…poi un eroe travestito da ragazzo
si affaccia lassù sugli scogli:
le mani in tasca,
camicia bianca aperta sul petto,
ai piedi un paio di nike.
È luglio in quel momento
il libeccio ha spazzato la spiaggia,
lontano da casa
lui guarda il mare
a Baratti...
-Ecco entra in scena la ragazza che grida,
ecco che viene vicino lo tocca sul braccio
gli indica un punto tra le onde-
Il ragazzo si toglie le scarpe,
tira fuori dai jeans due gambe robuste
-non basteranno...-
L'orologio lo slaccia di fretta
rimarrà sulla spiaggia per tutta la notte…
indelebile, impressa in chi guarda.
Con silenzio suona nell'ascoltatore:
non la smuove un grido irrazionale,
poiché non sente chi non ha fil di voce
nondimeno pesa ineluttabile
come macigno sull'animo umano.
Nelle viscere si annida crudele,
parassitico malessere profondo;
ambigua febbre d'angoscia manifesta
vana è la felicità per guarirla.
Imperatrice, i due regni accorda
e al disperato gesto dà un senso.
Giustifica chi lontano da lei sfugge:
il suicida, sfinito di galleggiare
nel grigio opprimente del vacuo nulla,
abbandona l'esistenza e la morte,
insieme cauto e avventato,bacia.
il rosso vivo, ancor pulsante.
Conficcate spine di rovi
emergono selvatiche...
molestano l'udir di lupi
dal canto cullante alla luna.
Nebbia tra lapidi infette...
affligge il respiro affannoso.
Foschia tra rami invecchiati
percuote occhi di veleno.
L'attesa, gli istanti, son fermi...
il tempo nel limbo non esiste.
ti cerco... in un ricordo lontano
dove perdo la strada del ritorno,
consapevole dei graffi sull'anima
e le lame piantate nel cuore.
Ma non finisce la mia corsa,
continuo a cercarti dove mille volte
t'ho già cercato e non t'ho mai trovato.
Poi torno li, in quel luogo e piango...
piango pregando e tu non ci sei
ad asciugare tutte queste lacrime
che bruciano perennemente il viso.
E capisco, che non sei più materia
ma sei qualcosa che s'è fuso
dentro di me... e lo stesso ti cerco
in ogni mio frammento d'anima.
Ed è accaduto tutto in un istante
Quando il respiro si è fatto fame
E sui tuoi occhi è sceso un velo bianco
Senza più forza sul tuo volto stanco
Tutti quei giorni ad aspettarne uno
Ed ogni giorno era una discesa
Mentre la vita ti lambiva appena
L’ultimo istante senza più paura
Lo sguardo perso e la tua mano tesa
Ad indicare chi o forse cosa?
Sola ,e noi li intorno.
Sola senza più noi al tuo fianco,
col tuo coraggio dentro quel corpo stanco
lento il tuo andare privo di lamento.
Piano ti ho sussurrato ...mi raccomando
Sii serena,e saluta chi ti sta aspettando.
Sempre e per sempre,
Mamma.
Vorrebbe respirare
l'aria della via.
E' insalubre.
Grida ma è silenzio.
Solleva il lenzuolo
sul viso sudaticcio.
Anima piena di peccati
si lamenta del domani.
L'ora non è più un'ora.
Un sorriso che è un ghigno
la mano adunca s'allunga.
Una pietosa si posa
nella via i rumori della vita.
Potrà scordar il tuo nome e il tuo viso''.
Lo scheletro che un tempo era qualcuno
Ora è nessuno, ingannato e deriso.
Da quella miserabile menzogna
Che è la memoria di chi non ricorda.
L'uomo s'innalza e della gloria sogna
Ma alla sua vanità la storia è sorda.
O tu, il più angosciato tra i mortali
Perché diverso dagli altri animali
Ti fece la madre terra funesta?
Or resto io nel tempo che resta
A ricordar vite d'oggi e di ieri
Qui sulle tettoie dei cimiteri.
è il mondo che crolla in un istante,
è un vuoto indelebile e costante,
il tempo non è mai abbastanza,
perdi il senso della speranza,
cos’è la morte?
Per chi resta un dolore troppo forte!
Le lacrime sono quelle vere,
si asciugano solo con le preghiere,
sul ring del dolore si incassa,
la disperazione non passa,
è una condanna a soffrire,
sei vivo ma ti senti morire,
ma bisogna mantenere la fede
anche se non ce la fai più,
nel debole sollievo che chi
muore vive in eterno con Gesù.
Il sorgere del sole
saluta il riposo della campagna
e sbrilluccica sul marmo
facendomi lacrimare gli occhi.
In questo luogo di silenzio
lontano dalle strade.
Con il sorgere del sole
che pettina la terra
vangata a brina, una goccia
salata cola da un’effigie.
Stringo una zolla,
come fosse la mano d’un padre.