La regina bianca e il pedone nero, proprio non c’è partita
la sfida può essere vinta solo da lei, ma se si suicida
se gli si offre per errore o per niente, allora anche
Davide può uccidere Golia. La corte reale degli svitati
è nel palazzo della follia, all’angolo di Via della perdizione
la frequento di tanto in tanto, quando m’innamoro di una gatta
o quando scrivo cianfrusaglie per lettori a impatto zero
squarciando il velo della nostalgia. Non c’è niente di vero
è lei ad averlo detto prima di dissolversi, che se ne sbatta
del tutto ho qualche dubbio, a volte anche una canzone
rock può essere arte ha confermato l’Accademia, i fregati
sono gli scrittori di professione e le stanche lumache
del verso bizantino, pensavi fosse solo una corrida
ma è una lotta all’ultima attesa dentro la sconfitta.
I giorni della quiete e quelli del tumulto nella stessa ora
è così che stavano le cose, separarli è stato un errore
perché la calma senza palpito è il cimitero e l’agitazione
senza costrutto è angoscia del futuro, il miracolo già c’era
non serviva rivolgersi alla madonna delle madonne vergini
per un’altra occasione nella città dei donnaioli stanchi
e dei dirimpettai con la scoliosi. Il biglietto è stato pagato
ora posso vedere contorni di alberi e strade filtrare
dalla nebbia e interrogare i passanti sul senso del parlare
ai morti di pestilenza nel giorno che è stato dedicato
dal parlamento al ricordo degli strozzini bianchi ubriachi
che hanno fatto la resistenza. Ci sono ancora dei margini
d’errore nei pregiudizi, gli ospizi sono pieni e l’ora
è suonata da un’ora, qualcuno sta partendo dalla stazione
lunare, l’astronave nera è diretta verso un nuovo terrore.