i giorni scorrono veloci
e guardano
i corpi che di nuovo
si sfiorano appena ...
Le strade lentamente
si annebbiano
e c'è chi torna a tremare
sotto i camici bianchi...
La paura ricorda il penare
di chi non può più
testimoniare...
E negare oggi....
distrugge
una memoria
solitaria e
fragile...
Quale umana forza
ci potrà unire
per aiutare chi
da solo
in una stanza...
dovrà contare
le sue nuove
lacrime
di dolore?
Per guardare meglio,
ma non le cose belle:
i miei occhi sono sbarrati per l'orrore.
Che naso grande che hai!
Non per odorare il profumo dei fiori:
il mio naso sente solo,
l'odore acre del sangue:
quello che scorre fra le mie gambe,
mentre un uomo con un
rudimentale strumento aguzzo,
strappa via pezzi
di me dalla mia vagina.
Tutto si tinge di un liquido vermiglio:
un cappuccetto rosso,
si colora del mio sangue.
Che bocca grande che hai!
Ma non per urlare meglio
il mio amore per la vita:
la mia bocca grida al mondo
l'orrore della sevizie subite.
Che cuore grande che hai...
ma non per amare meglio:
il mio cuore è gonfio di odio,
astio, livore.
Che mani grandi che hai!
Ma non sono mani che hanno
colto il meglio della vita:
le mie sono mani
che hanno graffiato il polso
di chi violava le mie intimità.
Quando andrò sposa, mio marito
con un coltellino mi scucirà la vagina
e solo allora potrò urinare meglio:
perché da quando mi hanno cucita,
dal mio piccolo orifizio la pipì
non esce mai tutta.
No, questa non è una favola
ed io non sono cappuccetto rosso.
Non è stato un lupo a deturpare la mia femminilità: sono stata fagocitata
da donne come me.
Mi hanno divorato le viscere,
hanno mangiato la mia spensieratezza,
hanno ingoiato la mia fanciullezza.
Nessun cacciatore aprirà
la pancia del lupo per liberare
me e la nonna:
la mia nonna e la mia mamma
erano sopra di me
e mi hanno immobilizzata;
mentre un miserabile
essere umano,
mi tagliava il clitoride e le grandi labbra.
Era un giorno qualunque...
fuori i lupi ululavano alla luna.
Mentre nella foresta, sotto le stelle,
le lupe mostravano i loro genitali
ai maschi e facevano l'amore...
dentro una casa,
nella mia casa,
fra le mura domestiche,
alcune donne sbranavano
una bambina: la loro cucciola.
Mentre i lupi uccidono
per sopravvivenza,
per difendersi dai cacciatori
e dalle bestie feroci,
gli esseri umani
ammazzano per ignoranza,
per ingordigia, per avidità.
Ma i lupi no...
i lupi questo non lo fanno.
Avanza timorosa
tra pensieri nascosti
e desideri impossibili.
Il mare è sempre in movimento
le onde raccontano nuove e
vecchie storie di arrivi e partenze.
La sabbia distratta indugia sempre
nelle pieghe dei vestiti…
Le città aspettano in silenzio
il nuovo ritmo delle stagioni
e chi resta
non sa dove
guardare…
L’attesa dell’autunno
con il rosso delle sue foglie
non è mai stata cosi incerta…
i pensieri del sole
volano verso l’alto
in cerca …
di un segnale amico.
Un dono saperne fare saggezza.
Alle volte il cielo, di notte, si apre tra le nuvole nel suo blu più acuto,
e le stelle troppo lontane vengono spente dalle luci qui vicine.
Ed ora è cosi. Ed ora mi fingo perso.
Quando io mangio, quando vivo
e quando fumo e quando leggo,
e quando bevo e quando prego,
e quando cammino libero per strada
e da solo mi sento triste,
e da solo mi sento felice,
e da solo mi sento,
in quel Quando io ci penso:
a quanto male c’é nel mondo,
a quanto tempo perdo a sperare di morire,
a quante volte mi scredito,
a quante cose non tengo abbastanza.
Ed il mio pensiero vola nelle case di Bergamo,
tra le strade di Minneapolis,
fra i mussulmani in Cina,
nei negozi vuoti della Corea del Nord,
in un piccolo paesino in Etiopia,
nella Russia che nega l’esistenza dell’amore,
tra i governi corrotti e i popoli impoveriti,
tra le foreste amazzoniche e i ghiacciai.
E sono come una busta di plastica
gonfia dal vento,
leggera sull’asfalto:
quasi mi scotto
e poi di nuovo volo in alto,
ma mi dimentico sempre di non cadere di nuovo.
Noi non solo fuori,
non fuori di testa,
non solo pazzi,
siamo più,
che scarti,
che carte da poco,
che esseri al bando,
sospetti,
e visti con scherno,
non siamo fuori,
non come credono gli altri,
siamo persone,
artisti,
esseri speciali,
con le nostre storie,
i nostri dolori,
il vissuto,
come invisibili,
in mezzo alla gente;
noi non siamo fuori di testa,
la testa la usiamo,
pensiamo,
sentiamo,
soffriamo,
esseri umani,
da una parte,
visti con pietà
e disprezzo,
noi
noi.
col sudore sulla pelle
e il profumo di castagne...
Torneremo freschi e pieni
tra i ruscelli incantati
e il sapore di lasagne...
Torneremo per le strade
con la camicia un po' sgualcita
e il carneval tra le contrade...
Torneremo
con un sorriso più sincero
e non ci sarà maschera
a nasconderlo per davvero...
Noi dai mass-media siamo condizionati
ci rendono malati
dalla tv siamo drogati
da questo governo siamo schiavizzati
che ci ha imprigionati
e ci ha di più impoveriti
lasciandoci sempre di più disoccupati.
E per giunta siamo anche ingannati.
Non dobbiamo più essere condizionati
non dobbiamo più essere schiavizzati
e neppure ingannati.
Dobbiamo diventare liberi
perché gli uomini liberi sono nati.
Sconosciuto è il cuore dei diversi
eppure son sicura
che vive di storie giuste,
che abbraccia arcobaleni,
che lacrima sui fior
come qualunque canzone d’amor.
Sconosciuto è il battito dei diversi
eppure esiste in questo mondo,
bussa alla coscienza dell’uomo,
inganna la sua poesia a malincuore,
respira sdegno, paura, dolore.
Sconosciuto è il cuore dei diversi
eppure non è mai sbagliato
questo meritato sogno
d’una carezza d’amor.
da questa morsa che attanaglia,
una farsa perenne.
Fuggir da questa mandria di gente inetta
che tutto acconsente e mai sospetta.
Democrazia, che utopia,
una pandemica bugia
sulla scia della follia.
Una speranza che tarda ad arrivare
in questo riverbero di menzogne
di un popolo che non sa intuire.
Ma l'inganno sta per cadere,
l'imponderabile si è messo ad urlare,
è la resa dei conti di un destino crudele.
Rinnego le mie passate ragioni,
troppo assuefatto da mille illusioni,
mi arrendo, mi svesto delle mie convinzioni.
Si è svegliata la mia anima ribelle,
sarò un serpente che cambia la sua pelle,
sfiderò l'umiliazione di una politica imbelle.
Parole e slogan senza voce né criterio,
un eufemismo che ingloba la prigionia
tra museruole di sottomissione e velata follia.
La nazione è infetta dal virus dell'omertà,
urla e si dimena tra le sbarre della falsità
mentre ignora e sbeffeggia i diritti dellà libertà.
Un ricordo
di vecchi abbracci,
la bambolina
coperta di stracci.
Abbellita
da rosso rubino,
le parla
con occhi spenti
un bambino.
L’uomo distinto
ci dà caramelle,
gusto piombo
ripiene di stelle.
E portiamo nel nulla
in trionfo, i bambini!
Del nostro gioco
sono oggi
i campioni.
Carezza distratta
ci dà lo straniero;
il nostro oro non è
poi, così nero.
E il buio preserva
la nostra paura,
con il dubbio
compagna
di morte futura.
Non scappate
statue di sabbia,
da questa madre
dolce di rabbia.
Le sue braccia
ci stringono al seno,
fiori strozzati
cresciuti
nel pantano.
Aria bruciata,
bocca di fiele.
Luce, alle crepe
dal sole crudele.
E l’ombra di Raja
dice alle sorelle:
“Ma a voi,
piacevano
le caramelle?...”
Pane in sospeso tra cicatrici invisibili
e quell’attimo in cui la pioggia
si ferma sui tetti prima di precipitare.
Rallenta lei dinanzi ai piedi infreddoliti
di una senzatetto, sistemandoli nelle sue scarpe.
Sèguita dentro i calzini, sorridendo a camminare.
Sfiora la mano ai cappotti legati ai lampioni
e alle panchine, guida alla luce dei frigoriferi sistemati
per la strada anime nel cartone che non sanno rincasare.
Ti sei chiesto perché non i bambini?
I vostri occhi son pieni di cose
che non volete vedere, confini
che loro non hanno… fate curiose.
Lasciate loro essere cuscini
per i sogni, un dì donne noiose
e ordinari uomini inclini
a volare; non sol elfi e prose.
Ridi di nuovo per la prima volta
poeta, e ogni volta i ricci
della tua matita diverranno
migliaia di parole e, ascolta…
frammenti si sparpaglian come cocci.
Ancora altre fate nasceranno.