Appesa a una stella, la più vicina
dopo il sole, l’ha chiamata vertigine
perché non ne ricorda il nome
come la sensazione di brezza provata
quando ha incontrato uno sconosciuto
finito nel bosco dei tramonti argentati
o quando ha visto presto realizzati
i suoi sogni di bambina. Sente il liuto
lieto in lontananza, è una trovata
del signore dei mantelli rossi o di dame
di rame pietose con gli ultimi? L’origine
o la fine è un mistero, ma qui lo è più di prima.
Eppure è lì per cercarla, in un tempo
sghembo al quadrato e in uno spazio ristretto
l’equazione non è la stessa. La notte
l’ha ignorata e la morte le ha fatto visita
l’appuntamento è rimandato, le ha detto
a data da destinarsi, deciderà il caso,
l’amico fico e matto con l’anello al naso.
Qualcuno da lontano ha osservato tutto
col cannocchiale, ma a sua insaputa
ora può riferire ogni dettaglio al conte
dei bastioni d’argilla, lui l’ha costretto
con un ricatto e non ha avuto scampo.
La verità è imprigionata, giura, tra le mura
della grotta dei folli, ma è in un’altra stella
ai confini estremi dell’universo. Nessuno
è mai stato laggiù senza perdere la ragione
forse è meglio non sapere quali segreti
nasconde l’oscurità di questo labirinto.
Chi ha la sua parte di ragione ha già vinto
un viaggio premio di dieci anni tra i pianeti
del sistema solare, come astronave avrà un drone
o l’aquilone più colorato e misterioso di Nettuno.
La vertigine è evaporata ma è arrivata la gemella
della nostra eroina, tra le due, la più dura.
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