Alla finestra per ritagliarsi una porzione di cielo, appoggiata con la testa china sul petto, ad annusare la brevità del tramonto, a ricacciare il fantasma della notte. Lei non odorava di lavanda, era rimasta sullo scialle che le copriva le spalle, un odore transitorio che non cercava.
Sollevò la testa dai pensieri confusi, dai capelli color grano maturo, dai nastri di seta viola.
Guardò la luna compiacente, un sorriso sempre uguale di ruffiana interessata agli amori sulla terra, dischiuse le labbra e rantolò col bianco degli occhi in accordo col suo desiderio interiore .
La notte la cercava senza fretta, una mano a sorreggerle il mento, mentre avanzava, scavalcava, volava, planava senza il rossore che intimidisce e raggela.
I segni sulla tua pelle,
il sogno che svanisce in un lampo,
e le meteore che colpiscono all'unisono,
il centro stesso della mia consapevolezza;
mentre minute gocce brunastre cercano l'infinito,
e la transazione di vita ricomincia,
muta,
come sorgente che sgorga dalla terra dove nessuno la osserva.
Io leggo le rune sui tuoi polsi di un senso oscuro,
che solo alla lampada della follia potranno essere davvero svelate.
Io sento la Babele degli anni andati e a venire,
che soffia sulle tue ferite ancora aperte.
Io vuoto le mie tasche nelle tue mani eppure restano vuote,
come una diga che argina un mare.
E se mi chiedi cosa vedo io ti dirò solamente ...
vedo una vita che scorre,
che è trascorsa e che ancora domani,
scorrerà !
il suo spirito magnanimo
lui libero ma sempre legato, un magnete
non poteva stare senza, come l'acqua e Talete
quella nebbia che
li risciacquava, li confortava
quasi come fa un variopinto arcobaleno
non funzionava un cazzo, come in un triangolo scaleno
Lei ci andò per aprire gli occhi e scordarsi il passato
per non avvertire il tempo ed i suoi rintocchi
camminava senza sosta lungo il lungo litorale
quasi scordandosi perché era perseguita dal male
sola al tramonto, scriveva una lettera minatoria che
avrebbe solo dovuto imbucare la giusta cassetta della posta
la scrivette col sangue. sperando di rimanerne senza
lui la ricevette tardi, troppo tardi, non colse la giusta lenza
Lei la vita si tolse a Barcellona
aspettando una nuova alba di persona
non avendo alba di come si ricominciasse a respirare
rimasero solo Lei e un raggio di sole, l'ultimo dei raggi
dimenticandosi di averle donato un cappio, lui fuggì lontano
dopo l'omicidio crebbe in lui la capacità di ferire
ed in Lei di morire
La trovarono su un divano
…poi un eroe travestito da ragazzo
si affaccia lassù sugli scogli:
le mani in tasca,
camicia bianca aperta sul petto,
ai piedi un paio di nike.
È luglio in quel momento
il libeccio ha spazzato la spiaggia,
lontano da casa
lui guarda il mare
a Baratti...
-Ecco entra in scena la ragazza che grida,
ecco che viene vicino lo tocca sul braccio
gli indica un punto tra le onde-
Il ragazzo si toglie le scarpe,
tira fuori dai jeans due gambe robuste
-non basteranno...-
L'orologio lo slaccia di fretta
rimarrà sulla spiaggia per tutta la notte…
indelebile, impressa in chi guarda.
Con silenzio suona nell'ascoltatore:
non la smuove un grido irrazionale,
poiché non sente chi non ha fil di voce
nondimeno pesa ineluttabile
come macigno sull'animo umano.
Nelle viscere si annida crudele,
parassitico malessere profondo;
ambigua febbre d'angoscia manifesta
vana è la felicità per guarirla.
Imperatrice, i due regni accorda
e al disperato gesto dà un senso.
Giustifica chi lontano da lei sfugge:
il suicida, sfinito di galleggiare
nel grigio opprimente del vacuo nulla,
abbandona l'esistenza e la morte,
insieme cauto e avventato,bacia.
il rosso vivo, ancor pulsante.
Conficcate spine di rovi
emergono selvatiche...
molestano l'udir di lupi
dal canto cullante alla luna.
Nebbia tra lapidi infette...
affligge il respiro affannoso.
Foschia tra rami invecchiati
percuote occhi di veleno.
L'attesa, gli istanti, son fermi...
il tempo nel limbo non esiste.
ti cerco... in un ricordo lontano
dove perdo la strada del ritorno,
consapevole dei graffi sull'anima
e le lame piantate nel cuore.
Ma non finisce la mia corsa,
continuo a cercarti dove mille volte
t'ho già cercato e non t'ho mai trovato.
Poi torno li, in quel luogo e piango...
piango pregando e tu non ci sei
ad asciugare tutte queste lacrime
che bruciano perennemente il viso.
E capisco, che non sei più materia
ma sei qualcosa che s'è fuso
dentro di me... e lo stesso ti cerco
in ogni mio frammento d'anima.