Era un pomeriggio di fine primavera,
il cielo terso, lucido come la cera.
Il sole caldo e basso all'orizzonte,
ci accarezzava la pelle,
ci sbatteva sulla fronte.
Le rondini disegnavano acrobazie,
garrendo, stridule, nel cielo di maggio,
il giorno sempre più lungo,
l'estate era vicina, non ci speravi più,
quasi come fosse un miraggio.
Eri ancora un ragazzino,
nell'assolato pomeriggio di primavera,
con gli amici di un tempo,
leggero, quando ancora la vita era priva di patimento.
Due tiri a un pallone,
e poi seduti lì, su quel marciapiede,
su un muretto diroccato,
a parlare del più e del meno,
a scherzare, a disegnare un futuro ameno.
Il pallone tenuto sotto a un braccio,
ogni tanto lo facevamo rimbalzare,
per ammazzare il tempo,
pensando già all'estate,
al mare e al sole...
ma poi sarebbero tornate le scuole.
Era l'ultimo pomeriggio tutti lì insieme,
tu non lo sapevi, non lo potevi sapere,
che da un giorno all'altro si cresce,
e niente é più come prima, nemmeno l'amicizia,
che muta, si fa sempre più schiva.
Alcuni di quegli amici, con i quali condividesti tutto,
non li avresti più parlati,
ma nemmeno quello sapevi,
che si sarebbero dileguati.
Scivolati via dalla tua vita, come quel pallone,
che rincorreste tutti insieme,
lungo quel vialone.
Quella ripida discesa, ripida come la vita,
che é una grande impresa.
La scuola stava finendo,
e tu eri ancora un ragazzino,
non vedevi l'ora che quel tempo meschino,
volasse via e ti facesse uomo.
Ma non sapevi che il tempo galantuomo,
sarebbe volato sì,
ma a tuo discapito,
ti sarebbe passato addosso,
come un treno in corsa, ti avrebbe divorato
come una voragine, un grande fosso.
Era l'ultimo pomeriggio a tirare calci ad un pallone,
non lo avreste più fatto,
lungo quel vialone,
l'anno dopo sareste stati già troppo grandi,
qualcuno con la ragazza,
qualcun altro andato via,
lontano dal paesino...
scorreva l'infanzia mia.
Se solo avessi saputo che era l'ultimo pomeriggio,
sarei stato fuori fino a tardi,
fino all'imbrunire,
avrei desiderato potesse non finire.
Li avrei abbracciati uno ad uno,
perché saremmo diventati quasi nemici,
e il vero motivo, beh... quello non lo sa nessuno.
È il tempo che ci ha calpestati,
resi grandi come desideravamo,
ma forse più sciocchi,
meno sinceri.
Ci ha diviso, sparso per il mondo,
ora sono grande,
E vorrei rivivere quel pomeriggio, anche per un solo secondo.
il cielo terso, lucido come la cera.
Il sole caldo e basso all'orizzonte,
ci accarezzava la pelle,
ci sbatteva sulla fronte.
Le rondini disegnavano acrobazie,
garrendo, stridule, nel cielo di maggio,
il giorno sempre più lungo,
l'estate era vicina, non ci speravi più,
quasi come fosse un miraggio.
Eri ancora un ragazzino,
nell'assolato pomeriggio di primavera,
con gli amici di un tempo,
leggero, quando ancora la vita era priva di patimento.
Due tiri a un pallone,
e poi seduti lì, su quel marciapiede,
su un muretto diroccato,
a parlare del più e del meno,
a scherzare, a disegnare un futuro ameno.
Il pallone tenuto sotto a un braccio,
ogni tanto lo facevamo rimbalzare,
per ammazzare il tempo,
pensando già all'estate,
al mare e al sole...
ma poi sarebbero tornate le scuole.
Era l'ultimo pomeriggio tutti lì insieme,
tu non lo sapevi, non lo potevi sapere,
che da un giorno all'altro si cresce,
e niente é più come prima, nemmeno l'amicizia,
che muta, si fa sempre più schiva.
Alcuni di quegli amici, con i quali condividesti tutto,
non li avresti più parlati,
ma nemmeno quello sapevi,
che si sarebbero dileguati.
Scivolati via dalla tua vita, come quel pallone,
che rincorreste tutti insieme,
lungo quel vialone.
Quella ripida discesa, ripida come la vita,
che é una grande impresa.
La scuola stava finendo,
e tu eri ancora un ragazzino,
non vedevi l'ora che quel tempo meschino,
volasse via e ti facesse uomo.
Ma non sapevi che il tempo galantuomo,
sarebbe volato sì,
ma a tuo discapito,
ti sarebbe passato addosso,
come un treno in corsa, ti avrebbe divorato
come una voragine, un grande fosso.
Era l'ultimo pomeriggio a tirare calci ad un pallone,
non lo avreste più fatto,
lungo quel vialone,
l'anno dopo sareste stati già troppo grandi,
qualcuno con la ragazza,
qualcun altro andato via,
lontano dal paesino...
scorreva l'infanzia mia.
Se solo avessi saputo che era l'ultimo pomeriggio,
sarei stato fuori fino a tardi,
fino all'imbrunire,
avrei desiderato potesse non finire.
Li avrei abbracciati uno ad uno,
perché saremmo diventati quasi nemici,
e il vero motivo, beh... quello non lo sa nessuno.
È il tempo che ci ha calpestati,
resi grandi come desideravamo,
ma forse più sciocchi,
meno sinceri.
Ci ha diviso, sparso per il mondo,
ora sono grande,
E vorrei rivivere quel pomeriggio, anche per un solo secondo.
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