su rotte di aerei distratti
che non guardano in basso
le vite di un giorno qualunque
in affanno privo di scopo
senza speranza di inventarsene uno
Fittizie esistenze
in confezione regalo
di effimera bellezza
prigioniere d'ingorghi
Attese di sogni tagliati da tram e metrò
rigonfi di burattini frementi
verso mete avariate da un sempre impegnato a raggiungerle
Attori di falsa indigenza tendono mani
Nuovi poveri con storie e memorie di terre lasciate
si tuffano su auto ai semafori con grinta rapace
per un servizio non chiesto rifiutato con sgarbo
La vita agra di un giorno tra i giorni
si consuma avara tra prati di latta e colline in cemento
per il dono di un sorriso in TV
proiettava l'ombra del piacere
rosso e arancione in fila
aspettavano colore represso
curiosi affollavano l'ombra
ormoni incattiviti
non tolleravano attese
il seno usciva dall'aria
irrigidendo ricordi
lei in ombra
sceglieva il represso
la triste carrozza
si allontanava
Nel supplizio, rivelò la strada
con dottrine d’amore,
proferendo parole con il cuore.
Delle gocce di rugiada
l’uomo afferrò solo briciole,
empio e miserabile di pace
solo a sparger dolore, capace.
D’animo nero, non si duole
avvolto dalla follia,
ipocrita di luce, traditore
incipria l’ingresso del cuore,
mai stanco, d’illudere l’idiozia.
Rinnegando la sofferenza,
Il calvario di un Cristo, buono
che dalla croce implorò il suo perdono,
vive, nella cieca indifferenza.
Si beava l’uomo
degli incanti del creato
ma esisté un tempo
di metamorfosi
in cui vite ambigue
oltre la soglia dei toni
mutarono pure i sassi
dei sorrisi degli angeli
formarono stille di cielo
del verso azzurro
pianoforti scordati
l’uomo usuraio
alterò ogni cosa
mutò gli orizzonti
deragliò fiumi
sfigurò monti
variò tinta al mare
ora sussulta la terra
si destano i mari
soffia la bufera
lei non si dà vinta
è pronta a dar battaglia.
Trascendo
verbalmente
e sale subdola
La rabbia cannibale
ignoranza insegnata
da maestri cechi
di valori scritti
in pagine non lette
o nascoste
da abili artisti
costruttori di verità
così gli occhi non vedono
tale bellezza
lasciata a noi
e noi senza pensiero
ci lasciammo cullare
su baratri mediatici
costruiti ad arte
da finti poeti
e diveniamo statici
rabbia mangiami
Come la brezza
la notte se ne va
cedendo il posto
alla spietata realtà.
Fiumana di sogni
d’illusioni attorcigliati
dai giochi di potere
e noi pedine
dai domani insicuri
quieti porgiamo noi stessi.
Abbrancati nella rete
li lasciamo agire
senza cruccio
stanchi di cogliere
insignificanti parole
chiusi nell’angoscia
sopravvivendo
in questo mondo
di carogne
Avrò sempre un sole
che rallegra il cammino
una spalla dove
accostare il mento
Avrò sempre una finestra
per contemplare l’anima
un fratello che viaggi
al mio fianco
Di sangue, si cibò la terra
Di figure lontano nel tempo,
sangue libero puro
nelle falsità dell’uomo.
Di sangue, scrissero la storia
coperti d’aria e silenzio
feretri eterei, anime
che imperiture, feriscono.
Di sangue, parole volano
tra inverni viola,
futuro spoglio di colore
e dimenticati volti.
Greve la quiete fa tacere le grida
di cuori lesi dall’avverso invasore,
che, di rosso macchiò l’amica terra
costellando campi di corpi vessati
tra singulti, d’innocenti giovinetti
e madri, dal viso vestito di lacrime
alla ricerca di un volto familiare,
tra i corpi cosparsi come frasche
e non vi è nessuna dolce musica
portata dalla nostalgica brezza
a conforto delle grida di dolore.
Descrizione
A tutte le vittime innocenti, senza distinzione di razza.
Di mille sguardi vuoti
"Shoah, il dolore della memoria"
Occhi smarriti e vuoti
pieni di sguardi di mille sguardi vuoti
marchiati, col sangue dell’ inchiostro
Mani che scavano altre mani
tra silenzi e lamenti di cuore
Preghiere in fuga oltre i muri e la fede
Piccoli piedi senza nome, e senza Dio
Senza scarpe in ginocchio,nel fango,
e nella neve.
A pochi passi dalla vita
A pochi passi dalla morte.
Maria Grazia Vai
…..per non dimenticare
Avrei voluto essere dei vostri
con l'informazione onesta
da dare libera ai lettori
poi ho preso un'altra strada
scegliendo d'istruire i ragazzi.
Con quello che succede alla parola
sempre più controllata dai potenti
che vogliono piegate stampa e scuola
senza vincoli sbocco resta solo ai versi
ospita ancora verità almeno la poesia.
Vitale tumulto, bastardo,
pugnala la mente con ciniche spille
offrendo eternamente alla vita
ricordi velati di dolore.
Il senno non arguisce
demolito da deliri carnivori
nel tempo buio scintillii di vita
Oscillano voci taciturne
nell’illusione del principio
ormai lontano dal caos vitale
isolati, tra soffocanti luci.
Futuro privo di parole
vite respinte nel fugato anno
nella dolenza sempre costante
In una società monetaria, dove l'unico Dio è il denaro,
un "uomo" viene misurato in base al guadagno ed al lavoro.
"Cosa fai nella vita?"
"Nulla."
"Perchè non ti cerchi un buon lavoro?"
"Perchè voglio vivere."
"Sei immaturo."
"Wow."