Uno scalino dopo l'altro.
È una lenta salita verso la luce
che chiama con voce sensuosa.
E dinanzi a me appare, proprio al centro,
l'amor truce in posa, il mio idolo;
con l'aspetto di mille aurore
ad attendermi con impazienza
seduto sul suo trono: il patibolo.
E ora, ché scompaiono le mie paure,
mi piego con schifosa indecenza
e l'animo si concede alla sua richiesta ingorda.
La corsa brama il mio respiro,
mi vuole corrompere,
quindi stringe la corda.
È giunta! Comincia, animalesca e ardita,
la sottomissione. Scoprire il suo raggiro:
"è una semplice canzone..."
È l'ora della vita!
Prendo a vibrare nel suo abbraccio,
fatto di pulsazioni, di colori
che sono solo subdole allusioni.
Rimango privo di volontà e coraggio.
E come una cisterna piena di fori
sverso il mio essere sopra al legno:
il palco col cappio che cercavo
ha dato qualche attimo di sollievo
prendendo la mia dignità come pegno.
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