vedono nelle notti buie la stessa luna
allora non sono così lontani
sentono la stessa musica
I loro cuori battono allo stesso ritmo
e danzano nei loro sogni
Quanti chilometri delle loro voci percorrono
di discorsi e sorrisi e quante volte dietro ad un telefono scende una lacrima nel silenzio di una voce
E quanti chilometri sarebbe nel nostro cuore per tutta l'eternità
Del ricordo è vago sogno
Quel che piace al mondo
Consumandomi ragiono
Di ciò ch'i' fui e di cio che sono.
Non c'è tempo che non sia
Breve e meriggiare è dolce
Ricordo di cui mi pascio
Con delle rime il suono.
Ma della giovinezza resta
Incrita voglia di viaggiare
Oltre le alpi e per tutto
Il litorale. Ave messo salutare.
il cielo terso, lucido come la cera.
Il sole caldo e basso all'orizzonte,
ci accarezzava la pelle,
ci sbatteva sulla fronte.
Le rondini disegnavano acrobazie,
garrendo, stridule, nel cielo di maggio,
il giorno sempre più lungo,
l'estate era vicina, non ci speravi più,
quasi come fosse un miraggio.
Eri ancora un ragazzino,
nell'assolato pomeriggio di primavera,
con gli amici di un tempo,
leggero, quando ancora la vita era priva di patimento.
Due tiri a un pallone,
e poi seduti lì, su quel marciapiede,
su un muretto diroccato,
a parlare del più e del meno,
a scherzare, a disegnare un futuro ameno.
Il pallone tenuto sotto a un braccio,
ogni tanto lo facevamo rimbalzare,
per ammazzare il tempo,
pensando già all'estate,
al mare e al sole...
ma poi sarebbero tornate le scuole.
Era l'ultimo pomeriggio tutti lì insieme,
tu non lo sapevi, non lo potevi sapere,
che da un giorno all'altro si cresce,
e niente é più come prima, nemmeno l'amicizia,
che muta, si fa sempre più schiva.
Alcuni di quegli amici, con i quali condividesti tutto,
non li avresti più parlati,
ma nemmeno quello sapevi,
che si sarebbero dileguati.
Scivolati via dalla tua vita, come quel pallone,
che rincorreste tutti insieme,
lungo quel vialone.
Quella ripida discesa, ripida come la vita,
che é una grande impresa.
La scuola stava finendo,
e tu eri ancora un ragazzino,
non vedevi l'ora che quel tempo meschino,
volasse via e ti facesse uomo.
Ma non sapevi che il tempo galantuomo,
sarebbe volato sì,
ma a tuo discapito,
ti sarebbe passato addosso,
come un treno in corsa, ti avrebbe divorato
come una voragine, un grande fosso.
Era l'ultimo pomeriggio a tirare calci ad un pallone,
non lo avreste più fatto,
lungo quel vialone,
l'anno dopo sareste stati già troppo grandi,
qualcuno con la ragazza,
qualcun altro andato via,
lontano dal paesino...
scorreva l'infanzia mia.
Se solo avessi saputo che era l'ultimo pomeriggio,
sarei stato fuori fino a tardi,
fino all'imbrunire,
avrei desiderato potesse non finire.
Li avrei abbracciati uno ad uno,
perché saremmo diventati quasi nemici,
e il vero motivo, beh... quello non lo sa nessuno.
È il tempo che ci ha calpestati,
resi grandi come desideravamo,
ma forse più sciocchi,
meno sinceri.
Ci ha diviso, sparso per il mondo,
ora sono grande,
E vorrei rivivere quel pomeriggio, anche per un solo secondo.
la natura
con dolci doglie
una esplosione di verde...
La madre
feconda e nutre
i cerbiatti e le raganelle...
All'improvviso il cacciatore
spara!
Bam! - Silenzio nel bosco, pianto!
Un fru fru di fuga fra le fronde,
si accascia il cinghiale.
è che
ci lasciamo perdere
senza compromessi
ce ne andiamo e ci mandiamo al diavolo
o in Paradiso
con assoluta e simpatica libertà.
Il bello di noi
è che abbiamo sorrisi
per chi sta male, sempre
è che accogliamo
dentro di noi il bello e il buono
del mondo
per poi ridarlo
con la musica, con le parole
con tutta la voce
a chi magari ci disprezza
ma soprattutto a chi apprezza
la nostra spensierata allegria.
Il bello di noi
sta nelle nostre anime
quando sono raccolte
nella preghiera
di quelli come noi.
Quelli come noi
sono condannati a cantare
le eterne emozioni
vestite di cuoio e di acciaio.
Ribelli si nasce
non si diventa.
E mi afferro ad un filo d'erba
Per non cascare
Nell'immensità dell'universo
Crescevo sotto l'infinito
Ed un turbinio di stelle
Accompagna la mia veglia
Quando riguardavo la mia immagine
Sotto l'orsa a studiar le carte
Vedevo tutto diverso
Come se nel cielo
Il lento muover delle stelle
Avesse cambiato verso.
Così rimembro io
La perduta voce
Di quell'amore che volle
Lasciarmi solo
Ma più tremendo
Insieme con il corso
Del cielo trepidante
Ed il filo d'erba che mi sostiene
Cambia al variare della stagione.
che va verso il mare
e ostacoli da superare
e seguire lungo il sentiero.
seduto guardo
attraverso il finestrino
osservo i passeggeri sconosciuti
salir con sguardo sincero
visi travagliati,
visi allegri, vedo riflessi.
Non abbiamo tempo
per dialogare e ammirare la bellezza
né per sostare,
sempre in fretta in questa vita.
Altri fermi fissano a lungo,
come persi nel vuoto
il treno della vita
prosegue giorno dopo giorno
era una piccola sosta
in una piccola stazione della vita.
Il mondo è volontà e rappresentazione
dicono; “da casa mia cosa vuoi sapere?”
Dicono lavora ma a che pro l’azione?
Mi chiedo se valga la pena per vedere.
Un ritorno che chiama giocoso
l’uroboro che conduce ascoso
dalla melanconia all’amor per il fato
al concetto che in casa sto bene
nonostante i passanti ed il loro iato
passanti drogati e lavora si ma fallo bene
intanto lavoro per studiare il baffone
ma lavoro e quindi niente Fone
Ma per favore! Il tempo riverbera
nel contemporaneo uno spirito effimero
che del bene conosce e serba
a sé il tempo migliore e quel crine femmineo
Non creder che il tempo sia passato
ad ogni incidere si fa mia la linea di fuga del pathos
Un incedere lento ma gratificato
Un lavoro di sintassi e sintagmi
sapientemente intrecciati al caso
come l’eruzione dei vulcani ed i loro magmi
si solidificano lasciando al conoscibile
l’essenza anch’essa mia ma incredibile
Diviene fatto e quindi morale
non lascia niente al caso invece demorde
della logica la sua condotta mentale
tracciando segmenti su queste corde
e son tracciate da infinite dita
che modella la materia fino a darle vita.
la parola la quale è ormai inaridita
sembra tutto un difficile suono ferreo
da ascoltare in silenzio argenteo
mentre tutto intorno - uomini albero -
sembra un martello che smuove
antiche ruote d'acciaio in tanti istanti
come in un museo di treni a vapore
poi tutto d'un tratto come subitamente
dopo spari, apparì (e come?) d'un tratto
il silenzioso suono delle posate:
una tavola imbandita a festa.
Ed il sole brillava come prima:
era di nuovo giorno. Il primo dell'eternità.
Buon martedì 31 maggio 2022 a voi e famiglia,
amici, amiche, familiari, parenti e conoscenti
vicini e lontani,
reali e virtuali!
Che la fine di maggio sia anche
la fine delle nostre sofferenze,
dei nostri dubbi, delle nostre paure,
di tutto quello che ci ha angosciati!
Non abbandoniamo i nostri progetti,
l’amore per la famiglia,
la fede in Dio,
la speranza di un futuro migliore!
Se qualcosa ci turba,
ci fa soffrire e va storto,
non bestemmiamo,
non lasciamo che ci crolli il mondo addosso!
Non diamo la colpa a chi non c’entra niente,
a chi invece di noi voleva altra gente,
più capace, più ragionevole,
più cristiana, meno serpente!
Fermiamoci e ragioniamo, in questi casi,
plachiamo la nostra ira,
quietiamo la nostra anima,
disarmiamo il nostro spirito ribelle!
Domani arriva giugno da noi amato,
ci porterà al mare, finalmente,
soltanto gioia e tanto divertimento,
un messaggio di speranza: buona vita a tutti!
Le note
di questo pettirosso
che sull'ali di primavere
sono lire e chitarre
dal popolo
in basso cantate
ma più canzoni e più alte
di quelle basse
sono le poesie
e son io che canto
alle Pleiadi
chiedendo:
Voi forse siete nuove?
In questa notte
che si è accompagnata
dal canto del pettirosso
in questa sera
ormai si sentono lontani
bramiti che si effondono
nel vento in gran numero;
odorano di schiuma e muschio.
I pargoli dell'asilo
corrono senza pensieri
nel vento in gran numero -
parole e cipressi
monti e freschezza.
E' la poesia il canto
che l'anima eleva.
L’amicizia non è un sogno,
e neanche una gran bella invenzione,
è un cucciolo dinoccolato che ci apre
i cancelli di un’altra vita,
emerge sicura e orgogliosa
con autorità ci guida in fila indiana,
verso i crepuscoli della felicità
si sacrifica e ci accompagna,
approfitta e trafigge il cuore!!
Dall’amicizia ho imparato,
ad essere più furbo e intraprendente,
con istinto innato alla prima occasione,
radunarci al richiamo per una sana amicizia!!
L’amicizia, è una gran bella scusa,
per capirci senza il bisogno di dover spiegare,
consegnarci tutti i segreti
è il permesso di trascorrere
un’infinita amicizia
che trasporta ad occhi chiusi,
ad una velocità che non conosce istruzioni!!
Ampiamente dimostri di meritare le pulsazioni,
del mio cuore, ora godiamo soltanto pace,
nella nostra relazione si intrattiene la sincerità,
a te, il mio più vivo ringraziamento,
se con garbo abbiamo superato il passaggio,
nel tentativo di comprenderci,
abbiamo in mano una poesia
dovremo muoverci a gustarcela
prima che si ripresentino le medesime difficoltà!!
A te tutta la mia gratitudine,
per il modo naturale di esprimer la tua felicità,
non fai che nutrirmi, e di farmi tanto bene
non fai altro che aiutarmi,
con delicatezza mi consenti sentimenti
permanenti e fondamentali per collaborare
con rinnovato entusiasmo
apprezzando l’immenso valore,
della nostra laboriosa amicizia!!
Non potrei mai definirti amico senza cuore,
se pulsi di sentimento e di umanità,
sei ogni giorno al mio fianco con gratitudine,
da non sembrar vero,
ti confermi mio amico, nel mio cuore solitario,
quando c’è bisogno tu ci sei sempre,
ogni tuo gesto ruota attorno al mio benessere,
sempre squisitamente disponibile per raggiungermi,
e orientarmi verso la tua gioia, la tua contentezza,
sempre corretto per farmi vivere agiatamente!!
Sempre d’accordo per quanto riguarda,
le nostre prestazioni, sempre
meravigliosamente in perfetto equilibrio,
sempre grazie all’azione energetica
della nostra ben salda amicizia!!