E’ un’alba di settembre in via della Stazione
della città sconosciuta, mi stai aspettando
è tutto pronto per la colazione, la radio
è ancora spenta. Ti chiamo dal cellulare
da sotto il portone di casa, è questo l’accordo
i tuoi non vanno svegliati, non scordo
nulla, cosa credi? Non so se è questo l’amore
corpi avvinghiati, respiri asincroni, lo stadio
del piacere all’ultima tacca e il fondo
delle energie in riserva, la canzone è finita.
L’assegno lo hai firmato, è una liquidazione
uno schiaffo in faccia, l’ho visto nei tuoi occhi
quando stavo sopra di te che tutto era compiuto
che il ciclo era chiuso. Ciò che mi chiedo
ora che il tempo ha cancellato ogni emozione
cosa è successo quel giorno in via della Stazione
se appena qualche ora prima non c’era un chiodo
fuori posto, il saldo era attivo e un altro fiato
ci univa, se in quella mansarda di occhi e specchi
le immagini non erano sfocate dalla delusione.
Non c’è voluto molto per dimenticare, un anno
un mese, prima di farti sparire dai dintorni
della mente e del cuore, se è il sesso a dominare
mi sono detto è più facile ritrovare la strada smarrita.
Quando a settembre ho visto le arance sugli alberi
mi sono stupito, ma erano marce, virus e batteri
ci hanno infettato ed è girata in fretta la vita
su cardini arrugginiti, poi è bastato solo scuotere
l’albero per spogliarlo dalle foglie e dai contorni
di luce. In via della Stazione ora è inverno.
della città sconosciuta, mi stai aspettando
è tutto pronto per la colazione, la radio
è ancora spenta. Ti chiamo dal cellulare
da sotto il portone di casa, è questo l’accordo
i tuoi non vanno svegliati, non scordo
nulla, cosa credi? Non so se è questo l’amore
corpi avvinghiati, respiri asincroni, lo stadio
del piacere all’ultima tacca e il fondo
delle energie in riserva, la canzone è finita.
L’assegno lo hai firmato, è una liquidazione
uno schiaffo in faccia, l’ho visto nei tuoi occhi
quando stavo sopra di te che tutto era compiuto
che il ciclo era chiuso. Ciò che mi chiedo
ora che il tempo ha cancellato ogni emozione
cosa è successo quel giorno in via della Stazione
se appena qualche ora prima non c’era un chiodo
fuori posto, il saldo era attivo e un altro fiato
ci univa, se in quella mansarda di occhi e specchi
le immagini non erano sfocate dalla delusione.
Non c’è voluto molto per dimenticare, un anno
un mese, prima di farti sparire dai dintorni
della mente e del cuore, se è il sesso a dominare
mi sono detto è più facile ritrovare la strada smarrita.
Quando a settembre ho visto le arance sugli alberi
mi sono stupito, ma erano marce, virus e batteri
ci hanno infettato ed è girata in fretta la vita
su cardini arrugginiti, poi è bastato solo scuotere
l’albero per spogliarlo dalle foglie e dai contorni
di luce. In via della Stazione ora è inverno.
Commenti
ED ECCO RITROVARSI COME UN ALBERO SPOGLIATO DELLE SUE FOGLIE...
VERSI SENTITI DALLA CHIUSA PIU' CHE LECITA... PIU' CHE ESPRESSIVA...
BUONA SETTIMANA FRANCESCO.
*****
e aspro. E poi la poesia nella mia concezione non può essere solo consolatoria. Grazie comunque per i complimenti.
Sei bravo, in tutte le tue opere c'è molto di inconsueto, un pò fuori dalle righe, ed io ti apprezzo tanto.
Complimenti!... Ciao... ^.^