Ancora il respiro non ascolto,
sarà un’alba più muta che mai.
L’aurora, io voglio immaginare,
impeccabile non deve esser stata.
Eppure, vedo smanie nei colori.
Emergono nervosi, maculati
in questo cielo quasi avvilito,
consumato ormai, fin troppo stanco.
La notte dura gli ha ridotto ampiezza
ed ogni lembo cresceva in densità.
Il nero ha cancellato troppe stelle
e forse s’ è salvata mezza luna.
Se fossi in riva al mare, la tristezza
avrebbe un retrogusto dolce amaro
poiché la sorbirei con acqua e sale
offerta dalle mie amiche onde.
Ma sono qui, tra palazzi e antenne,
tra cassonetti zeppi e birre rotte
ad aspettare un giorno nato male
e un sole che almeno attenui i danni.
*
Stesura 19/08/2021
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