O mari, mari ca m’agghiuttisti
allu miu amuri nun ci pinsasti!Chista è l’ura ca si susi
la niura ttrizza va sciugghiennu
mentri allu specciu si talia
già ci arriri lu mussiddu
pinsannu alli carizzi
ri quannu s’abbrazza a mia.
Iu lu sacciu chi va pinsannu
< quannu torna u me dilettu
ora ha fattu na simana
ca nun mi dormi n’ta lu lettu.
Cu sa? Se fici pisca bona
n’ta li acqui furasteri
chista vota mu prumisi
ca m'accatta la vistina.>
O mari, mari ca m’agghiuttisti
alla mia spusa nun ci pinsasti
cu ciò dici alla mia gioia
ca sugnu pani pi li pisci.
Ora u sentu, n’ta lu cori
lu risfiziu e lu duluri
di li tunni alla mattanza,
comu a iddi mi scannaru
e mancu fussi carni vasta
fora varca mi ittaru.
O mari, mari ca m’agghiuttisti
iu già quann’era picciriddu
ti tinia rinttra a lu cori
ora ca sugnu persu alli me cari
finu o iornu do signuri ,
n’ta lu funnu do to cori
cu dilettu ma sabbari.
Commenti
ho capito solo che c'è qualcuno che resta vedova (?) perché lo sposo, andato a pescare, è stato inghiottito dal mare e manco la veste nuova può portarle in dono! :(
Il vernacolo dona sempre quel caratteristico sapore reale e vicino.
Saluti
Antonia
Questa è la storia di uno dei tanti pescatori siciliani che per ottenere una pesca più abbondante, solcano le acque internazionali avvicinandosi pericolosamente alle coste tunisine, rischiando la cattura e certe volte anche la morte.
Infatti ci sono stati casi di pescatori scomparsi in simili occasioni. E altri hanno raccontato di essere stati aggrediti da motovedette tunisine che gli hanno sparato addosso e di essere riusciti a sfuggirgli.
Quella che di seguito immagino, potrebbe essere la storia di uno degli sventurati che non hanno più fatto ritorno e di cui nessuno parla più.
Questo giovane, parla al mare, mentre sprofonda in esso, colpito a morte. Gli parla della sua donna che lo aspetta, immaginando quello che lei sta pensando in quel momento -con l'ingenuità di una giovane sposa che pensa alle carezze del marito e al vestito nuovo che gli comprerà- ignara della sorte toccata al suo uomo.
Si paragona ai tonni di cui spesso ha partecipato alla mattanza e percepisce la loro disperazione per quella morte atroce.
Infine si raccomanda al mare, che lui sin da bambino ha amato con tutto il cuore e si raccomanda di custodirlo con la stessa cura e lo stesso amore che lui gli ha dato, fino al giorno in cui Dio chiamerà tutti.
Di conseguenza, oltre a perdere la musicalità, rischia di perdere addirittura qualche significato.
Ad esempio "già c'arriri lu mussiddu" in italiano sarebbe "già gli sorride il musetto" da noi ha un significato molto ampio: lo si dice a una persona che sta pregustando mentalmente una qualche vittoria o rivincita o un qualunque evento che gli darà sicura gioia. Insomma non solo un sorriso delle labbra ma un sorriso interiore che una persona lascia trasparire quasi inconsapevolmente.
Chiedo scusa per aver usato la sezione commenti per spiegare la poesia.
È solo che mi sono accorta di non averla spiegata abbastanza.
Finisco dicendo che non tradurrò mai una poesia dialettale, semmai potrò spiegarla meglio.
Grazie a tutti.
In italiano, i versi di Neruda o di Lorca non hanno lo stesso sapore che nell'originale proprio per le stesse ragioni che hai appena specificato.
Mi è piaciuta un sacco e l'unica parte che non ho chcompreso è quella che hai tradotto tu, forte dell'"indottrin amento"di ventuno anni di vita trascorsi con il mio ex marito calabrese (dialetto molto simile al tuo)
Bellissima poetica.
Ciao!
Carla