e moltitudini di fango
io m'abbandono.
In questo letto straniero
dove la morte s'adombra,
tenue.
Come tenera pennellata
d'acquerello celestiale
tra cancrene amputatate e aliti di sangue.
{ occhi chiusi }
Un esercito di sogni nel mio cuscino
prende vita,
e anima la speranza delle mie visioni deliranti:
sogni di un altra vita,
stroncati da una lacrima porpora, brutale.
Macigno che cade assassino.
"Oh mezzaluna d'autunno,
riportami indietro
nei campi sterminati
della mia infanzia radiosa.
Oh mezzaluna d'autunno
proteggimi .."
Imploro gli ultimi respiri, a fatica.
E' finita.
Vorrei scrivere di te e di me
di quello che eravamo
e di ciò che il tempo ha bistrattato
Vorrei parlare col tuo grido
che sordo mi esplode
nel profondo del mio ventre
come violini elettrici senza accordi
Vivo di lune e vampiri
di facili letti e brutte poesie
Vivo di eccessi e trucchi da pagliaccio
che imbrattano il mio viso
che tu definivi dionisiaco
Sul freddo asse di un metrò
attendo quel fischio freddo
che possa consegnarmi atrocemente a te
Attendo il mio ultimo viaggio
mentre questa cenere acida
sfigura il mio volto inchiostrato dal rimmel
Correrei per far più in fretta
spiccherei il volo
se un dio mi offrisse le sue ultime ali
ed invece ho paura
e bigotta e vigliacca
mi raggomitolo in un angolo della strada ferrata
con in mano l’eccesso infernale
che ubriaca questi neuroni ormai folli
questi occhi del tutto spenti
Se tu tornassi dalla foresta nera
se potessi riprender vita dalle nubi oscure
il mio spirito tornerebbe a suonare la sua arpa
come crisalide che rinasce farfalla
***
(dedicata ad una donna morta suicida per la scomparsa del suo uomo)
-rovente e viva -
nell'ultimo atto di questa mia vita
Come un lapillo incendiario volo in te
farfalla in fasce che piangi di fronte alle mie esequie
Ti avvolgo come calura estatica
-fiamma docile d'ultimo amore-
fino a raggiungerti nell'ego
e far di esso il mio eterno guanciale
Non rimarrai sola con le angosce del vento
neppure adesso che son aria nitida e astratta
Mi aggroviglierò alla tua chioma
e seminerò le mie poesie
affinché tu potrai intonarle al fuoco
e farne pasto per i tuoi robusti figli
Nell'ora del mio sommo respiro sarò vestito a festa
tra l'effluvio di camelie e incensi episcopali
e dal verso dell'infinito
rassegnerò la mia ultima lirica a te
mia amata fanciulla in fiore
m'innalzerò sul mare
pulsando come nuovo cuore
sinché i cieli non mi daranno in dono
le mie rette ali
C'erano tutti, ricordi?
Erano tutti testimoni di un contratto.
Finché morte non ci separi, per sempre.
Nella gioia e nel dolore
come se il dolore fosse una leggenda metropolitana;
in salute e in malattia come se ci fosse un vaccino per tutto.
Riempisti quello spazio bianco con una firma, come se nulla fosse.
Quanta leggerezza, parenti e amici sorridenti.
Facile promettere mentre tutti mangiano e cantano,
invece un giorno arrivarono i risultati dell'analisi.
Mentre mi consolavi, con l'occhio cercavi una via di fuga.
Aspettavi il momento giusto, furba da non lasciarti fregare.
Mentre il mio corpo decadeva, decadeva la tua morale.
Evidentemente il diventare forti è un privilegio di pochi:
in pochi si addormentano abbracciati
senza sapere se passeranno la notte,
se ritroveranno un mucchio di ossa incatenate
contro migliaia di occasioni che offrì la libertà.
Se la polizia della morte venne ad ammanettarmi,
tu dovevi costituirti come complice di tutti i miei reati.
Venire a trovare un condannato da un vetro, ogni tanto:
questo non c'era sul contratto.
Eppure lo sapevi bene a quell'esame di Legge.

Mi sento inutile dinanzi al dolore
che tormenta il mio pianto
capire il senso della tua
inaspettata esistenza
Stringermi tra lo scorrere
dei giorni per ricordare
il traguardo della vita
Conoscere il presente
senza reiterare gli errori del passato
per poi vivere in un futuro incerto
braccando la più grande
pena e diventare se stessi prima di morire
…Tu sei vita che va oltre la vita…
l'ultimo battito,
l'ultimo respiro...
Dio ti ha preso per mano
e con sé ti ha portato in un luogo lontano...
Ore 22:50...
ora del decesso...
due occhi che si chiudono per sempre...
Come una foglia, in primavera,
ti sei staccata dal ramo della vita...
nel mese in cui fioriscono i prati
e vivaci profumi ci sono nell'aria
tu sei appassita
e solo ti avvolgeva un odore di morte...
nel mese in cui gli uccelli cinguettano
solo ti avvolgeva un silenzio tombale...
Quasi mai verso lacrime per te,
ma piango dentro...
tra poco il cuore mio annegherà...
La tua mancanza è la più grande presenza...
Ma con questi versi ti sentirò meno lontano,
io che ormai più non so vivere
senza una penna in mano!
con la terapia del dolore
che riappare nel tramonto
di un sogno normale
costellato di semplici auree
in giorni che vorrebbero spegnersi
senza soffrire troppo
prima che quel corpo voli via
verso una terra finita
uccisa da illusioni velenose
incastrate nei sentimenti
senza emozioni e ritorni
infiniti, nelle dimore, di tempi
passati
il tempo passa.
Il tuo ricordo è sempre
come il primo giorno che ci hai lasciati.
A volte guardo il cielo
forse cerco una stella cometa.
Che ci segua...
ci guidi.
Non ci diamo pace
tutti dicono...
Era troppo buono ! !
e io mi chiedo allora.
Perchè
non ci sei più?
Il tuo sorriso
sarà sempre nei nostri ricordi.
Una luce
brilla nel cielo.
La stella cometa
ci accompagnerà sempre.
La sera
guardando il tramonto.
Penso... a quella terra lontana
che adesso è la tua casa.
lontana
da noi.
PER LA PREMATURA SCOMPARSA DI MIO COGNATO MARIO, UN FRATELLO PER TUTTI NOI, NON TI DIMENTICHEREMO MAI, SARAI SEMPRE PRESENTE DA LASSU', COME LO ERI QUANDO ERI CON NOI, MANCHI TANTISSIMO A TUTTI.

Trema con le dita, non ha colore,
è solo fumo che mi circonda.
Ho pregato, ho lottato,
ho strappato la rabbia dalla pelle
ma a nulla è valso tutto il pianto, tutto il dolore.
Quegli occhi, quelle parole fredde, spietate!
La mia casa è un cumulo di ossa spezzate sulle ali del vento.
Dei miei figli rimane l'eco dei ricordi.
Ed io cosa sono ora?
Non c’è un fiore.
Tutto intorno a me è silenzio,
maledetto silenzio!
Questo vento è funereo,
è un suono assordante di morte.
Voi mi guardate.
Certo voi rivedrete i vostri figli,
li abbraccerete, li guarderete negli occhi,
non direte mai che avete ucciso altri piccoli occhi come i loro.
Non riesco a ribellarmi.
Sono inerme.
Sono silenzio!
Scavo la terra, cerco solo un sorriso in una foto
da poter stringere ancora al petto.
contro il proprio sangue
versarlo, calpestarlo, così
girare le spalle
lasciarsi le vittime dietro
dimenticarsi loro
gli anni passati insieme
come se niente fosse
se non fossero esistiti
e non piangere nulla
Ti amo, ti odio, tu muori
sono libero ora
senza te, senza loro, solo
è solo sangue, nulla
lavo la colpa, sono nuovo
dopo i baci, lame
sul collo, sul viso e dentro
urli, piangi, ma perchè?
Perchè ora non vi voglio più
senza di voi avrò lei
Giacciono cuori spenti lassù
una donna, due bambini
vite spezzate dalla follia
anime innocenti
stroncate dal loro eroe
dal loro padre, marito
per una donna che dice di no
per un solo capriccio
possa ora questo cammino
essere senza mostri.
A che serve raccattare gli interessati della scena?
Eccoli mormorare:
"Cammina in equilibrio sul muretto del ponte;
adesso si lancia; adesso vive; adesso muore;
adesso cambia idea o non la cambia più".
I morti cambiano idea, credo possano.
E quelli che mormorano riprendono i pensieri,
con la telecamera riprendono il monumento del santo,
quello che cerca di fare il discorso della dissuasione.
Niente paura amici, i morti cambiano idea.
La cambiano ogni tanto magari,
quando qualcosa li dissuade da quello che stavano facendo
(non dormire, non rimpiangere)
e la loro buca è sempre aperta ad una nuova idea.
Sbirciano. Quello in bilico sul ponte ormai che conta?
Oggi muore, domani risorge in prima pagina,
sulla prima pagina ci piscia il gatto nella lettiera.
Un po' i morti, un po' i giornalisti,
tutti danno una sbirciata al santo
chiedendosi se per fare il miracolo si debba inserire la monetina.
Un po' la gola strizzata, un po' la cravatta,
insensate lacrime secche.
Loro aspettano.
Decidi cazzo! O la vita o la morte!
No, il bilico con le braccia larghe.
Se volete accampatevi, fate pure,
questo bilico potrebbe durare ore, giorni o mesi...
Gli interessati perdono tempo:
chi si perde le trasformazioni della terra,
chi si perde la laurea del figlio.
Sboccia timidamente il palo della luce,
i bambini credono sia il circo,
non sanno che lo è davvero.
Sul fare dei pentimenti, sul fare delle migrate d'uccelli al tramonto,
sul fare della delusione smaltita e la prossima.
No, noi non siamo i morti che cambiano idea.
Una, una sola, quella che ci fa la maschera facciale.
No, non siamo i giornalisti che cambiano idea.
Una, una sola, non alle parole o all'inchiostro già scordato.
La nostra idea è il bilico.
La luna si diverte alla nostra sceneggiata:
mangia pop-corn e ingrassa,
poi fa la dieta e torna anoressica
per poi tornare a rivedere il nostro film che le è piaciuto
e ingrassare di nuovo.
Come vedi, questo bilico intrattiene il mondo.
Alla fine sarà buffo vedrai. Ahah!
Si aspettano il lancio a notte fonda,
si aspettano ripensamenti all'alba;
sul materasso di salvataggio ci dormono ormai i pompieri.
Mentre tutti dormono il bilico, sveglio, vede l'alba:
luccica lo specchio dell'acqua,
luccicano le telecamere dimenticate accese
e stanno riprendendo tutto.
Dormono i morti,
dormono i giornalisti,
dormono i pompieri.
fra braccia d'un neofreddo,
E tu, oh Luna, mai più fioca
per lucciola mi tolta,
d'allor mi prese e gioca
Natur d'illuso avvolta.
Distanza eterna fia,
triste e afflitto da perir.
Addio, via dal cor bambina mia,
muto, la tua scia saprò seguir
di vita. Ama, e non stregare
deboli altrui cuori,
cercatori in alto mare
di caldi e veri amori.
Ti prego, attenta'l mentitor
che ti tenta in due parole,
a rao iusto avrai calor,
sì sarai, d'Apollo sole,
conscia e carca di stupor,
che non tocca diva prole.
Mio sol di gelo ardente
come me di stelle e astri
amica pari e più ridente
nei miei cieli ancor nerastri.
Che male! E'l cor morente
si finge ed odia mano d'altri
de'tuoi fianchi sì bramante.
Il mondo solo scaltri
d'omini è accogliente,
ti prego, sii prudente.
Mai più alcuna bugia
insidierà le tue certezze
ché fia come la mia
la voglia lieta di carezze
di quel giusto. Batte e batte
non al capo ma sul cor
el caldo che ribatte
e consente vita a un fior
fiancato a gocce esatte
nel deserto dei dolor.
Arriverà, sta certa, arriva.
E' una lieta attesa.
L'impazienza è sempre viva
sotto pelle sì indifesa,
consigliera più cattiva
che prudenza rende offesa.
Non udir li suoi sussurri
e quando il manto uggioso
dal cor e da li azzurri
decide il suo riposo
non frenar, ma dai, su, corri,
cogli l'attimo gioioso.
Corri vie, sogno mio
ver epilogo imminente,
udrò quel tuo vocìo
ch'al pianto il core induce.
Segui il tuo brillìo
stella mia cadente
seguirò con guardo pio
la tua brillante luce.
E se alla sera, mentre cadi
a passeggiar tra quelle stelle
per sublimi e incanti guadi
ti verrà poi men la lena,
non temer che non hai bradi
cuor devoti e a tue sorelle.
E zel virili a mo' di gladi
fenderanno quel c'hai in pena,
pur quan niuno par ti voglia
e'n cui tutto batte'l tuo destino
di quel ciel varcan la soglia
cercherò, per poi starti vicino.