Siamo immobili finalmente,
ancora in tempo per l'inevitabile.
Tu, così piccola, che mi guardi
e dici cose che non sai dire.
Io, così impavido, che ti guardo
e dico cose che non so ascoltare.
Sono il caldo del sonno profondo,
la completezza, ma anche l'assenza;
sono il vin santo e sono il tabacco,
un padre capriccioso, un bambino.
Sono Hypnos, quello di Endimione,
e amo i tuoi sogni diurni soltanto.
Io che da sempre ho paura del buio,
stringo i pugni, stringo gli occhi,
e prego affinché tu dorma leggera.
Sei nel pieno dell'età che non torna,
ed io non saprei dirlo quanto ti amo:
ma ti amo almeno quanto ti invidio.
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