Areno lacrime di giglio
sull’uscio del dolor,
come un raggio di luce
a stipular ricatti d’illusioni.
Aprile svezza una nenia
di rondini minute,
rammenda le corolle del vento,
incendia crepuscoli innevati,
inchioda perimetri solari
al battesimo del mio eco.
Si straccia alle porte del cuor
un nudo frammento di primavera
e tu non ci sei più
a corteggiarmi l’anima,
resta solo l’orologio del tuo ricordo
a narrar il battito lunare
del nostro primo incontro.
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