La casa, covo traboccante di sospiri,
Qualche giorno fa (o qualche secolo?) mi disse:
«Padrone, spendi il tuo tempo tra i lamenti
E i pianti, pavoni dalle piume tremende
Gli occhi, inaspriti dalla furia delle genti
Ti fanno ora male, coprili con le bende»
Ma la risposta
Non venne, presto
Con un impuro, deforme, caustico salmo
"Non andare via"
La strada l'avevo trovata su una mappa
Dovevo solo dare l'ultimo saluto
A lei, la casa
«Addio
Per me sei stata fango
Per me sei stata lampada
Per me sei stata tetto, riparo, noia
Per me non sei stato nulla
Per me sei stata prigione»
La porta si fece rocciosa uscita della
Grotta, spelonca, dell'antro
Che dietro di me si ergeva irato
La polvere del mattino sporcava tutto
Le vesti, l'auto,
Anche i pensieri (dolcemente screziati) 
Tutto mentre
Un gracchiare più vecchio di Dio ghermiva 
Il silenzio dell'alba, la danza dell'astro, il cielo venato di spiriti
Me 
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Profilo Autore: Salvatore Tortora  

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