Molte volte ho pensato il palazzo di fronte, le verande, i panni stesi
il cortile che ci divide. La vita riempie il cemento, scorre lungo le scale
i corrimani, gli ascensori e si accumula
dentro uomini, donne, bambini ed è questo il modo di competere
con la bellezza, la simmetria, l'esistenza di ciò che invece è perennemente cristallino
o sotto l’azione del vento o della gravità
In tutti il tempo è visibile almeno finchè compare il cammino
da un punto all’altro di un colombo, tra i compagni a brucare nel prato
o agitandosi per un improvviso disappunto
nell’aria
Di tanto in tanto un piccolo stuolo verde di pappagalli sorvola
chiassoso lo stesso campo di paglia, entra nei miei istanti,
dimostra che la lotta per sopravvivere li chiama nel dove e quando
tra me ed il sole riflesso della parete bianca
Uno stesso minuscolo uragano agita l’aria intorno ad un camper
Al centro del cortile e scompone le chiome dei pini
Immagino tutto ciò che avviene nel palazzo di fronte
la piantina di basilico odorare su una finestra di cucina
un io simmetrico al mio interrogarsi, interrogare
e le forze in gioco, nella luce tra gli aghi con la stessa costanza operare
quando le stanze primas’illuminano e una dopo l’altra scompaiono
E ricompaiono in me i voli, le lotte in un lento girare senza senso
del vivere uguale a civetta, lo stesso algebrico buio di pilastri che sorreggono l’orsa
e cantine che s’inabissano tra radici di acacia che nessuno vedrà
Vita e non vita sottostanno a leggi che soddisfano loro stesse
e spingono gli elementi a combinarsi e mutare sorte
perché ci sono
e non sono il dio che li fa essere e morire
nel suo eterno rimanere uguale e mai contraddirsi
il cortile che ci divide. La vita riempie il cemento, scorre lungo le scale
i corrimani, gli ascensori e si accumula
dentro uomini, donne, bambini ed è questo il modo di competere
con la bellezza, la simmetria, l'esistenza di ciò che invece è perennemente cristallino
o sotto l’azione del vento o della gravità
In tutti il tempo è visibile almeno finchè compare il cammino
da un punto all’altro di un colombo, tra i compagni a brucare nel prato
o agitandosi per un improvviso disappunto
nell’aria
Di tanto in tanto un piccolo stuolo verde di pappagalli sorvola
chiassoso lo stesso campo di paglia, entra nei miei istanti,
dimostra che la lotta per sopravvivere li chiama nel dove e quando
tra me ed il sole riflesso della parete bianca
Uno stesso minuscolo uragano agita l’aria intorno ad un camper
Al centro del cortile e scompone le chiome dei pini
Immagino tutto ciò che avviene nel palazzo di fronte
la piantina di basilico odorare su una finestra di cucina
un io simmetrico al mio interrogarsi, interrogare
e le forze in gioco, nella luce tra gli aghi con la stessa costanza operare
quando le stanze primas’illuminano e una dopo l’altra scompaiono
E ricompaiono in me i voli, le lotte in un lento girare senza senso
del vivere uguale a civetta, lo stesso algebrico buio di pilastri che sorreggono l’orsa
e cantine che s’inabissano tra radici di acacia che nessuno vedrà
Vita e non vita sottostanno a leggi che soddisfano loro stesse
e spingono gli elementi a combinarsi e mutare sorte
perché ci sono
e non sono il dio che li fa essere e morire
nel suo eterno rimanere uguale e mai contraddirsi
Commenti
d'immaginarci il loro mondo e ciò ce li fa sentire più vicini a noi. Versi che denotano
una certa sensibilità. Plauso!
Certe volte anch'io mi sorprendo a guardare i palazzi di fronte ; e in quell'occasione mi faccio domande simili alle tue, se non fosse che tu ne hai fatto una Magistrale poesia.
Ammirata! Spero tu abbia passato un sereno ferragosto.
Arioso nonostante il punto
di osservazione costretto.
Invita a guardare oltre, a mettersi nei panni altrui e scoprire che, in fondo, viviamo tutti le stesse vicissitudini.
Belle geometrie in poesia.
ciao :)