Lo chiamano infinito, ma è solo una misura
fuori dal nostro orizzonte, un ponte
verso l’origine della vita o la sua fine,
il raccolto di sbagli casuali, di fughe
ai confini della terra senza rete di protezione.
Anche dalla nostra visuale è uguale,
accidentale quanto basta, spazio e tempo
senza frontiere, lamiere, rovine e un lampo
di gioia al dunque: se tutto vale
anche il sole al levarsi nelle zone
franche del cielo, ricoprirà le buche
del cuore di calore. Non c’è confine
tra colori diversi, solo mani giunte
in preghiera di ciò che è ignoto alla cultura.
Mi ha detto che è sincero quando scrive
che la verità che distingui tra i versi
è quella che conta
che la sua realtà non è come la tua,
che è sensibile all'angoscia e che si ammala di lei
che riceve gli schiaffi sui principi, orgoglio e anima
e non sul volto,
che vede bellezza anche in un granello di polvere
fluttuare nell'aria e che per lui quella è una danza.
Mi è stato detto che è responsabile
per lavare via i peccati del mondo,
li passa attraverso il suo
purificandole,
che guarisci dopo averlo letto,
che ti fa vedere, sentire, odorare,
ascoltare , toccare la bellezza,
improntarla come una seconda pelle e ti trasforma
in qualcosa che rimani per sempre.
Mi hanno detto che per esserci devi
passare attraverso le vite di altri,
di lasciare te, la tua vita,
di essere la concentrazione
volontaria di tutto ciò che hai mai incontrato.
Commenti
Bravissimi entrambi. La sensibilità è la dote dell' infinito.
Un saluto!