E sono stati echi a condurmi, vento
in faccia, nessuna traccia del percorso
seguendo le rotte del caso. E le maree
che ho visto nella foto del futuro
le stesse che ho scattato ieri nella mansarda
con la trave storta- l’amore al tempo
del boato-, i sensi che ci guidano col suono
di una chitarra distorta, vedo lontano
la prossima estate, la primavera
che verrà dopo l’inverno, altro fiato
da aggiungere al coro degli angeli neri.
Le rose che stanno aspettando, la principessa
ancora non è scesa, ma sarà la stessa
che è salita vestita di seta soltanto ieri
c’è stata la prima volta che ti ho parlato
era di mattina- forse avrei preferito di sera-
e se ti guardo negli occhi e sorrido, l’umano
che si accende in me è nel tuo cono
di luce scomposta nei colori dell’arcobaleno. Scorda
ciò che è stato, i tamburi di latta e il muro
alzato di notte, ti scrivo da un’altra età, le idee
non muoiono mai e certi giorni perfetti, nel verso
di vite sbagliate sono rami di alberi sottovento.
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