Sulla vetta
tra bifore e ricami
una corsa sfrenata
di possenti gong,
uno stormo di colombi
in ansia si disperde.
Nel giardino dei Sabatini
le statue di monarchi
mi sfidano in altezza
e l’acqua scivola tra le pieghe
innamorata dell’indifferenza.
Sollevami a sbirciare
tra le fessure del passato,
ad imitare il canto euforico
di zoccoli d’alabastro,
prima che il sole muoia
sulla cupola di Debod.
La primavere si annuncia
a frotte di lucidi pensieri.