Del dolore acqueo che mi veleggiava nel corpo
rimangono i canali scavati, il sentore
radicato, gli spasmi involontari degli attimi.
E tu che li percorri in senso inverso,
ne baci ogni traccia e mi guarisci,
che per ogni croce incontrata
hai levigato i legni e trasformato
il rosso in oasi, scale di pianura in baci,
angoli in luce fiorita e tremori in parole.
Tu che mi traduci in versi
hai donato alle mie sere pluviali
il dono calmo della tua voce.
Tu che leggi in rima stonata il suono
delle mie parole mentre albeggia, scheggia
è l’ispirazione: del piacere, del dolore
o delle quiete. Magnete che attrae in favore
di vento anime in sospensione, la reggia
delle ombre è regolata dalle ore del tuono
e del lampo. Sarò la tua ultima pioggia
allo scadere dell’inverno e il tuo calore
sarà la coperta dei miei sogni, costeggia
il paradiso l’amore quando è un dono.
Commenti
In vero piacere leggervi.
Un saluto da Ibla.