Cardellini saltellano su rami
nodosi di resina e vento,
e si riprendono istanti di pace.
Sequenze inattese di vita,
sono la quotidiana risorsa,
e tutto scorre sulle parole
che l'aria nervosa sa donare.
Pertugi si aprono tra le madri
che percorrono i cieli e il giorno
riprende a scorrere.
Non vi è la nebulosa caligine
che intorpidiva la mente,
e ritorna il vivere senza tempo.
Ritorna, e i pesi non avranno più
peso sulle spalle.
in penuria di gratificazioni
tra scalogne e malanni
un pover uomo a stenti
tenta di arrabattarsi.
E quando un radioso lampo
della propizia sorte
nel distendere le sue pianure
gagliarda lo ammenda
rendendolo arpagone
d'oculatezza negli agi
dei suoi mille appagamenti,
in quel infiammante mondo
ove il lusso ha il suo flusso,
l'altra faccia della medaglia,
attanaglia!
L'abbondanza
misura l'importanza
del denaro in danza
che baciando ambasce
che il bisogno creava
metamorfosando il suo cuore
palpitando sotto piogge
di monete suoi fedeli amici
in gabbia dorata ove dignità
seppelliva in sgargianti eccessi.
Caligini d'illusioni nel percepire
reali confini nello stile
di vera vita lo inducevano
in effimeri incantesimi di mali!
Ma ahimè la sete
di sinceri sorrisi
delle perdute amicizie
e la calda luce dell'amore
ne svela la sua mancanza,
cosicché il povero ricco
si destò dal sonno
con saggio coraggio
e fremente ripercorse
antichi giorni nella nostalgia
quando autentico
era il suo affetto scaturito
dalla foce dell'anima,
ove nessun sentimento
si può vendere o comprare
col potete del denaro.
Concepì che
il suo patrimonio
era nel suo cuore purificato
dalle lacrime del suo
ridimenzionamento,
poiché da falsi idoli
che lo celebrava idiota
sbloccato era ormai,
smaliziato dal denaro
che nonostante si manifesta
potente e allettante
non può essere
unico e autentico
tesoro vincente!
il brusio della sera,
le piante di basilico sui davanzali
e il loro profumo per l'aree leggera.
L'opprimente canicola del meriggio,
l'afa soffocante del pomeriggio,
la fastidiosa mosca del mattino
e il ronzante moscerino.
La gioventù si sparge, si corteggia
aspetta il primo amore, il primo bacio sotto il sole.
Si esce sereni e leggeri,
non c'è scuola, niente pensieri.
E nella remota campagna sta chinato il contadino,
che lavora l'arida e bruciata terra.
Solo nella natura,
di tutti quei divertimenti non si cura,
per lui é la stagione del duro lavoro,
non c'è riposo, non c'è ristoro.
In questa calura, io penso a te
dolce fanciulla,
niente mi dà pace,
né divertimento alcuno mi trastulla,
poiché senza te non c'è gioia,
senza te tutto é noia,
senza te é apatia,
un'insana malinconia.
Sto, pertanto, come quel contadino,
assorto nel caldo di luglio.
Per noi non c'è festa,
non é una bella stagione codesta.
Estate di nostalgia,
finale di un capitolo di vita andata via,
che non tornerà più.
(Ispirata dal mondo fiabesco di Italo Calvino)
*
Le pagine dell’epoca moderna,
seppure sfavillanti di colori,
son spesse un po’, non facili a sfogliare.
Avverto tra le dita l’indolenza
nel rievocare dubbi mai risolti
sull’uomo che proporzion non trova.
Intendo quell’equilibrio eluso
per non saper decidere nel tempo
tra bene e male la scelta utile da fare.
Rifugio allora trovo nelle fiabe
che scrivo con l’intento di chi prova
ad inventare storie, sì, distanti
ma con grigiori all’oggi somiglianti.
Intanto che il narrare prende forma
il tutto accade nella leggerezza
tra sale dove i dorati specchi
riflettono del re virtù e vizi
e della folta Corte le apparenze.
I cavalieri e i nobili rampanti
si muovon come scacchi nel quadrante
alla ricerca d’una buona sorte
lontani loro dal preoccuparsi
dell’esser, prima ancor dell’apparire.
e mentre scrivo fiabeggiando un po’
ragion non voglio che si assenti tutta.
Il paesaggio circostante,
dipinge il mio umore altalenante,
così come un pittore disegna
ciò che dell’ambiente lo rimembra.
Non tutti han gioia nella vita:
alcuni aspettano sia finita,
altri che di gioia sia riempita.
Nè amore nè odio saran vivi
nelle vite dei nostri recidivi,
ma son compagni del nostro viaggio
che sperano nella felicità come un miraggio.
Più cerco di curarmi più sprofondo,
il cielo è troppo alto rispetto al mondo
e l’ultimo non raggiungerà mai il primo,
finché qualcosa non sconvolga l’equilibrio.
Mi mantengo stretto il mio animo
tormentato e assillato,
nel suo sguardo confido un aiuto
che mi salvi dal buio in cui son perduto.
Sara’ l’arancio
che rischiara i pensieri
~ li, sul punto d’incontro,
con gli occhi alla finestra
tra i gerani a nuove foglie .
I giorni di Maggio sono così
stretti ai fianchi e profumati alle rose
intrecciati di gemme mai arrese
e belli , belli come in un quadro di Renoir
lucenti e gioiosi.
I giorni di Maggio
sono mani di docili preghiere
venti tiepidi
in un campo seminato di papaveri
e centinaia di sogni
in un fondo di bicchiere .
Tutto scorre
E tutto gira
In alto si levan i pensier
E in basso discende l'animo mio
La mia mente, come un vorticoso turbinio
Ripassa e riflette
Ma a cosa?
Neanch'io so darmi una risposta
Penso a me e alla vita, come son finito qui?
Penso a mio padre e mia madre
Che di certo mi direbber "quella è la porta"
Penso a mio fratello, che mi direbbe
"divertiti, che altro ti importa?"
Penso al mio migliore amico che, come un padre
M'aiuterebbbe chiedendosi
"ma la tua integrità è morta?"
Ma penso anche al ben che voglio alla mia miglior amica
E a come mi cura quand'ho la luna storta
E mentre i pensier mi assalgono
Prima rumorosi
Ora silenziosi
Attorno a me improvvisamente è il nulla
Sono solo, adesso
E mentre verso una lacrima sulle giallastre pagine
Rimembro quanto son fortunato ad esser vivo
E viver la vita ch'io voglio, con la gente ch'io amo
E la lacrima, come per magia
In un pianto di gioia si tramuta
Gioia di viver la vita mia
Sono ubriaco, sì, ma ubriaco d'amore
Ebbro di passione, saturo d'onestà
Perché umano son, sì
E nessun mi priverà di tal felicità
da algoritmi.
Eppure sono certezza che appare,
sono valore, sono fresca acqua
E tu, bevi alla mia fonte,
accostando la mano,
ti disseti e ne sei rigenerato.
Ma pare che tutto svanisca
e nulla farà cambiare la linea
che seguono gli occhi seri.
Ed allora io divento invisibile,
lieve piuma, soffio d'alito,
granello di bruma.
Sono sogno, sono stella,
sono illusione di un momento.
Muovo piano le dita.
Non credere al frutto d’oro e rubino
che ti viene fatto danzare davanti agli occhi,
subdola esca per farti deviare dalla giusta via.
Voglio metterti in guardia dal seguire folli ambizioni,
ma tutto quello che posso fare è usare parole.
Perciò ti dico: fa come ho fatto io:
ho preso un sorso di sapienza
andando a meditare su me stesso
là, dove la selvaggia costa è battuta dall’onda,
dove i grandi gabbiani danzano nell’aria
e si tuffano garrendo nell’ondulato blu del mare.
Sanno che sotto le ali dormono i loro nidi,
come occhi sereni sotto le ciglia.
Sanno che nulla conta il passato, che ormai è stato,
tantomeno il futuro che non è stato ancora,
ma conta solo che, per loro e per il pesce,
che ignaro scivola tranquillo sotto le onde,
la vita e la morte sono qui e adesso.
Non so piu chi sono
sotto questo cielo frammentato
di nuvole e neve,
sento battiti risuonare tra
le pareti del cuore,
ma questo vuoto fatto di niente,
sembra solo mugolare
come spiriti che gemono,
e anelano il paradiso
per tornare a sperare dentro un sorriso.
Sono trame di tela intrecciata nel
vento,
e' un soffio l'amore
che mi preme dentro.
Quale sguardo iniziero' a seguire,
per poter imparare di nuovo a respirare.
Se sollevo i miei occhi, ora torno
a vedere nuove foglie che nascono
coprendo le parole.
Solo senti
Non pensare a quel tempo
Che hai ormai calpestato sotto le scarpe
Fermati a far foto con la mente
Di questi momenti di silenzio
E sonno
Cogli i fili d'erba come fossero capelli di donna
Infischiandotene di chi ti ascolta
Ma non sente come te
E prendi passo dietro a piccole cose
Cogli i colori della luce spezzata tra i rami
Piegati in adorazione al suono dell'acqua
Noi non siamo soli
Ma siamo soli
Sorgono e tramontano
Lontano
Fino alla fine del mondo
Il mio nuovo me al vostro cospetto
Sono diventato questo e a malincuore lo accetto,
dopo la morte di una persona a me cara che per me era tutto,
il vecchio Genny si è completamente distrutto,
il mio umore è del tutto instabile
crollo facilmente sono troppo vulnerabile,
fragile davanti ad una parola pungente
per me diventa una ferita struggente,
non ho autocontrollo se sono nervoso
e sono diventato fin troppo permaloso,
vedo spesso il vuoto intorno
di notte sto sveglio e non dormo,
la collera diventa una tortura infernale
era già dura prima ma adesso sto molto più male,
vado avanti così come posso mi arrangio
quando sono triste si chiude lo stomaco e non mangio,
una patetica realtà di cui me ne vergogno
non ho mai chiesto aiuto ma forse ne ho bisogno,
tutte le emozioni sono amplificate
le mie reazioni molto esagerate,
ho voluto fortemente la solitudine
che poi è diventata un abitudine,
non ho potuto farci niente
mi sentivo solo in mezzo a tanta gente,
quelle poche persone che cercavo e volevo
le stavo esasperando e non me ne accorgevo,
mi sono restate comunque accanto
asciugando le mie lacrime ogni volta che ho pianto,
ogni piccola cosa diventa gigante
l’ansia mi attacca ogni istante,
se provo affetto a tratti quasi imbarazzante
se ci sono mancanze ho paura e divento pesante,
quando sono fuori controllo divento distruttivo
è così che da due anni io vivo,
mi arrabbio , litigo ed è davvero una follia
dico basta a chi voglio bene ma non voglio che vada via,
contro me stesso dico che è finita
a chi è fondamentale nella mia vita,
non mi potranno mai davvero capire
ciò che sono diventato è impossibile da gestire,
per questa mia sensibilità eccessiva la gente mi mette sul podio,
mi dicono che sono raro ma non sanno che per essere così mi odio,
vorrei non provare sentimenti vorrei non amare nessuno Gesù…..
ti prego fa qualcosa non ce la faccio più.