Willer detto Aquila della Botte.

Le foglie stanche di cadere si suicidarono sui rami

con un bastoncino per le orecchie.

Il solco del solco morì nel solco e Flash Gordon passando sotto un albero

cercò di distogliere la natura dall'intento.

Intanto pioveva a sacco e non avendo ombrello

colui che passava, passò in un bar

dove era acceso solo un lume.

Al bancone s'aggiunse un disabilitato 899

figlio dell'amico Antenore di Troia.

Ulisse invitato non invitato

andò in fiamme per la rabbia e si scolò nel PeloPeloso un apericavolo

alla zucca.

Si venne a sapere da una locandina appesa alla toilette che

al teatro Verdi si rappresentava “Il tempo del gambero”.

I pescatori di cozze, avuto via sms la notizia, lasciarono la laguna

e manifestarono con i pescherecci in piazza delle erbe.

Kit Kat Carso pard di Tek Willer

aveva lasciato le Alpi e s'era trasferito in una Dacia

parcheggiata in divieto di sosta; ma questo non gli aveva impedito d'unirsi al vecchio amico.

Gli operatori asociali, notata la calca, fecero irruzione nella sala e ordinarono a tutti gli astanti di astenersi dall'astenersi.

Il conto fu pagato da un benefattore sconosciuto tramite una bonifica totale del locale.

Le mosche avevano compreso tutto e, dopo aver indossato

una muta da sub, sottoscrissero esse pure l'accordo sul clima.

Il climatizzatore improvvisamente si ruppe e la festa si spostò

in un caffè senza porte per consentire di purificare l'aria.

Suonava in quel locale un certo Pedro Occhi, di origine Messicana, alcune canzoni stonate intonate con il colore delle pareti.

Anche Kit Kat e Tek s'unirono al party messo in scena all'ora di cena.

Al teatro, nel frattempo, erano finiti i gamberi e i proprietari

avevano fatto fuori le scorte di patatine salmonate.

Arrivò Omero e volle scrivere un articolo su Oggi che sarebbe stato pubblicato all'indomani della terza guerra Punica.

Il sindaco Enrico Azzannato, avvisato dal comandante della pulizia urbana

il colonnello Custom, offeso per non essere stato invitato come Ulisse, emise

un'ordinanza in cui vietava la pazzia in pubblico.

Erano leciti solo gli illeciti commessi in domo propria.

Lo ius deretani fu convertito in cous cous tramite motu proprio.

La città era oramai assediata e il capo dei Ciocioni Incalliti,

Penna Rigata al sugo, si preparava ad attaccare le mura.

La salvezza però sarebbe arrivata dal Mar dei Tini.

Un contrabbandiere di bandiere infatti sarebbe riuscito a introdurre oltre la cinta un ritrovato chimico che decuplicava i nomi dei popolani.

Fu così che gli astanti del party spaventarono le tribù dei Ciocioni

che levarono l'assedio e si assediarono da soli per passare il tempo.

Era tempo di finire la storia e la storia finì.

I due compari: Kit Kat e Tek, soddisfatti comprarono un allevamento

di polli aviatori aviarici e si misero a esportare poesie scritte con il rosso delle uova.





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Profilo Autore: Giancarlo Gravili  

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Di errori, di peccati  ne commettiamo tanti nella nostra vita ! L’importante è non perseverare, correggersi. Personalmente cominciai a sbagliare da molto giovane, scientemente, pensando di essere sulla strada giusta. Conobbi quella che sarebbe stata mia moglie che era ancora bambina e me ne innamorai come può fare solo un ragazzino. Era la terza di tre sorelle di buona famiglia. Per buona famiglia intendo di famiglia seria, affidabile. Il padre era, purtroppo, malato di una malattia invalidante viveva una vita tranquilla, delegando alla moglie quasi tutte le incombenze. Delega che la donna acquisì volentieri e da quel giorno, in quella casa, cominciò a vigere il matriarcato. Austera in volto, dall’aspetto severo, crebbe le figlie con somma oculatezza. Le bastava uno sguardo per ottenere ciò che pensava fosse giusto fare, con una semplice occhiata. La mia famiglia, decapitata dalla scomparsa di mio padre, al contrario, contava  tre figli maschi, il maggiore, secchione e ormai medico, il minore, viziato da sempre, anche quando era nel grembo materno. Infine, tra questi due vasi di ferro, ci sono io, fumantino, abituato a cavarmela da solo, difficile da gestire perché ero io la mia legge. In fondo, però, ero un buon ragazzo e, sebbene mia madre mi tenesse costantemente sotto la lente d’ingrandimento, vedevo dai suoi sguardi che era orgogliosa di me, di come mi proponevo agli altri, del voler essere il paladino di una famiglia molto unita. Avevo solo un cruccio, allora. Il piccolino di casa mi stava appiccicato, emulandomi. Non ero certo io a dover essere emulato. Bene. Ero innamorato davvero e com’ero, come sono fatto io, dissi a quella ragazzina che per me sarebbe stato per sempre e tirai avanti. I rapporti con la famiglia della mia ragazza latitavano, si limitavano alle sorelle che erano molto affettuose con me. A volte mi invitavano a casa con altri amici e quasi sempre la madre rimaneva nel soggiorno a sferruzzare. Ho sempre creduto che non avesse molta simpatia per me da quando, nel piccolo paese si era sparsa la notizia della simpatia che c’era tra la figlia e me. Era diventata un incubo e quando la vedevo, correvo a nascondermi, perché mi intimoriva. Taceva e tanto bastava. Poi, quella fatidica estate, mentre ci bagnavamo in un mare meraviglioso, strettamente avvinghiati, la mia ragazza mi guardò negli occhi e…mi disse che quel giorno sarei rimasto a pranzo a casa sua ! Finì l’armonia, gli arti che si trattenevano frementi si disarticolarono e cominciai a sentire freddo che non addebitai all’eccessiva permanenza nell’acqua. Ma non potevo uscire da quello splendido mare perché lei mi fissava, voleva una risposta. Come potevo, di fronte a due occhi meravigliosi, gli occhi dell’amore, rispondere negativamente. Così alle 13, insieme alle tre sorelle mi recai al patibolo…volevo dire verso la loro casa. Constatai che vicino a loro c’era una chiesetta. Non fosse altro che per un’estrema unzione veloce. Quando arrivammo la tavola era imbandita e i suoceri al loro posto. Il mio timido saluto quasi non si udì nemmeno ma dovetti mettercela tutta per trattenere il battito dei denti. Mia suocera, di poche parole come sempre, mi intimò di sedermi. Mi avevano riservato il posto di capotavola. Però ! Decisi di mettere in mostra tutte le mie doti di intrattenitore per non fare scena muta, ma fu un vero fallimento. La prima volta che mi accadeva. Oltretutto mi sembrava di somigliare ad un vero frescone. Ci pensarono le sorelle a tenere la discussione mentre io, sconfitto, tacqui. Alla fine del pranzo, alzandosi, la padrona di casa si degnò di guardarmi. Poi, come una stilettata, partì quella che a me sembrò una vera e propria intimazione nazista. “Avverti tua madre che domani sera siete tutti, tutta la famiglia, qui da noi a cena”. Non aspettò nemmeno la mia risposta, tanto er un ordine. La felicità di tutta quella situazione la ritrovai sul volto della mia ragazza, mentre io avvertivo qualcosa che mi stringeva il collo, un cappio ?  La notizia fu accolta meravigliosamente a casa mia, specie dal fratellino che iniziò una cantilena monotona e ossessiva. “Sei fidanzato, si fidanzato”. Si beccò una sberla e non proseguì più al mio “de che?” L’indomani mi resi irreperibile per tutta la giornata perché casa mia si era trasformata in una sartoria ed io sarei stato il pezzo più conteso. Ma io non amo l’eleganza affettata. Vesto sobriamente. I miei, invece, erano tirati a lucido. Ma prima che mi vestissi, mia madre volle che la raggiungessi in camera da letto. Infatti per tutti noi, questa stanza gode di una sacralità particolare. Mi fece sedere sul bordo del letto e cominciò a parlare :

  • Tu sai cosa andiamo a fare stasera ? Sai che a casa nostra nessuno si è mai tirato fuori dalle sue responsabilità ? Sai che se illudi quella ragazzina e non porti rispetto alla sua famiglia
Vuol dire che sei un poco di buono ?  Se così sarà non potrai stare più con la nostra famiglia. Amare è per sempre ed io lo so che tu ami…le ami proprio tutte ste benedette ragazze ! Ora stop, si fa sul serio.

  • E poi dicono che è facile farsi una famiglia quando, per farlo, bisogna beccarsi simili romanzine. Così, parati  di tutto punto ci avviammo. Non perché fossi in compagnia dei miei , però, diminuiva la mia…ansia (si, chiamiamola ansia) per quell’incontro decisivo per il mio futuro sentimentale. E se mia suocera si fosse opposta ? Meglio non pensarci e affidarsi alla dolcezza della mia dolce mammina. E poi dovevo tenere alto il mio nome, la mia immagine non fosse altro per il fratellino che mi si era appiccicato addosso nel frattempo ! Ci aspettavano tutti davanti la porta di casa. Tutta la famiglia. Mia madre mi mise in mano un mazzo di rose specificando che erano per la suocera. Il suocero mi guardava simpaticamente e rideva…delle mie traversie. Non sapevo che pesci prendere allora, mentre le due consuocere si abbracciavano e si baciavano, colsi l’occasione, presi la rincorsa e le appoggiai i fiori sulle braccia e mi introdussi nella casa fra gente amica: le tre sorelle, trascinandomi dietro, ovviamente, il fratellino. Ci fecero accomodare in sala da pranzo dove troneggiava una tavola addobbata come le mille e una notte con annessa argenteria. Mi fecero sedere accanto al mio amore da un lato ,mentre dall’altro “infuriava”  il mio fratellino. Infuriava perché, appena seduto, cominciò una delle sue solite cantilene. “Nino è fidanzato, Nino è fidanzato”. Niente di che. Solo che il tutto si svolgeva sotto l’occhio e l’orecchio vigili di mia suocera. Venne servita la cena. Le schiave, per l’occasione, erano le sorelle che si alternavano in un andirivieni incessante con la cucina. Bastava che la suocera girasse gli occhi a destra ed una di loro si vedeva assegnare un compito che svolgeva senza mai irritarsi. Poco di cui essere felici, perché pensavo che tra poco sarebbe capitato pure a me ! La cena non fu una cena ma una favola solida. Si diceva in paese che erano maestre in cucina. Altro che maestre,  io gli avrei dato la laurea! Alla fine appagati da tali  meraviglie, restammo a tavola più che altro abbioccati e stanchi. Toccò a mia madre rinverdire i dialoghi, aprì la borsa e mi guardò. Severa anche lei !
  • Benedetto figliolo, mi hai pregato di conservarti il regalino che vuoi fare alla tua fidanzatina per suggellare questo momento che sarà PER SEMPRE (e scandì bene queste parole quasi per dargli più efficacia) e ora lo dimentichi nella mia borsa?
  • Cominciai seriamente a pensare che il vino avesse fatto male a mia madre. Non avevo preso nessun regalino, ero in bolletta nera e perenne, come avrei potuto ? Eppure mia madre mi mise in mano un astuccio che io porsi alla neo fidanzatina, che lo aprì subito e, dallo stupore dipinto sul suo viso, capii che aveva gradito molto, al punto che mi convinse a darci un’occhiata. Quella sera rimasi parzialmente accecato perché nell’astuccio c’era un anello con una pietra che mandava un luccichio infernale. Fui pure sorpreso dal battimani che ne seguì. Sorridevano tutti, perfino mia suocera ! Di quegli attimi ricordo solo gli occhi di mia madre, occhi che erano un monito e un incoraggiamento. Poi tornò il silenzio ed in quel momento pensai che non avrei potuto vivere così, con quel timore costante. Cercai di tirare fuori il meglio da me. Mi avevano illuso che fossi simpatico ed era venuto il momento di dimostrarlo. Mi alzai in piedi col bicchiere in mano, a mo di brindisi, guardai mia
  • Per quanto riguarda la dote….
Calò il gelo nella stanza. Solo mio fratello maggiore mi redarguì subito visto che mia madre stava per svenire ! Ed io che pensavo di fare un grande discorso, una Catilinaria…versione semiseria. Allora alzai le spalle e continuai :

  • Ecco, volevo dire, niente a pretendere ! Soldi ce ne vorrebbero tanti per invogliarmi a prendere vostra figlia. Ma io so sacrificarmi. Vorrà dire che apriremo una “libretta”.
“La libretta” era  il sistema di pagamento inventato a Sud dalla povertà. La gente piu bisognosa, all’epoca, ed erano tanti, andava a far la spesa dal negoziante e poi “segnava” il costo sulla stessa e a fine mese, se avesse potuto avrebbe pagato.

  • Mi spiego subito. – dissi – Io verrò a mangiare da voi fino a quando il suddetto debito si appianerà. Non prevedo tempi veloci ma prevedo succulenti pranzetti.  Sono un debole, a me le donne mi prendono facilmente per la gola !
Ci fu una risata generale, divertita. Non si trattenne neanche mia suocera. Fu il primo segno di disgelo tra noi,Un segno che negli anni si trasformò in stima ed amicizia profonda. Ci accompagnarono alla porta con la raccomandazione che andassi a pranzo da loro l’indomani. Però quella sensazione di un cappio al collo mi perseguitava. Appena fuori dal portone di casa salutai ma madre e fratelli perché volevo andare a fare un giro. Era una serata calma e calda, le stelle facevano da cornice ad un mare incantato. Tutto sembrava parlasse d’amore e per l’aria c’era un canto di sirene e tritoni.

  • Dove vai ? – chiese mia madre in genere scevra da controlli sulla mia vita notturna – Mica vorrai andare nei tuoi locali preferiti, il blue ’70 o il Rebus con annesse francesine in dotazione.  No, non credo che ci vorrai andare, nonostante il luccichio che c’è nei tuoi occhi ! Ora non puoi più.
Compresi che stavo scrivendo la pagina finale del morto impiccato ! Il cappio aveva avuto la sua vittoria. Quanto è tortuosa la strada della felicità ! La mia iniziò al chiuso della mia stanzetta
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Profilo Autore: Bronson  

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E se è lei a non capirci più nulla, vuol dire che qualcosa sotto c’è davvero. Lei è Alice, quarant’anni da poco compiuti, bellezza acqua e sapone dal sorriso severo. Tutta apparenza però, perché a lei piace tirare brutti scherzi agli idioti. La bellezza l’ha dentro, non ha bisogno di esibirla o di mostrare la mercanzia a chi incontra per strada. Il suo lui è indeciso, il fidanzamento dura dai tempi delle guerre puniche, qualcuno dice che lei lo ha agganciato col rostro alla sua barca e lo ha legato all’albero maestro ad ascoltare il suono delle sirene, rigorosamente made in Alice. Da un po’ però le scintille non ci sono più, sotto le lenzuola o seduti sulla lavatrice nell’ora della centrifuga. Si sono spente anche le liti, sapete quelle cose che fanno gli innamorati per delle sciocchezze. Lei sta rimuginando, intanto indaga, quando lui è via, scruta nella sua vita di scapolo senza fede al dito, ma con la corda al collo. Nel suo smartphone, nelle amicizie sui social: pensa che è un po’ da coglioni spacciarsi per ciò che non si è. Lui fa il cascamorto con tutte, basta qualche centimetro di pelle scoperta e ogni parto della sua fantasia è possibile. Coglione lo è doppiamente perché non mette alcuna difesa tra sé e le sue fantasie, nemmeno una password, o almeno una che non possa essere scoperta in pochi secondi d’indagine. Fu così che Alice entrò nel suo mondo nascosto, popolato soltanto di bellezze in minigonna, ragazze in lingerie, tutte in pose sensuali, tipo le guerriere di Ilio. Sentiva il bisogno di sapere, però, se il gioco fosse solo quello: la gnocca si guarda ma non si tocca.

La trappola scattò una sera che Matteo, così si chiamava il suo uomo, era in viaggio per lavoro, preceduta dalla richiesta d’amicizia ad alcune delle amiche di Facebook del profilo di lui. Una volta approvate, tutto era pronto. Scelse con cura la lingerie da indossare, la più sexy che trovò frugando nell’armadio, poi cominciò a farsi dei selfie a letto, avendo cura di mostrare le gambe e solo quelle. Diventò l’immagine del suo nuovo profilo Facebook, aperto con un nome fasullo. Per la foto di copertina scelse un primo piano delle labbra, ora non le restava che attendere gli eventi.

La prima sorpresa fu nelle cinquecento richieste di amicizia che le furono notificate. E pensare che aveva mostrato solo pochi centimetri di pelle nuda, avesse avuto più coraggio, magari avrebbe trovato un intero battaglione di fanteria sotto le finestre, altro che squadra di rugby! C’erano anche molte donne che le avevano chiesto l’amicizia e per un po’ le balenò l’idea di provare qualche nuova esperienza, poi, però, scelse di non infrangere le tradizioni di famiglia. Accettò qualche richiesta d’amicizia di uomini e cominciò a flirtare in chat. La divertiva l’idea di un po’ di sesso virtuale con degli sconosciuti, poteva recitare una nuova parte e la cosa non le dispiaceva, ma non era quello l’obiettivo, non subito almeno. Matteo non ci mise molto ad abboccare, chiedendo l’amicizia alla sua compagna di una vita e facendo il cascamorto con lei. Alice lo tenne a bagnomaria per un po’, aspettando che tornasse a casa, poi cominciò delle lunghe sessioni di chat con Matteo, lei nella stanza da letto e lui in cucina, di nascosto, a proporle d’incontrarsi. Se avesse guardato meglio i dettagli delle sue foto, magari vi avrebbe riconosciuto l’arredamento di casa sua o che la lingerie indossata in quelle foto, era stato proprio lui ad acquistarla, come regalo di compleanno per Alice. Il desiderio, a volte, può offuscare la vista e se si finisce per ragionare con la parte inferiore del corpo, ogni sforzo di vedere la realtà è vano.

Lei dopo aver tergiversato per qualche giorno accettò il suo invito, gli scrisse che si sarebbero visti nel fine settimana, un weekend d’amore in una località di mare, che scegliesse lui il posto. Così fu organizzato, Alice si divertiva un mondo ad ascoltare le scuse che Matteo inventava, per giustificare la sua assenza. Fece morire un bel po’ di parenti, i suoi amici erano tutti in difficoltà e senza il suo aiuto sarebbero finiti in un ospedale psichiatrico, quasi lui fosse Freud in persona, l’unico in grado di salvarli da un destino cinico e baro. Lui partì la mattina presto del sabato scelto per l’incontro, il luogo era un paese affacciato sul mare della Sicilia, Marzanemi. Lei lo seguì mezzora dopo, le donne devono farsi aspettare un po’, così c’è più gusto. Dalla finestra della camera d’albergo al terzo piano prenotata si vedeva la costa, sino all’Africa, le acque erano calme e l’azzurro del cielo era denso di colore. Lei bussò tre volte come convenuto e quando Matteo aprì restò senza fiato. Alice aveva smesso gli abiti da ragazza acqua e sapone per indossare quelli da femme fatale, con tanto di trucco pesante e minigonna inguinale a lasciare scoperte le sue belle gambe, quelle che nella foto gli erano tanto piaciute. La riconobbe e restò di sasso, lei si fece quattro risate, la sua faccia sorpresa e atterrita valeva da sola il prezzo del biglietto, anzi della camera d’albergo. Finì tutto quel giorno, vent’anni di fidanzamento gettati al vento, ma Alice non si pentì mai del suo comportamento. L’uomo che si trovò davanti in quella stanza d’albergo, forse non l’aveva mai conosciuto davvero. Succede a tanti e la vita continua lo stesso.
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Profilo Autore: mybackpages  

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