L’aria fresca di questi giorni
mi riporta a ritroso nel tempo
e m’immerge nei dolci ed ambrati
colori degli autunni passati.
Ricordo le nostre passeggiate per i boschi
nel mutare della natura,
il tappeto di foglie ingiallite
che accompagnava frusciante
i nostri passi innamorati
tra i rami degli alberi ormai spogli
che come penitenti
elevavano i loro rami scheletrici al cielo
nell’atto di chiedere venia
al mutamento della natura
Il bosco era un rosseggiar di colori
e di odori muschiati
rimandati dalla brumosa terra.
Aleggiava silenzio nell’aria,
mancavano i voli e i cinguettii degli uccelli,
solo il canto del rio che lo attraversava
scorreva gorgogliando
e accompagnando come canto il nostro cammino.
A terra tappeto di foglie ingiallite e di ricci già aperti
da cui fuoriuscivano lucide castagne
che allietavano gli occhi e c’invitavano alla loro raccolta.
In città il cielo coperto e l’aria fredda c’invogliavano spesso
a comprare un cartoccio di caldarroste
offerto dai carrettini posizionati agli angoli delle vie
espandendo il loro profumo a stuzzicare il desiderio
di gustare lo squisito frutto che per antonomasia
rappresenta la stagione autunnale.