O mari, mari ca m’agghiuttisti

allu miu amuri nun ci pinsasti!

Chista è l’ura ca si susi

la niura ttrizza va sciugghiennu

mentri allu specciu si talia

già ci arriri lu mussiddu

pinsannu alli carizzi

ri quannu s’abbrazza a mia.

Iu lu sacciu chi va pinsannu

< quannu torna u me dilettu

ora ha fattu na simana

ca nun mi dormi n’ta lu lettu.

Cu sa? Se fici pisca bona

n’ta li acqui furasteri

chista vota mu prumisi

ca m'accatta la vistina.>

O mari, mari ca m’agghiuttisti

alla mia spusa nun ci pinsasti

cu ciò dici alla mia gioia

ca sugnu pani pi li pisci.

Ora u sentu, n’ta lu cori

lu risfiziu e lu duluri

di li tunni alla mattanza,

comu a iddi mi scannaru

e mancu fussi carni vasta

fora varca mi ittaru.

O mari, mari ca m’agghiuttisti

iu già quann’era picciriddu

ti tinia rinttra a lu cori

ora ca sugnu persu alli me cari

finu o iornu do signuri ,

n’ta lu funnu do to cori

cu dilettu ma sabbari.













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Profilo Autore: Ibla  

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Commenti  

sasha
+4 # sasha 11-07-2017 13:15
... mamma mia che difficoltà!
ho capito solo che c'è qualcuno che resta vedova (?) perché lo sposo, andato a pescare, è stato inghiottito dal mare e manco la veste nuova può portarle in dono! :(
emanuele
+4 # emanuele 11-07-2017 14:22
bellissimo testo nonostante la tragedia consumata ... non so se l'hai scritta viaggiasndo di fantasia o se si tratta di una storiareale(pur troppo), HO APPREZZATO MOLTO COMUNQUE IL LINGUAGGIO,LE METAFORE E LE IMMAGINI CHE HAI SAPUTO RICREARE NELLA MENTE, BRAVA!
Antonia Vono
+3 # Antonia Vono 11-07-2017 14:59
Magnifica, nonostante il profondo dolore che incarna.
Il vernacolo dona sempre quel caratteristico sapore reale e vicino.
Saluti
Antonia
Ibla
+4 # Ibla 11-07-2017 15:08
Alcune note su: Mari

Questa è la storia di uno dei tanti pescatori siciliani che per ottenere una pesca più abbondante, solcano le acque internazionali avvicinandosi pericolosamente alle coste tunisine, rischiando la cattura e certe volte anche la morte.
Infatti ci sono stati casi di pescatori scomparsi in simili occasioni. E altri hanno raccontato di essere stati aggrediti da motovedette tunisine che gli hanno sparato addosso e di essere riusciti a sfuggirgli.
Quella che di seguito immagino, potrebbe essere la storia di uno degli sventurati che non hanno più fatto ritorno e di cui nessuno parla più.
Questo giovane, parla al mare, mentre sprofonda in esso, colpito a morte. Gli parla della sua donna che lo aspetta, immaginando quello che lei sta pensando in quel momento -con l'ingenuità di una giovane sposa che pensa alle carezze del marito e al vestito nuovo che gli comprerà- ignara della sorte toccata al suo uomo.
Si paragona ai tonni di cui spesso ha partecipato alla mattanza e percepisce la loro disperazione per quella morte atroce.
Infine si raccomanda al mare, che lui sin da bambino ha amato con tutto il cuore e si raccomanda di custodirlo con la stessa cura e lo stesso amore che lui gli ha dato, fino al giorno in cui Dio chiamerà tutti.
Antilirico
+3 # Antilirico 11-07-2017 15:58
Molto istruttivo, ma sulla poesia potevi aggiungere una traduzione...
Ibla
+3 # Ibla 11-07-2017 16:49
Una poesia che nasce in forma dialettale, secondo me, non dovrebbe mai essere tradotta alla lettera; per il semplice fatto che alcune espressioni dialettali non trovano la corrispondenza nella lingua italiana.
Di conseguenza, oltre a perdere la musicalità, rischia di perdere addirittura qualche significato.
Ad esempio "già c'arriri lu mussiddu" in italiano sarebbe "già gli sorride il musetto" da noi ha un significato molto ampio: lo si dice a una persona che sta pregustando mentalmente una qualche vittoria o rivincita o un qualunque evento che gli darà sicura gioia. Insomma non solo un sorriso delle labbra ma un sorriso interiore che una persona lascia trasparire quasi inconsapevolmente.
Chiedo scusa per aver usato la sezione commenti per spiegare la poesia.
È solo che mi sono accorta di non averla spiegata abbastanza.
Finisco dicendo che non tradurrò mai una poesia dialettale, semmai potrò spiegarla meglio.
Grazie a tutti.
Aita Carla
+2 # Aita Carla 11-07-2017 20:42
La penso come te Ibla: le poesie in altre lingue e in dialetto perderebbero troppo ad essere tradotte.
In italiano, i versi di Neruda o di Lorca non hanno lo stesso sapore che nell'originale proprio per le stesse ragioni che hai appena specificato.
Mi è piaciuta un sacco e l'unica parte che non ho chcompreso è quella che hai tradotto tu, forte dell'"indottrin amento"di ventuno anni di vita trascorsi con il mio ex marito calabrese (dialetto molto simile al tuo)

Bellissima poetica.

Ciao!

Carla

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