Accetterei il cimento inserendo il beige/
Primo passo/
un particolare dell’anagrafe
sottolinea la macchia.
Secondo passo/
lei ha un dardo sull’indice,
è il suo smeraldo
lo getta alle spalle o lo cinge come un re.
Terzo passo/
all’amore fuso sulle fosse delle Marianne
pensieri sulle bolle,
aforismi sugli spruzzi.
Quarto passo/
Novelle dei plantari adulteri,
se ieri fraintendevi
oggi spogli l’onda.
Quinto passo/
Come duellanti ci diamo le spalle
i rimorsi colmano gli spazi,
le tue natiche tiepide
fortificano le mie.
Sesto passo/
Dal tubo sgorga un ritornello
frequenterebbe ciò che vorrei,
se tu spegnessi il faro.
La girandola a contare i secondi,
ti farei un po’ soffrire
segni di rugiada sulla fronte.
Settimo passo/
La matita non bussa
ridi per le smorfie ricambiate,
hai scoperchiato un simbolo.
Ottavo passo/
Le bende sono per l’incauto
che scortica il canto,
ognuno a suo modo sputa sulla sabbia
e volta la pagina.
Nono passo/
nel vanto delle ombre cinesi
si evitano quesiti,
non gli adesivi su Saturno.
Decimo passo/
Troppi di guardia pochi a inventare,
tu deplori gli avvistamenti
le lingue aggrovigliate come serpi.
Perché la tua stirpe le schiaccia col calcagno
la mia le regala un regno.