Ehi,sai dov'è casa?
Il luogo dove sarò felice,
per caso hai visto nel tuo viaggio
quel giardino fiorito di rose
dove scorre limpida la vita?
Cammino ormai da tanto
e stanca vado
adagio.
Il sole scende già sulla mia vita
nell'anima serenità infinita,
forse tu mi sai dire
dove mi attende casa?
Molto ho imparato
tanto ho insegnato,
ho amato, curato,
sognato
distrutto e costruito.
In un tempo creduto infinito.
Le mani stanche, ed il sorriso
lieve
di chi sa che tempo è ormai di andare.
Questa è la casa
ed io sono arrivata
nell'anima solo serenità infinita.
confine e soglia taciturna
tra la parte dei vivi e la quiete.
M’accoglie un abete,
una lunga fila ad anello
di cedri, salici e cipressi,
un variar di marmo messo in croce,
il ferro forgiato o arrugginito,
il legno inchiodato senza voce
e acerbi ceppi genuflessi.
Molte pietre solo numerate,
avelli e fosse mai scavate
tutte uguali ch’ormai sono nessuno.
Distaccati, prestigi d’uomo arabescati;
vedo ardesie e busti d’alabastro,
e tempietti d’onice ad incastro,
e tronchi e stele e monumenti:
l’isolata stazione degli abbienti.
Lo sfoggio ancor di signoria,
quel contrasto patrizio del pregiato
mi porta a pensar con apatia.
Tra evonimi, tassi e travertino.
l’illusorio cammino s’è fermato
e anche se inciso o lavorato
il granito non fa la differenza.
Provo cagione di totale assenza,
come spada la croce mi ferisce
e stordisce spartir fuori le mura
quel vissuto ormai oltre misura.
Mi passa davanti in un minuto
quel frenetico vivere veloce
che di un tutto fa simulazione
per vendere cara l’illusione.
Vorrei tanto fermar la notte fonda
ma preme passar nell’atra sponda.
Questa notte
non ho chiuso occhio,
del campanile ho udito
ogni suo rintocco.
La mente non ha concesso
riposo al corpo
affinchè fosse certa
che non fossi morto.
Per qualche momento, istanti
per ore, o solo un attimo non so
ho creduto di trovarmi
in un incubo di Poe:
che si tratti della nera
signora con la falce
o solo tomba di marmo
e terra, e calce
ho paura della morte.
Da quando la vita
mi ha dato te in moglie,
ma in bilico su queste dita
di una mano che posso solo
provare a stringere forte.
Forte almeno quanto
la paura per la morte.
Che si tratti dell’angelo
inviato dal Padre celeste,
o nell’ombra
tetra figura in sottoveste
ho paura della morte.
Da quando la vita
mi ha dato i miei figli,
ma in bilico su quelle stesse dita
di una mano che posso solo
continuare a stringere forte.
Almeno quanto cerca
di fare nell’ombra la morte.
Macchie nere su di un manto
candido: abbiamo deciso di tenerla
quando è mancato mio padre.
Io e mia sorella; lei è una cucciola vispa che vive
in un giardinetto sul retro della casa… farla stare
dentro mi è impossibile, ne ha fobia mia madre.
Papà la trovò, abbandonata
alla festa del paese…
Macchie nere su tanto pelo
bianco: l’abbiamo tenuta
quando è morto nostro padre.
Mia sorella e io: è una cagnetta vivace che abita
in un piccolo giardino dietro casa… la sera
attende sulla soglia papà, con le orecchie tese…
farla stare dentro non mi è possibile,
ne ha fobia nostra madre.Non pubblicherò i miei scritti
perché inevitabilmente i posteri
narrerebbero di me, ah l’autore
e inesorabilmente di te che
te ne sei andato una mattina
d’inverno, nel suo pallore.
Intercedo ogni giorno affinchè
per te ci sia una dimora.
Staresti in Paradiso con pudore…
Non pubblicherò mai i miei scritti
perché inesorabilmente i posteri
narrerebbero dell’autore
e inevitabilmente di te che sorseggi
vino alla tavola di Caronte e seguiti
ad avere sete di lealtà e candore…
Intercedo ogni notte affinchè
per te, padre, ci sia una dimora.
Se fossi in Paradiso, che tepore!
Milano di giorno
non ha segreti,
e il sole sulla cava di sale
saprà accompagnare
attraverso
un’insciente Brera
Maria domani
all’altare.
Milano di notte
ha più segreti di un guantaio
che muore, che per lei
sarebbe disposto a restare.
Che lo ha visto
sul letto di morte
debole,
ma forte a poetare.
E che domani
lo avrà saputo,
vanerella,
dimenticare
ancor prima che il sole
passi
dalla cava di sale
a Maria dell’altare.
solo il puzzo d’uno scappamento,
quattr’assi d’abete bullonato
e un prete distratto ed emaciato.
Non so chi sei, né t’ho visto mai,
ma è un caso che m’intenerisce
pensando alla vita che tradisce.
Dislochi quel tutto ch’è mancato,
la poca stima fin da giovinezza,
la bizzarra stranezza delle vie,
le cadute o l’onore meritato,
il peccato di chi t’ha poco amato.
Mi coinvolge, quasi fossi affine,
l’orizzonte futuro di speranza,
il dubitar continuo dei miei sogni
i bisogni della tua vicenda.
Non farai memoria d’ingiustizie,
i tuoi progetti porterai nel cuore
fidando in dovizie di splendore
con innocenti mani di preghiera.
Non subirai processi dal Buon Dio,
è l’auspicio che ti faccio io,
ti precederà Colui che ci governa
per compensarti con la vita eterna.
Ero solo un bambino che sognava
di somigliare al suo idolo, Gianni Bugno
quando ti chiesi di andare in bicicletta
insieme… ricordi, una domenica di giugno.
“Ho una riparazione da finire” ti affrettasti
a dirmi “e il cliente mi deve pagare”.
Ero solo un ragazzino sui gradini della
scuola, di sabato pomeriggio ad aspettare
che come tanti altri padri mi venissi a prendere
con l’auto: “In cantiere hanno bisogno ci sia io”
ti preoccupasti di spiegarmi; ero solo
un uomo allorchè disdegnasti la mano di Dio.
Sono ancora solo in questo 8 maggio con
un tulipano per mamma, per mia sorella un giglio.
Dovevi occuparti tu di loro, non avresti dovuto
lasciarmi, egoista, anzitempo: ero solo tuo figlio.
Il tempo inesorabilmente
i nostri capelli imbiancherà,
di foglie secche
gli smaniosi passi ricoprirà.
Non avrei mai creduto di dover
rispolverare questi versi per te.
Ma il vento disperderà le strade.
Sorella, oggi c’è una figlia
dal volto affilato e triste
ai piedi del padre,
ch’è il volto
più triste e affilato
che in una donna
si sia mai veduto.
morire è il terminare di un amicizia
come la gioia la vita finisce
ma non sai perché e quando inizia
è il bagliore di una fiamma che svanisce
palla al centro, inizia la partita
rognosa, una bambina viziata
ci spaventa pensare alla dipartita
la morte è una vita iniziata
strada percorsa dal destino
vecchio stanco e decrepito
cenere fredda in un camino
lo aspetta un sudario di lino
temporanee sono gioia e speranza
ma lo realizzi solo se rimani
solo e triste nell’angolo di una stanza
troppi pensieri e la testa tra le mani
la morte è una vita iniziata
la vita un’amica ambiziosa e prepotente
delizia e uccide con mano fatata,
il vuoto che provi dopo aver tolto un dente
Quando la sera mi sembra
di incontrare
la carezza del vento,
un nodo in fondo alla gola,
come lo è a volte un ricordo
è ciò che sento.
Davanti a quindici centimetri
di crocifisso
appeso a un filo di caucciù
che qualcuno ha intagliato,
a casa di mio padre
che non c’è più.
Non temo la morte……
Perché non si può temere ciò che non esiste……..
Quello che all’umana percezione sembra il perire è ben chiaro al senso superiore……..
Ogni cosa si trasforma e ciclicamente ritorna quando si percorre la via orizzontale…….
Colui che si pone sulla rotta verticale, può andare oltre la morte elementale…….
Tuttavia per qualunque cosa non vi è morte ma cambiamento di stato
È chiaro che per chi è prettamente sensuale
Perdere un amico o un caro non può che fargli male
Ma è solo perché la mente razionale non sa accettare il ciclo della vita che deve continuare…….
Poi chi ha paura di morire, non fa che andare contro la corrente vitale……
Ripeto: nulla muore, anche se all’apparenza sembra sparito ha solo cambiato stato…..
Il grande disegno infallibile dell’eterno ha nel centro del cuore il suo perno……
Tutto gira attorno all’amore, tutto nasce e cessa al suo momento
L’orologio cosmico non è un fallimento……
Il suo perpetuo e intelligente moto, non perde un colpo, non va così per caso…….
Solo che bisogna gestire la nostra mentalità che a mio malgrado distorce di molto la realtà……
Non ho paura della morte, se mi verrà a trovare prima o dopo, la tratterò da amica e accetterò il gioco
È solo una porta ai più stolti spaventosa…….
Ovvio, la sofferenza da fastidio un po’ a tutti però e così, in questo stato di materia
Il corpo emozionale ne risente ai cambiamenti, sia nel bene che nel male ciò che muta può scombussolare…
E comunque c’è qualcuno che con la morte ha vinto a scacchi la grande partita……
Gli ha fatto posare la falce mietitrice e in qualche raro caso
Gli ha offerto una tazza di the caldo e l’ha fatta sedere……
Qualcuno è andato oltre quel passaggio, permanendo in questo o in un altro paesaggio……
Chiaramente costui percorreva la via verticale, la via dell’ascesi materiale e spirituale
integrato l'equilibrio di tutti gli opposti, non esistono estremi come bene e male
e questa è cosa sicura, non ho paura…..
Sono ancora di primo pelo, ma non sono sprovveduto….
Non so giocare bene a scacchi ma di thè ne bevo molto….
Non ancora saggio ma nemmeno stolto….
Quindi che dire…. Si vedrà, se con me poserà la falce e il mio the berrà….
In un caso o nell’altro sono pronto, al passaggio divino e anche al tormento
sono un guerriero e sono fatto di luce, tutto ciò che verrà verrà …..
Il mio cuore sulla bilancia eterna non più di una piuma peserà …..
E comunque tutto passa e tutto torna, magari dovrò solo cambiare forma
come crisalide che muta in farfalla cambierò residenza su un’altra stella…..
il grande baratro, non è poi così grande, lo dico davvero…..
bisogna solo osservarlo in modo diverso
e il cielo da nuvolo diventerà terso.
giunto il mio finale
tra fievoli bagliori e sfocature,
proverò a cercarvi
tra le fessure residue dei miei occhi.
Tra fiocchi di luci e tra figure
vi scorgerò benché non ci sarete,
il padre trova sempre la sua prole.
Se gl’impegni vi terranno altrove
non importa, non vi addolorate,
sarò con voi ovunque voi sarete,
sono convinto e certo che saprete
scorgermi ombra.
Intanto ingombra il mio cuore qualche colpa
quindi fate in modo che ci sia un prete.
I denti quella mattina battevano,
disperati quanto il cuore: ho guardato
la luce dentro ai tuoi occhi, e ho sentito
la vita scivolare via come fosse pioggia.
Ho sentito la tua mano diventare fredda, e
l’ho stretta con l’ostinazione di un bambino.
Ha urlato solo la mia anima, e quel grido
nella testa quando viene buio ancor echeggia.
Te ne sei andato,
ma sei sempre con me.
La morte rende liberi i morti,
non i vivi…
Ci sono notti che mi sveglio e getto
versi sulla carta: la mano è come se non mi
appartenesse… se non sapessi che
non sono pazzo ,direi che sei tu che scrivi.