mi discosto dal mondo,
mi basto, senza chiedere nulla.
Tra lune e soli, tramonti e albe nuove,
ritorno alla vita, pregustando
sapori e certezze.
Soddisfo la mia sete d'amore
con sguardi pieni di mare,
e notturne stelle che
scorrono il cielo.
Porto dentro fardelli
ma il peso è leggero,
e le mani stringeranno
ancora ricordando,
il respiro di una vita,
la mia vita, che sta logorandosi.
Un faro brilla sempre di luce
cosi l’anima di ogni uomo
un impasto di sole e di vento
da quell’impasto tutto viene.
Nel mio poco mancare
mi sono persa con cura tra le righe .
Dentro questo rifugio ho avuto conforto
e’ il posto equilibrato dove vengo sempre a trovarmi
capace di essermi cielo
antico come le stelle
capace di essermi spiaggia
con l’aria salmastra fin dentro le narici
capace di essermi cuscino
a riparare le braccia,
la testa,
il cuore.
Mentre la quercia
s’accompagna
con il cri cri dei grilli
mille lanterne
sorvegliano il cielo .
A me ricordano
una collana di perle a forma di conchiglie irregolari e sfuse,
sparse ovunque .
Il vento poi le disperde e
fascia i campi di tenacia .
Più in là, in solitudine ,
sonnecchiano le case .
Tutto dorme .
Ascolto la notte
con gli occhi socchiusi
quasi come un alito
si propone sul mio viso
è una carezza ,
un ricordo .
È la voce di mio padre,
di mio nonno,
dei padri e dei nonni,
dei tempi andati
vissuti,
una voce confusa
poi chiara,
pari ad un respiro
palpabile e sanguigno .
È una donna
di schiuma e di profumi ,
un canto di sirena
che adula i pescatori,
un suono delicato degli alberi ,
un fiato di vita tra le vie ,
una soffice piuma che
si adagia sui tetti
quando tutto riposa e
il paese con una nenia
mi culla .
non lasciarti ingannare dalla luna
che galleggia sull’acqua
che la luna è lassù
e tu come ogni notte sei a mollo
a pescare nei cieli…
**
e quando guardi il mare dalla barca,
non farti più gabbare
da quel volto irridente che sostiene
di essere te stesso.
**
la vita è un’illusione galleggiante.
lo sanno anche i pesci
che incappano ogni notte nelle reti
e ogni giorno finiscono in padella.
***********
ore 15,27
sabato 10706/2023
ogni muro una porta,
rugiada che si addensa ai vetri ,
un brivido fresco che rigenera e centinaia di stelle
su tutti i fianchi del cielo .
Senza fretta ,
non troppo lontano ,
vieni nelle curve impigliate dal verde
accanto ai fiori di campo inclinati
e sosta nelle ombre accese
che il vento disperde.
Vieni , alza la testa
molto chiaro si vede il mare.
Una nostalgia ci gonfierò
di storia infinita ,
croste di mura alle pareti ,
sapori antichi alle labbra e agli occhi splendore,
nient'altro che splendore .
che l'estate era esplosa,
poiché la sua luce abbacinante investiva ogni cosa.
L'aria profumava di frutti e di fiori,
i campi emanavano mille colori,
le cicale cantavano i loro amori.
L'atmosfera era rarefatta,
placida come le acque stagnati,
i nostri occhi giovani eran sognanti.
Canti soavi di uccelli variopinti
si udivan distinti in ogni luogo,
il caldo era rovente,
ogni superficie faceva bollente.
Non me ne accorsi prima
perché troppo impegnato
a lavorare, troppo per poter osservare
che il tempo cambia intorno a noi,
anche se, forse, in fondo, non lo vuoi.
È un sollievo la panchina
all’ombra della quercia
siedo e nulla m’importa
se anche il vento mi scompone
o un ghiro rosicchia le ghiande
di tutta la vita che passa
in silenzio
ne ascolto le storie .
Siedo e non penso
ai gatti che si avvicinano e fuggono i passeri
o alle nuvole sospese sui comignoli delle case
o a tutti tramonti intinti di fuoco che accendono il paese.
Il campanile
che lega le anime
odora di tempo
nelle infinite valli
punti incastrati di bruma
offrono zagare e
ginestre .
Il canto del fiume
smista il cielo
ogni volta che mi sento pioggia
o aria tagliata
siedo sulla pietra usurata
sciolgo la mia malinconia
e in un battito di ciglia la
luna sornione si affaccia e mi culla.
questa avara avara terra mia
e non so più percorrere i sentieri
dove trovare cespugli di more
un giorno lontano nell'acqua
di una fonte.
E lontano si perde l'eco di una risata
la mia
in questa città dove anche le zolle hanno terra
di parole e di tempesta
e dei palazzi
tra cannonate di vino
piccoli urrà di ragazzi
e di donne festanti
per l'anno che verrà.
illuminano l'ovale del mio volto.
Se tu sapessi l'aurora boreale
quanto fa male
alle persone sensibili
non ti lamenteresti troppo
del tuo mal di denti
senza senso.
Navighiamo rappresi
come uova in camicia
con la camicia
di forza.
Questo rumore fatto di silenzio,
dove neppure un lieve sospiro
riesce a parlare,
ti riempie e ti svuota.
Orizzonti d'autunno continuano
a cambiare sotto letargica armonia,
e trastulli d'usignoli
portano la loro melodia.
Scorrono i giorni con passo
costante, e non rimane ricordo.
Tempo assurdo vissuto
in sospeso di un'attesa,
che neppure Dio può colmare.
Bianche mani saranno nostalgia,
a raccogliere quel che rimane.
Scorrono immagini festose
nella testa...ora e' ciò che resta.