del mattino
vivere la vita
scoprire la paura,
che si nasconde dietro il sorriso.
Vivo con i sogni appesi
nella confusione di questa fine estate.
L'emozione di un istante
può essere una vita,
una vita può non avere un istante.
Tagliare i ponti,
cambiare strada,
girarsi come girasoli,
sempre dalla parte del sole.
Volevo essere autunno
venire da te
vestita d’arancio e portarti
un cesto di foglie .
Nelle sere umide e noiose
volevo essere estate e
venire da te
vestita di fresco e portarti
una novella luce.
Non aver quel senso di tristezza.
Se guardi il cielo
quelle poche fiaccole assopite
interrotte da cumuli di nuvole e
piovaschi
hanno racconti scarlatti nelle vallate
da ascoltare ,
da raccogliere se si vuole
con gli occhi.
Ha solo un tetto
la felicità
e si rifugia sotto lo stesso cielo
solcato dall’arcobaleno
di un unico pensiero
senza i crocefissi
appesi sul suo nome.
Per essere celebrata
non ha bisogno degli altari
e la sua casa è la strada
lastricata di sorrisi.
La felicità
vive nel silenzio
delle taciute parole
che possono fare male.
Non è un abbaglio
ma è lo stesso luce
che rianima le comete
ad indicarci il cammino
per essere felici.
Non fa la rima con l’emozione
è la sua poesia
quando l’anima non rinnega il cuore.
La felicità
è credere che il tramonto
non è il sole che va a morire.
Solo una parentesi del giorno
che piano si lascia andare
nel grembo della notte
come un bambino alla madre
come lo sposo all’amore.
Gratto un pezzetto di cielo
e vinco la scia di un aeroplano.
Un raggio di sole mi casca sul viso
insieme a una sensazione piacevole.
Scende con un soffio una polverina
da un angolo di azzurro che
mi fa alzare il naso verso il piccolo strappo
dove mi strizzi l’occhio, papà.
Sorrido, e resto ancora un po’ tra le nuvole.
E viene sera
di un giorno
che va a sfumare
nella nebbia
delle tante paure
ed i pensieri
si aggrappano
allo sperone del tramonto
con il filo labile
della speranza.
E viene sera
cercando
la luce delle stelle
l’unica
che buca il buio
e con lo sguardo
della notte
intravedere
ancora il giorno
oltre la nebbia
e oltre il sole
che solo da poco
è tramontato.
E viene sera.
Scivolano leggere
sull’acqua silenziosa
le parole di ogni giorno
e la città ascolta
in silenzio
il suono
di strade bagnate..
Scivolano le parole
sui canali illuminati
da pallide luci
di vecchi lampioni..
Scivolano le parole
di tanti paesi
lontani…
Ascoltano
stupiti
le voci del tempo
che affondano
nelle acque stanche
di una città
infinita.
A questo punto della veglia
l’acqua scorre in un recipiente
tenendosi per mano al sapone,
e di colpo come in un miracolo
dalla cannuccia sale in una bolla.
Sei nel sogno che non ti aspetti,
con lei dentro al sogno d’un altro.
La paura della solitudine le fa
mendicare briciole d’attenzione
a costo di una magia, dalla folla.
Incontra l’aria e per pura abilità
ci gioca assieme sul ciglio di una
carezza, e impara a scomparire.
Resto io senza magia, per dignità.
mi ostino a trovare un senso,
mi ostino a continuare a credere
nell'impossibile.
a non voler ascoltare il cervello,
a scavalcare montagne e oceani
pur di non dar retta a lui.
dare un senso all'anima,
vivere di frasi,
e di parole,
che restano impressi in modo indelebile.
di un pensiero.
e scoprire
che posso ancora vivere e sorridere
spogliare la maschera
di me stessa...
Aspettando il freddo dell'inverno
per scaldare il cuore.
Passo a passo.
Ti disegno e ti cancello
con incertezza
ma sembra bello.
Di sicuro non omologato
forse, sconclusionato.
Passo a passo.
Mi invento e mi distruggo
ma non mi pento
se con ansia
oscuro
la felicità che provo a stento.
E rido e piango e urlo
E rido e rido e rido
E soffoco gli spasmi di un’anima
in fiamme.
E ancora, piango e urlo
Ma non rido più.
Io chi sono non lo so più.
Passo a passo.
Le mie labbra si nutrono delle lacrime per tornare a muoversi.
E allora: rido, rido e rido!
Le fiamme mi accendono
strappano ogni lembo di oscurità
che mai più
nella mia anima
dimora troverà.
Riprendo..
Non passo a passo.
Corro, corro forte!
Non mi perdo più,
la mia anima solo potrà
Fiorire.
A volte mi penso
e quando mi penso
mi cerco
e non temo la vita così arida
di sentimento.
A volte mi amo
e quando mi amo
non esigo
non imploro
ma trascino chi nello spreco non dona
chi nella prudenza non rischia
chi nell’amicizia non sana .
E mi stringo
forte , così forte
in un abbraccio senza età ,
senza limiti e senza desideri
da non credere nemmeno
di saper tanto amare .
Invece c’è chi
non ha abbastanza cuore
e nell’ inquietudine
s’occulta e scompare .
mi piovesse
il cielo addosso
lo cercherei
fin dentro
le radici dell'albero
e nella linfa
che scorre nelle sue vene
come un fiume impetuoso
dandogli
il vigore fiero
di guardare sempre in alto.
È dalla e nella terra
che nasce e muore
il cielo.
I silenzi sono più forti di me,
mastodonti mai estintisi del tutto.
Mi sovrastano nell'attimo ribelle
quando al loro posto cerco sonno.
Inizia così la dura processione
e una dietro l’altra le parole in coda
affilano le lettere, le vocali e i suoni
per arrivare pronte alle mie labbra.
Dovrei parlare con me stesso,
raccontarmi l’ultima amarezza
oppure favole, fiammanti favole,
che siano capaci d’addormentarmi.
Mi tiro su dal letto intatto.
Poi, robot, giro un po’ per casa
lisciando un gatto in terracotta,
andando alla ricerca di domani.
Da fuori, l’ambulanza mi consola
insieme all'acqua che ora scende.
I rumori del buio mi vogliono
come quelli del giorno : sveglio.