S'accascia sul pendulo ramo,
nel prato d'anemoni,
nutrendosi di nude membra.
Vento tu sei,
per me solo.
Il restante colto pensiero
oramai lontano appare.
S'ode del mare il frastuono.
Fumi di sabbia vicino,
striano il viso d'improvvisa vecchiezza.
Lascio il bastone sul viale,
sfioro il colore delle labbra.
I capelli si chinano sulle mani.
Tace il silente tiglio.
Parla il ridente giglio.
Amo d'amor infuso,
di castagno scuro miele
di bellezza perduto fiele.
Appari spoglia
da bianche vesti avvolta.
Di te assaporo quello che non c'è.
Concedi l'umido tuo pulsare
al mio crescente ansimare.
Lascia impronta
tu che nella brughiera svanisci,
come l'orizzonte ghermisce
l'ultimo gabbiano
prima della tempesta.

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Profilo Autore: Giancarlo Gravili  

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