Nel silenzio della notte
bubola la civetta posata su un tetto
con i suoi occhi gialli fissi nella tenebra.
Giace nel letto ogni pensiero,
e il rumore della calma é sempre più assordante.
L' aere si fa sempre più cupa,
solo silenzio e un bubolare soave,
che tiene compagnia alle mie notti insonni.
Posa la mia testa sul cuscino senza trovar riposo
allora mi alzo e mi affaccio dalla finestra
per respirare a pieni polmoni
il buio della notte.
Brilla nel cielo lontano
uno spicchio di luna
dai riflessi argentei
rosicchiato dal passare dei giorni,
e la civetta mi vede, mi guarda e mi fissa,
spicca il volo verso lo spicchio di luna.
Odo la quiete delle stanze segrete di una casa vuota,
il frusciare delle fronde al vento
e i rumori della notte risaltano nella sua placidità.
Tenebre e buio avvolgono il mondo,
fitte trame di uno scuro profondo,
rapaci posati cantano alla notte,
il canto della morte.
Riposano gli uomini stanchi,
sui loro cuscini di cotone bianchi,
girovago io, pieno di pensieri,
non riesco a prender sonno,
e più non sogno.
Ma presto la stanchezza mi vince e mi rapisce,
di soprassalto.
Ad un tratto non odo più nulla,
chiudo gli occhi pesanti,
adagio il capo sul cuscino,
ma continua il vecchio rapace
ad intonare il suo canto di terrore,
fino allo spuntar del mattino,
quando lascia il posto al passero e al rondinino.
bubola la civetta posata su un tetto
con i suoi occhi gialli fissi nella tenebra.
Giace nel letto ogni pensiero,
e il rumore della calma é sempre più assordante.
L' aere si fa sempre più cupa,
solo silenzio e un bubolare soave,
che tiene compagnia alle mie notti insonni.
Posa la mia testa sul cuscino senza trovar riposo
allora mi alzo e mi affaccio dalla finestra
per respirare a pieni polmoni
il buio della notte.
Brilla nel cielo lontano
uno spicchio di luna
dai riflessi argentei
rosicchiato dal passare dei giorni,
e la civetta mi vede, mi guarda e mi fissa,
spicca il volo verso lo spicchio di luna.
Odo la quiete delle stanze segrete di una casa vuota,
il frusciare delle fronde al vento
e i rumori della notte risaltano nella sua placidità.
Tenebre e buio avvolgono il mondo,
fitte trame di uno scuro profondo,
rapaci posati cantano alla notte,
il canto della morte.
Riposano gli uomini stanchi,
sui loro cuscini di cotone bianchi,
girovago io, pieno di pensieri,
non riesco a prender sonno,
e più non sogno.
Ma presto la stanchezza mi vince e mi rapisce,
di soprassalto.
Ad un tratto non odo più nulla,
chiudo gli occhi pesanti,
adagio il capo sul cuscino,
ma continua il vecchio rapace
ad intonare il suo canto di terrore,
fino allo spuntar del mattino,
quando lascia il posto al passero e al rondinino.