Al primo cenno d’alba volli il mare.
Lo vidi, come me, in dormiveglia
con onde basse a far da mite coltre.
E lungo la battigia passeggiava
la brezza dai respiri così calmi
da non solleticar le sabbie stufe
di quella notte assai lunga e fredda.
M’avvicinai al nero scoglio mio
e poi da lì guardai l’orizzonte.
Il solito saluto al nuovo cielo,
i neri occhi di Peppe il pescatore
e quindi lesti in barca a ordinare
le lenze e l’esche per allietare i cuori.
Poi nulla più, soltanto vibrazioni
secrete da possenti emozioni.
Sul tavolo in cucina, caffè nero
versato nell’amaro denso cruccio
per un sogno impiccato al patibolo del tempo.
Lo vidi, come me, in dormiveglia
con onde basse a far da mite coltre.
E lungo la battigia passeggiava
la brezza dai respiri così calmi
da non solleticar le sabbie stufe
di quella notte assai lunga e fredda.
M’avvicinai al nero scoglio mio
e poi da lì guardai l’orizzonte.
Il solito saluto al nuovo cielo,
i neri occhi di Peppe il pescatore
e quindi lesti in barca a ordinare
le lenze e l’esche per allietare i cuori.
Poi nulla più, soltanto vibrazioni
secrete da possenti emozioni.
Sul tavolo in cucina, caffè nero
versato nell’amaro denso cruccio
per un sogno impiccato al patibolo del tempo.
Commenti
Ricordi che tornano ad inumidire la malinconia degli anni che sono andati. Amo l'ultimo verso, davvero tanto poetico. Immagini dense di dolce melanconia.
Ciao...^.^