Camminavo sui bastoncelli
con quello sguardo fisso;
Io corro lungo il guscio della chiocciola
s'un'antica mappa disegnata in spire
e la terra d'Utopia ritrovo
(o son solo macchie di tabacco?)
e così più ci metterò.
Ma quante curve strane
e schizzi di tribù in contorsioni;
mi dicevi che quel coso di porcellana
era un vero fossile di vecchi mondi
per aprirmi il portone senza ritorno
e sentivo nel fondo indizi mugghianti.
Per questo un po' fossile era davvero
e ancora voglio credere
che sia stato manto di paguri estinti,
copricapo di condottieri, tesoro di navi,
sacro turibolo d'indigeni
e labirinto leggendario di mosche.
Eppure era solo un guscio a chiazze marroni di terre.
Fossile forse veramente non era
e lo è ora del tempo che mi tende esule un dito
ma so che al mercatino me lo comprò.
Intanto, solo,
sprofondo nel ghiaccio bollente,
attendo e la pioggia voglio
ché quel che manca pioverà,
dal niente pioverà. Dal niente pioverà.
Forse spunterà domani
e sarà piovuto niente.
Ma la chiocciola fischiettava il mare
-sovrappensiero-
anelante nello schiumare
e forse per ricordarsi un po' meglio
quel che non rivedrà.
Io l'ho perso nel fondo di casa
e da anni lo sto ricercando;
dove sei, mio vecchio guscio?!