L’aure de gli antichi fasti
e la fama, ch’ai divini occhi e alle genti,
prole di Zeus, i Dioscuri, presso la Sagra
per la sorella Persefone pugnando,
ti diedero, su questi dolci clivi,
ch’infiora il gelsomino e odora,
ove giacciono, de la storia silenti custodi,
sacre querce e sacri ulivi,
e su queste dolci rive,
che l’acque turchesi involve
onde il ciottolo con l’onda canta,
il tempo ancor decanta,
non la mia gioventù,
che qui crebbe e si perse;
eppur tornando, l’acque terse
e fredde della fiumara mi sussurrano,
e la campagna odorata,
e la stradina sterrata,
che in bici risalivo contro il vento,
e lo Jonio, così quel che fu un poco sento,
come ora che la bella età mi sovviene
da lontano, qui a Milano,
su le note del Paradisi,
e mentre il ricordo mi strugge
pur questa vita, che fugge
e mai si rivela, pur ne la sua presenza,
se non forse nell’ora dell’oblio,
io lacrimo e lacrimo tra lievi sorrisi.
Commenti
Versi che mi danno forza.. integrando quel fondamentale portale che unisce noi a quel tempo e che mai avrà fine in noi!
Straordinaria poetica! Un abbraccio fraterno e sincero!
Splendida poesia che dipinge paesaggi reali e della anima tua bella...