Fumavo avidamente e nervosamente l’ennesima sigaretta, quella mattina, appoggiato ad un cartellone pubblicitario, posto di lato all’ingresso dell’istituto di fisiologia da cui ero uscito per una breve pausa tra una lezione e l’altra. Fumavo e fissavo con lo sguardo perso nel vuoto, la traversa oltre la strada, a cercare chissà cosa. In effetti ero immerso nei miei pensieri e nei miei problemi a cui cercavo di dare una risposta soddisfacente. Ero tanto preso da non accorgermi nemmeno del caos che c’era per la via, provocato dal brulicare di studenti che si recavano presso gli istituti di loro competenza. Fumavo e tacevo, ma il silenzio era ricco di tutte quelle parole che non pronunziavo e tuttavia lo arricchivano di verità che forse non avrei mai dette. E tutto il clamore dettato dal caos, non passava più dalle mie orecchie. Svaniva, svaniva nei meandri della mia mente. D’un tratto, mi sentii tirare per il braccio. Ci volle un po’ prima che realizzassi che qualcuno voleva attirare la mia attenzione. Ebbi un sussulto e, solo allora, cominciai a sentire quella voce che faceva di tutto per attirare la mia attenzione. Ebbi una piacevole sorpresa quando mi rivolsi verso la proprietaria di una voce tra le più piacevoli che avessi sentito mai.

·         Nino, Nino stai bene ? Sembri imbambolato, Nino…svegliati dai !

·         Scu…scusa ero sovrappensiero. Perdonami…

·         …Mariangela ! Hai già dimenticato il mio nome ! Comprensibile per chi ne deve ricordare tanti, specialmente femminili, come te !

Quest’affermazione mi stizzì un po’, li per li, ma poi convenni che era vera. Conoscevo una grossa fetta di popolazione femminile universitaria. Non mi ero mai ritenuto uno sciupafemmine, ma ero tutt’altro che uno stinco di santo.

·         Scusa, amica mia, dovrei conoscerti ?

·         Penso di si – rispose lei – Ci ha presentato Palmira, l’altra sera “a casa tua “ e mi hai pure prestato un libro.

·         Ma si, Pamela ! Ora ricordo tutto !

·         Ma quale Pamela, ho detto che mi chiamo Mariangela !

La guardai e risi di gusto per la mia insipienza. Solo allora cominciai a inquadrarla  bene tra i miei pensieri, a notare quel provocante sorriso ingenuo e accattivante. Ne rimasi preso. Mi accorgo di essere preso da una donna, solo quando sento montare in me l’ansia di volerla conoscere, di voler fare l’istrione per vederla sorridere e, in quel momento montò in me l’entusiasmo e una voglia matta di farlo. E poi, era una ragazzina ben fatta, non molto alta, magari, ma con tutte le sue cosine a posto.

·         Scusami ancora, questa volta però mi farò perdonare. Se vuoi, ci potremmo vedere al bar dell’università e ti offrirò un caffè, questo pomeriggio.

·         Mi spiace, sono impegnata in un seminario, sarà per un’altra volta…e poi io esco sempre con Palmira, mai da sola. Ma, se non sei il lupo cattivo, potremmo uscire con lei e Salvatore, il suo ragazzo. Magari andiamo al cinema…

Detto, fatto. Nessuna difficoltà per me contattare la mia più grande amica e invitarla per una serata al cinema. Sicuramente l’avrei convinta. E ne diedi, anche a Mariangela, la certezza con aria di sufficienza. Ci lasciammo con questa certezza, ma appena girato l’angolo, corsi a perdifiato verso la pensione di Palmira per renderla reale. Appena in tempo. Ero trafelato e col poco fiato che mi rimaneva di riserva, argomentai con la mia amica.

·         Qual buon vento, Nino ? Cosa ti porta qui ? Ma vento o non vento, ora non ho tempo. Ho fretta, sono in ritardo, ciao.

·         No, aspetta, il cinema…Mariangela…usciamo con Salvatore….

·         Calma, una cosa per volta. Cosa centra Mariangela con il cinema ? E tu, con Salvatore che uscite insieme ? Che storia è questa ? Ma, principalmente, dimmi, che hai bevuto stamattina ?

Quando mi fui spiegato, mi promise, ovviamente, la sua collaborazione, tuttavia restò in surplace, guardandomi intensamente.

·         Mica sarai innamorato ? Mariangela è carina e tu sei il solito birbantello !

·         Innamorato io…tse ! Sai che non cedo a certe lusinghe. A me piace punire le donne.

·         Ah novello Casanova, mi sa che con Mariangela fai il botto ! E, a proposito, il cinema lo paghi tu !

Me ne andai sorridendo, sapevo che non mi sarei mai innamorato di Mariangela, come, in effetti, non mi innamorai, ma ebbi con lei  un rapporto indescrivibile che ci unisce  ancora oggi. Andammo al cinema. Era tanto l’ansia di iniziare una storia con quella ragazza che non avevo nemmeno visto il titolo del film in proiezione. Volevo fare buona impressione e li avevo portati in una sala di prim’ordine. Palmira fece in modo che sedessimo vicini io e Mariangela ed io cominciai a sperare in un discreto impianto d’illuminazione…soffusa. Ma il peggio doveva arrivare. Il film era in bianco e nero e si trattava, ahimé, de “La corazzata Potemkin”, si, proprio quella che Paolo Villagio definisce una….lasciamo perdere. Palmira avrebbe voluto uccidermi e me lo disse con gli occhi. Mariangela inforcò gli occhiali, ma solo per darsi un tono. Dieci minuti dopo eravamo fuori ! Per farmi perdonare, offrii un gelato fuori e la nostra prima serata finì li. Pensavo che avrei corso seri rischi ad invitarla di nuovo e, invece, ci venne…ed anche da sola. Finché diventammo inseparabili, buoni amici. Non durò molto, tanto per il mio carattere. E poiché si vedeva mille miglia che ci piacevamo, una sera che ci trovavamo in una zona panoramica della città, la baciai. Sapevamo entrambe che sarebbe finita così e lei mi accettò senza ritrosie. Anzi, in un mutismo assordante ! Io parlavo e lei ascoltava, io mangiavo e lei mangiava, io volevo fare l’amore ed anche lei lo voleva. Quel silenzio era diventato un’ossessione. Mi chiedevo spesso semmai avessi sbagliato qualcosa in quello che facevamo assieme ma lei non mi manifestò mai il suo pensiero, sembrava aver deciso di vivermi così, senza parlare. La nostra separazione fu traumatica per me, per lei forse…questo non lo so ! D’improvviso sparii dalla sua vista per sempre e lei non mi cercò mai. In seguito la ritrovai tramite Facebook. Feci la faccia tosta e la chiamai. Mi accolse con frasi di cortesia temperata ed allora le spiegai i gravi motivi che mi avevano costretto a prendere quella decisione e, nella discussione, notai che parlava, parlava tanto, come non aveva mai fatto con me. Mi stupii e decisi di farle la domanda clou, quella che arrovellava il mio cervello anche a distanza di tempo. Ridacchiò al telefono e poi con voce simpatica ma risoluta volle rispondermi.

·         Mi hanno insegnato che nella vita bisogna far fatti e non chiacchiere sterili. Ti amavo e condividevo tutto di te. Dal cibo alle tue passioni, dallo studio, alla voglia di fare all’amore. Ero fusa con te e facevo tutto quello che mi chiedevi perché sentivo anch’io il tuo stesso desiderio. Cose che non condivido e non ho mai condivise nel mio attuale matrimonio. Le parole ? Se vuoi le parole aggiungile tu, ora, io non le ho dette si, ma tu, le hai mai pensate ? Sai, so dire anche le parole in silenzio, parole del tipo “ti voglio bene”. Se vuoi t’insegno.
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Commenti  

Cla
+2 # Cla 29-09-2015 10:22
Bravo Broson, racconto più che realistico e scorre molto bene! :)
Giò
+2 # Giò 29-09-2015 15:22
Già, spesso le parole viaggiano nel silenzio, specialmente "in alcuni momenti", ma non è detto che non si possa irrompere
con una esclamazione di gioia, di entusiasmo, di meraviglia, di compiacimento e soddisfazione. Anche il desiderio ha parole!
Diamine, siamo di carne e sentimenti, mica macchine. Si vede che la "lei" del tuo racconto amava le emozioni silenziose.
Bel racconto, piaciuto. Ciao, Nì... ^ - ^
Caterina Morabito*
+1 # Caterina Morabito* 29-09-2015 16:30
Ho preso fiato!!!!Bellis simo racconto, complimenti Bronson!!!
nabrunindu
+1 # nabrunindu 29-09-2015 17:25
bello, letto tutto d'un fiato, quanti rimpianti nella vita...chissà come sarebbe andata se tutte le fiamme giovanili fossero state tenute in caldo, mah!!!!

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