Alle parole pesanti, alle ansie
cadute sui fogli, nei giorni
non darò seguito: lascerò ad altri
ricordare le paure, i ritorni
dei superstiti consci del miracolo.
Anche se in stati spesso precari.
Molti di loro privati dal maremoto
dei propri cari, gli aiuti umanitari
confusi o bloccati, lunghe liste di
dispersi... troppa gente disciolta
in lacrime; gli sforzi della Protezione
Civile, gli sfollati, i centri di raccolta.
Lascerò ad altri scrivere della
solidarietà, davanti al telegiornale.
A quei volti già troppo segnati, spenti
da sciacalli, violenza sessuale,
commercio di vite umane e tratta
di bambini… se smetto di bere
quel buco che c’è in mezzo al salotto
e che troppi fingono di non vedere
temo possa scomparire in valigie
frettolose; temo se ne andrà.
Rifiuto la tintarella tra i cadaveri, il rischio
epidemie; quel buco prima o poi mi inghiottirà.